venerdì 24 settembre 2010

Lettera di commiato alla professoressa Rita Flamma. "Il Forteguerri con lei un Lager in piena regola".

PISTOIA_ Riceviamo e volentieri (per dovere di cronaca) pubblichiamo il documento inviato dal professore Edoardo Bianchini con allegata lettera alla professoressa Rita Flamma che dal mese di settembre ha lasciato la guida dello storico liceo classico "Forteguerri" di Pistoia (invitata dal centro culturale Sbarra di Quarrata a relazionare sulla Riforma Gelmini, ndr).

Caro Balli,
leggo, sul suo blog, dell’iniziativa del Centro Sbarra sulla Riforma Gelmini; e vedo che, a tener relazione, è stata invitata la signora Flamma, ex-preside del Classico pistoiese.
Scelta che ritengo la più infelice possibile e le dico perché.
Le invio, a questo proposito, le dichiarazioni (stupefacenti) di costei apparse sulla Nazione al momento di andare in pensione e, in aggiunta, la mia lettera di commiato che inquadra, in maniera più storicizzante e storicizzata, la di lei dirigenza al Forteguerri.
È inutile dire che la lettera, inviata ai due giornali di Pistoia e a TVL, è stata sùbito snobbata, perché non esiste cronaca, ma solo velinaggio e fiancheggiamento delle istituzioni: insomma, il vero giornalismo di cronaca a Pistoia è morto da un pezzo.
La informo, però, che la stessa lettera è stata da me inoltrata a tutte le scuole della provincia, al provveditore Mauro e al Dirigente Scolastico Regionale Angotti.
E l’informatica ha fatto il suo effetto, facendo giustizia della reticenza di chi sarebbe tenuto a raccontare la verità a tutti nel superiore interesse dei lettori…
Grazie dell’attenzione.
Edoardo Bianchini
Giornalista Professionista


24/09/2010

Ecco il testo indirizzato alla Flamma e da me diffuso:

Leggo le sue dichiarazioni e rivedo i tempi della sua direzione della scuola: un periodo di crisi devastanti che hanno fatto del Forteguerri (come dissi in uno dei suoi primi collegi-fiume) un Lager in piena regola.
Sì, signora Flamma: lei ha dato tanto alla scuola. Ma solo in autoritarismo inintelligente e in difficoltà create da un carattere che – per sua stessa ammissione – è stato tutto fuorché continente, conciliante e illuminato.
Storica preside del Forteguerri, come la definisce La Nazione; ma solo in senso negativo: e questo lo pensano in molti, pur se in pochissimi riusciamo a dirlo e a dirglielo in faccia secondo l’etica dei liberi pensatori.
Quando lei arrivò a Pistoia non era stata affatto nominata dirigente: era semplicemente preside. La dirigenza, di cui lei si gloria, le venne dopo e grazie a tutta quella serie di improvvidi provvedimenti comunisti che hanno portato a questa gran confusione di professionalità e di ruoli. Come al solito, nella sua scarsa dottrina amministrativa, ancora confonde carriere direttive e dirigenza – e anche questo può essere indicativo.
Non cerchi di rimanere nella scuola: ora che, bene o male, ha raggiunto il traguardo, se ne vada e lasci alla scuola un giusto periodo di riposo per potersi riavere dai danni che lei – con il sostegno, per altro, di altri, subordinati e sovraordinati, che non hanno fatto niente per fermarla – ha inopportunamente provocato. Si impegni nel volontariato, sì: ma in quello di non far niente per non creare altri guai e disagi, come le cattedre spezzate a caso e disseminate ad arbitrio fra pedagogico e classico, anch’esse un orrore amministrativo.
Quanto ai rapporti fra lei e gli studenti, sia sincera con se stessa e lasci perdere: basterà ricordare una sua decisione che la dice lunga; quella, molto nazis, di far pagare a tutti 2 euro per una rimbiancatura dei cessi (30 maggio 2008, in La Nazione, «Chi non paga sarà punito»; e ancora 6 giugno, «Quel gesto di civiltà richiesto puntando la pistola alla tempia»).
Ma soprattutto vorrei ricordarle due episodi significativi del suo molto dare alla scuola.
Nel primo caso il provveditore Angotti annullò un provvedimento, da lei sollecitato al collegio, con cui si stabiliva – in palese violazione di legge – che il voto minimo, a prescindere dalla incapacità degli studenti, sarebbe dovuto essere per forza il 3. Il decreto 155 del 9.1.1997 cancellò una vera sconcezza di ‘dirigenziale’ ignorantia legis.
Il secondo caso riguarda, ancor più da vicino, la sua stessa persona nella correttezza di pubblico ufficiale e nella fede di militante di un partito di sinistra: e fu la censura per comportamento antisindacale che lei si guadagnò sul campo dal giudice del lavoro Dott. Amato (6 maggio 1997), confermata dal Dott. Calvani e, definitivamente, in ultima istanza, a Firenze.
Un bell’esempio di democrazia e di rispetto delle regole da offrire agli studenti della scuola, quelli di cui lei dice di provare nostalgia.
Una vicenda in cui lei fu vergognosamente protetta da ‘mamma CGIL’ e dalla signora Roccella; e per la quale non ha mai pagato, come sarebbe stato giusto, con un opportuno trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale dopo sì gran prova di moralità legale.
La nostalgia, signora Flamma, la lasci ai ‘maestri’, una casta, rarefatta da presidi-dirigenti come lei, di cui io penso che lei non possa far parte in alcun modo.
Dopo ogni dittatura – ché tale è stata la sua improvvida direzione del Forteguerri –, occorre sempre un periodo di riposo come quello che si concede ai campi dopo una coltivazione intensiva.
Perciò si goda la pensione e, per carità, non si volti e lasci respirare la scuola!
Edoardo Bianchini

15 agosto 2010.

E' opportuno e giusto ribadire che questo blog resta a disposizione della professoressa Rita Flamma per una eventuale replica alle accuse a lei rivolte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Balli,
prima di tutto grazie per l'ospitalità: mostra, ancora una volta, di essere molto più aperto dei colleghi dei giornali di cronaca.
Ha fatto bene a invitare la Flamma a controbattere, ma non credo proprio che lo farà: è difficile rispondere a dati e considerazioni le cui prove sono sia agli atti della Pretura del Lavoro di Pistoia, che nelle relazioni dell'Ispettore Favini, oggi il più importante dirigente del Ministero della Gelmini; un dirigente che però, all'epoca, fece di tutto per proteggere questa mirabile "prima donna" dello sfacelo del Forteguerri.
Vorrei comunque che rispondesse, ma, da buona comunista, anche lei si comporta come il Sindaco di Quarrata: recita bene la parte della muta...
Grazie ancora.

Edoardo Bianchini