sabato 4 dicembre 2010

Doping: nei guai anche Popovich, il super-gregario di Armstrong, residente a Quarrata.


PADOVA-QUARRATA. Anche il campione Jaroslav Popovich, trentenne ucraino cresciuto nelle squadre dilettanti italiane e ora gregario del fuoriclasse Usa Lance Armstrong, è finito nel mirino del pm-antidoping padovano Benedetto Roberti.
Nei giorni scorsi gli uomini della Guardia di finanza di Padova e del Nas dei carabinieri di Brescia e Firenze hanno sequestrato, nella sua abitazione di Tizzana nel comune di Quarrata (Pistoia), compresse anonime e hashish, oltre a un pc e materiale informatico.
Il ciclista ucraino vive a Quarrata dal 1999 insieme alla moglie Cindy Baroni.
Nella città del Mobile sono residenti una decina di corridori ed ex professionisti fra cui Luca Scinto, ex nazionale italiano, Maxmilian Sciandri, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, terzo anche nella Milano Sanremo del 1993 e Mark Cavendish, di nazionalità inglese.
"Giovedì scorso - come riporta Il Mattino di Padova - il pm Benedetto Roberti ha affidato due consulenze tecniche per svolgere accertamenti sul materiale sequestrato al ciclista: la dottoressa Donata Favretto, dell'Istituto di medicina legale di Padova, dovrà esaminare i medicinali e la sostanza stupefacente recuperata, mentre l'ingegnere Nicola Chemello svolgerà accertamenti sul computer e la documentazione informatica".
Non è un bel periodo per Popovich, già campione del mondo su strada under 23 nel 2001a Lisbona e medaglia d'argento nell'edizione precedente, passato professionista nel 2002 con la belga Landbouwkre-Colnago dopo una gavetta tutta italiana nei dilettanti, maglia rosa per tre giorni nel 2004 prima di passare all'americana Discovery Channel e vincere la classifica dei giovani al Tour de France, dal 2010 parte del team RadioShack, la neonata squadra creata dal texano Lance Armstrong.
"Un mese fa, i pubblici ministeri statunitensi dello stato della California, incaricati di indagare su un presunto consumo di sostanze dopanti che coinvolgerebbe Armstrong stesso, hanno portato Popovich davanti al Tribunale federale di Los Angeles per testimoniare. Ma in Italia da tempo Popovich era tenuto d'occhio dai segugi del pm Roberti, impegnato da anni a contrastare l'abuso di sostanze dopanti che alterano le prestazioni agonistiche e rischiano pure di compromettere la salute degli atleti".
"Così, grazie a una serie di soffiate, i militari sono arrivati al ciclista dell'Est che è legato da un profondo rapporto personale e professionale al sette-volte-campione del Tour de France Armstrong, di cui è gregario. E con il quale gareggia fin dal 2005, anno in cui sbarcarono entrambi alla Discovery Channel. Peraltro fino a oggi il nome di Popovich, assistito dall'avvocato Michele Re del foro di Como, non era mai stato associato all'uso di farmaci proibiti".
Fra le tante inchieste avviate sul doping nel ciclismo dal pubblico ministero Benedetto Roberti (nella foto), c'è anche quella che recentemente ha coinvolto alcuni atleti e dirigenti del mondo della due-ruote, compreso il ciclista colombiano Julian David Giraldo Munoz, ventisettenne ex corridore professionista per Hadimec, tornato a gareggiare per una squadra del suo Paese. L'atleta ha patteggiato 6 mesi di carcere e 3 mila euro di multa. Il pm ha indagato pure il velocista della Lampre-Farnese Alessandro Petacchi, già vincitore di due tappe al Tour de France, sospettato d'aver assunto albumina umana e Pfc (perfluorocarburo), un doping ematico tornato di moda per avere di fatto sostituito l'emoglobina sintetica.
Il pm Benedetto Roberti ha sentito decine di ciclisti, ha raccolto confessioni, ha indagato e interrogato direttori sportivi, manager, preparatori atletici, dottori, farmacisti.
In meno di due anni è diventato il pm antidoping più attivo d’Italia, complice la sua vecchia passione per le due ruote e per l’epica dello sport. Ebbene, dopo tanto lavoro, passando per nomi illustri come Danilo Di Luca, Emanuele Sella, Matteo Priamo e ora pure Alessandro Petacchi, il magistrato padovano non ha più alcun dubbio: «Il ciclismo è un malato grave, gravissimo, è uno sport al quale non si può più credere». Lo ha detto sulla base di una lunga serie di testimonianze convergenti e sconfortanti: «In una corsa a tappe nessun atleta potrebbe stare in gruppo se non facesse uso di sostanze".

Fonte: Il mattino di Padova

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