sabato 13 novembre 2010

Rinvio a giudizio per Mamma Ebe. A processo anche l'ex parroco di Lamporecchio. Mons Bianchi: “Sicuro della buona fede di don Maheshe"


QUARRATA- PISTOIA - La procura di Pistoia - come riportato oggi dalle agenzie di stampa nazionali - ha chiesto il rinvio a giudizio per Mamma Ebe- la "Santona di San Baronto", il marito e i loro seguaci - in tutto diciassette persone, tra cui un prete - per associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo della professione sanitaria e alla truffa aggravata.
Si tratta dell’indagine che l’11 giugno scorso portò in carcere Gigliola Giorgini, 77 anni, meglio conosciuta come mamma Ebe, e il marito Gabriele Casotto, 55 anni. Entrambi sono ancora reclusi.
L’udienza preliminare davanti al giudice Luciano Costantini è fissata per il prossimo 1 dicembre.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Francesco Sottosanti e condotte dai carabinieri di Quarrata, sono iniziate nel 2008.
Nel giugno scorso, oltre agli arresti per mamma Ebe e e per il marito, scattarono i domiciliari per un loro collaboratore e, per altri indagati, il divieto di dimora nel comune di Quarrata, dove ha sede Villa Gigliola, la storica residenza di mamma Ebe.
Il sacerdote coinvolto nell’inchiesta è un congolese di 54 anni, ex parroco di Lamporecchio (Pistoia).
Davanti alla decisione della Procura pistoiese di chiedere il processo anche per l’ex parroco di Lamporecchio don Sebastiano Maheshe registriamo oggi anche una nota del Vescovo di Pistoia monsignor Mansueto Bianchi:
“Nel caso che in sede giudiziaria trovassero conferma i fatti che gli vengono contestati – fa sapere l’alto prelato attraverso una nota dell’ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Pistoia -, sono certo della sua buona fede: nei suoi comportamenti verso mamma Ebe, don Sebastiano non aveva certo intenzione di associarsi ad attività in qualunque modo delinquenziali. Sono sicuro che dice la verità quando lamenta di essere stato ingannato”. Nato in Congo 56 anni fa, don Sebastiano Maheshe lo scorso agosto si è dimesso volontariamente dall’incarico restando a disposizione della diocesi toscana presso cui è incardinato. “Ho la massima fiducia nella Magistratura – prosegue il vescovo Bianchi - e dunque sono certo che in tempi rapidi emergerà in modo evidente che don Sebastiano si è sempre comportato in buona fede essendo estraneo, nell’intenzione, a qualunque tipo di reati. Gli confermo affetto e stima. Naturalmente mi rendo conto – prosegue il vescovo di Pistoia – che con i suoi comportamenti per i quali era stato più volte richiamato, don Sebastiano finiva per fare il gioco della Giorgini e dei suoi collaboratori essendone volgarmente strumentalizzato: ma, ripeto, sono sicuro che nel sacerdote africano è mancata ogni volontà di commettere reati. Invito anche a riflettere sul dato del condizionamento culturale: provenendo da un contesto così lontano, don Maheshe fa certo più fatica di noi occidentali a rendersi conto di determinate situazioni che a molti di noi appaiono immediatamente evidenti”. In una dichiarazione dello scorso 16 giugno il vescovo di Pistoia, nell’esprimere “acuta sofferenza per il coinvolgimento di un sacerdote diocesano nella vicenda di mamma Ebe” e nel chiedere “perdono a tutti coloro che si sono sentiti scandalizzati e turbati per comportamenti sbagliati di un nostro sacerdote”, confermava “la totale estraneità della Chiesa a certe pratiche di pura superstizione”. Rinviava, il vescovo Bianchi, a una sua nota del febbraio 2007 per mettere in guardia “dal non frequentare gli ambienti legati alla Giorgini” ribadendo “la totale estraneità della Chiesa”. Parole molto pesanti, quelle di Mansueto Bianchi, contro “ciarlatani e furbacchioni, stregoni e fattucchiere”. Sono sempre esistiti – aggiungeva – e “incredibilmente ma fino a un certo punto abitano ancora oggi il mondo post secolarizzato: sono fra i nemici più subdoli del cristianesimo e sta a noi comunità ecclesiali riempire gli enormi vuoti di disperazione, le innumerevoli fragilità, le tante debolezze con una credibile testimonianza rispetto alla potenza del vero salvatore, dell’unico guaritore: Gesù Cristo”.

fonti: Adnkronos e Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia

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