domenica 6 marzo 2011

Pistoia e l'insegnamento della religione cattolica. Ecco i dati dell'Osservatorio nazionale sull'Irc.


PISTOIA. L’82% degli studenti pistoiesi si avvale dell’insegnamento della religione cattolica, ma la percentuale - già decisamente più bassa sia rispetto al dato nazionale (90%) sia se riferita al complesso dell’Italia centrale (89,2%) – scende al 66,5% se riferita agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado (qui il dato nazionale si attesta all’82,3% mentre il dato dell’Italia centrale arriva al 79,6%).
I numeri sono forniti dall’Ufficio Scuola della diocesi e sono tratti dall’Osservatorio socio-religioso del Triveneto che per conto della Conferenza Episcopale Italiana cura, ogni anno, uno specifico rapporto sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali italiane.
Si tratta degli ultimi dati disponibili, relativi all’anno scolastico 2009-2010 e sono riferiti non ai livelli provinciali ma a quelli diocesani (della diocesi di Pistoia, come noto, non fanno parte i territori della Valdinievole ma alcuni del pratese e dell’empolese).
I “non avvalentisi”, in tutta la Toscana, raggiungono il 19% e la nostra, fra le regioni italiane, è quella con il maggior numero di studenti che scelgono di non ricevere l’insegnamento della religione cattolica: seguono l’Emilia-Romagna (18%), Piemonte (16,8%), Lombardia (16,4%), Liguria (14,8%), Triveneto (12,6%).
Le regioni dove i “non avvalentisi” sono di meno, e dunque quelle dove maggiormente ci si avvale dell’IRC, sono tutte al Sud: Campania (1,4% di non avvalentesi), Basilicata (1,6%), Puglia (1,7%), Calabria (1,9%), Sicilia (2,7%).
In termini di numeri assoluti la popolazione scolastica, sul territorio della diocesi di Pistoia, raggiungeva (lo scorso anno scolastico) le 26.655 unità: di queste 21.877 (l’82,1%) si avvalgono e 4.768 (il 17,9%) non si avvalgono dell’IRC.
Nelle scuole secondarie di secondo grado, su un totale di 1.225 studenti, 815 si avvalgono e 410 no.
In una tipologia di scuole (gli istituti professionali) è avvenuto il “sorpasso”: solo 837 studenti interessati all’IRC e 947 che lo rifiutano.
Nei licei la situazione è invertita: 902 si avvalgono (80,3%) e 221 non si avvalgono (19,7%).
Vengono inoltre forniti dati disaggregati sulle “attività alternative”, cioè sulle materie scelte dai ragazzi che non “fanno religione”: la stragrande maggioranza (il 73% che sale all’84,2% negli Istituti professionali) sceglie di non fare nulla e dunque di uscire da scuola.
Da notare che in ambito nazionale chi sceglie di “fare festa” al posto della religione, sta comunque sotto il 50% (per la precisione al 47,8%) e nella stessa Italia Centrale non si raggiunge il 57% (per la precisione ci si ferma al 56,7%).
Il boom pistoiese è un “record”: chi non fa religione non fa neppure, in grande maggioranza, attività integrative. Semplicemente esce un’ora prima.
A servizio dei ragazzi pistoiesi che scelgono di fare religione ci sono specifici insegnanti: nelle scuole secondarie di primo e secondo grado sono, in tutto, 36 di cui 15 nel primo e 21 nel secondo grado (di questi ultimi: 3 nei licei, 1 allo psico-pedagogico, 8 ai tecnici, 5 ai professionali, 4 in altre tipologie). Oltre l’80% di questi insegnanti sono laici (la metà, cioè 18, sono donne).
A insegnare religione neppure il 14% sono sacerdoti mentre il 2,8% sono frati e il 2,8% suore. Nelle scuole dell’infanzia operano 27 insegnanti di religione e in quelle primarie 189 (125 dei quali sono “di sezione”).


IL DIRETTORE UFFICIO SCUOLA: PERCHE' QUELL'ORA E' UTILE

Un primo commento viene da Armando Bartolini che dirige, a Pistoia, l'Ufficio scuola.
“Stare di fronte a questi dati – dice – è un doveroso atto di umiltà e di coscienza: non è bello leggere quello che non vorremmo trovare, ma farlo è necessario e non ci si deve lasciare trasportare dal pessimismo o dal senso di fallimento”.
Per Bartolini leggere i dati significa “prendere coscienza” in tutte le componenti educative siano o meno appartenenti alla Chiesa.
“La disciplina dell'IRC è caratterizzata – aggiunge - da una debolezza di fondo: si può sceglierla o meno, però le offerte mettono di fronte all'alternativa se stare un'ora in più nella classe o entrare un'ora dopo o uscire un'ora prima magari per andare al bar e fare nulla. Questa non è una scelta pedagogicamente leale”. In un recente appello agli studenti, proprio l'ufficio scuola diocesano invitava a scegliere, se proprio non si voleva la religione, almeno un percorso alternativo, rifiutando la “scelta del nulla”.
Bartolini ha qualcosa da dire anche circa la definizione comune (“confessionale”) usata per questa disciplina scolastica.
“La confessionalità - precisa - è relativa al contenuto ma non alle finalità: l'IRC risponde con efficacia alle istanze espresse dall'attuale contesto caratterizzato da un pluralismo etnico, culturale, religioso. In questo contesto, infatti, risulta utile sia approfondire le conoscenze rispetto alle differenti identità sia favorire momenti di confronto e atteggiamenti, sempre più necessari, di rispetto, dialogo, costruzione della convivialità delle differenze”.

IL VESCOVO SUL BLOG: CHE MI DITE SULL'ORA DI RELIGIONE?

“In qualche diocesi toscana – dice il vescovo di Pistoia, Mansueto Bianchi – i dati sono peggiori, ma certo la situazione di Pistoia è problematica. Come comunità ecclesiale siamo chiamati a farci interrogare da questi numeri e dobbiamo capire cosa possiamo fare per invertire una tendenza preoccupante. Il toro va preso per le corna”.
Bianchi sottolinea che ”sono ancora tantissimi i ragazzi che scelgono di fare religione, ma resto preoccupato per i numeri, in crescita, di chi non solo abbandona questa materia ma addirittura la sostituisce con il nulla. In effetti va anche considerata la debolezza strutturale dell'alternativa: troppo semplice, per molti, limitarsi a uscire un'ora prima, ma anche troppo impoverente”.
Mons. Bianchi ha deciso di postare un messaggio sul blog diocesano http://www.diocesipistoia.it/blogvescovo.asp chiedendo “qualche risposta” su una domanda racchiusa in una sola parola (“Perchè?) sia a chi sceglie di fare religione sia a chi fa la scelta opposta.
“Come far capire – scrive il vescovo Bianchi - che l'IRC non ha valenza di indottrinamento ma è un aiuto per capire meglio una lunga storia di identità oggi preziosa anche per abitare insieme a persone di culture, e fedi religiose, diverse? Come raccontare ai giovani, in un contesto culturalmente sempre più debole, che la conoscenza sui fondamenti del cristianesimo è essenziale per entrare, ad esempio, in un qualunque museo? Come far riflettere sull'importanza di una dimensione anche verticale che sia di aiuto alla dignità stessa di un uomo che molti poteri, oggi, vorrebbero schiacciare a una dimensione solo orizzontale vedendolo come docile consumatore e obbediente suddito?”.

Fonte: Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Pistoia

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