Per chi non l’avesse ancora letto vogliamoperò riportare le parti salienti di un intervento di Domenico Alferi, ex consigliere comunale, che nella prima legislatura di Sabrina Sergio Gori ha fatto parte del partito di maggioranza (oggi Pd, allora Ds).
E’ un intervento dove bene si legge la disillusione su un clima palpabile a Quarrata e dove Alferi intende lanciare alla cittadinanza ma anche ai suoi ex colleghi di partito e ai rappresentanti delle opposizioni alcuni spunti che vadano al di là delle “lamentazioni” fini a se stesse da parte di “persone che poi si allineano e non proferiscono verbo”.
Alferi mostra anche “stupore” di fronte al silenzio “di parte di quella cosidetta opposizione (riferendosi a SeL, Idv, lista civica CittàPerTe, Udc) che potrebbe dire la sua e non lo fa, che potrebbero fare da cassa di risonanza ad una analisi comunque informata di un sistema di cui ha fatto parte in passato.
Tutto è partito da una “citazione” riportata dallo stesso Alferi “indicata soprattutto per il Pd nazionale e buona anche per il Pd di Quarrata” vale a dire “ex nihilo nihil fit” (nulla viene dal nulla- Lucrezio) a cui è seguito un botta-risposta con un lettore anonimo che aveva “apostrofato” Domenico Alferi come un “intellettuale”, capace di “parlare con idee di altre persone senza portare niente di proprio”. Nell’annunciare che “non voterà Marco Mazzanti alle prossime elezioni di Quarrata”, Domenico Alferi scrive:
“Premetto che non ho alcuna volontà di tornare a fare politica: spero che questo possa sgombrare il campo da retropensieri, e possa permettere a chi legge di cogliere solo la parte critica e costruttiva di quanto scriverò.
Per la gioia del nostro Anonimo, e per far sì che non si sbagli più su chi ha veramente le responsabilità dello stato politicamente ed economicamente pietoso di Quarrata, specchio del livello nazionale, dirò che sono stato consigliere comunale di Quarrata con la Sabrina, ma solo per brevissimo tempo.
Pensavo ai tempi che essere di sinistra comportasse una “superiorità morale”, e su questo mi sbagliavo. Ed in ogni caso, al governo c’era Berlusconi, e non credo ci sia mai stato livello più basso nella politica italiana del dopo guerra: anche un cane avrebbe amministrato e ci avrebbe rappresentato meglio.
Mi permetto quindi e adesso di confutare uno dei punti espressi dall’Anonimo Quarratino: no, io non ho contribuito a portare Quarrata al punto (bassissimo) in cui oggi è.
Dopo alcuni mesi di politica, infatti, mi sono reso conto che il mio partito, i DS, non sempre effettuavano scelte che andavano incontro alle esigenze della collettività; spessissimo questo avveniva su indicazioni provenienti “dall’alto”.
Potrei citare l’inceneritore, o la politica dell’acqua, delle casse d’espansione, dei lavori pubblici, senza considerare le questioni etiche.
Inoltre, a seguito della scelta di creare il PD, ho deciso di abbandonare, per ragioni anche e soprattutto legate a che tipo di idea e di idealità per il futuro si prefiggeva questo nuovo partito. Non coincidendo le idee del PD con le mie, mi sono dimesso… da tutto.
Oggi lavoro, e ne sono felice (specie di questi tempi): se avessi accettato di restare nel PD, probabilmente avrei conseguito anche qualche utilità personale, e comunque avrei continuano, seppur lentamente, a “salire” nella scala gerarchica del partito, in ragione del basso (ancora una volta bassissimo) livello esistente.
Credo si possa dire che questa scelta rappresenti una singolarità ed un’eccezione. Di questa scelta comunque sono personalmente orgoglioso.
Andiamo al punto: il problema non è essere o meno “intellettuali”, la qual cosa almeno nel mio caso ed a confronto con i miei “colleghi” di allora non è in discussione.
Non starò qui a spiegare la differenza tra erudizione e cultura: chi mi conosce, sa cosa penso, che idee ho (e se le ho), e cosa avrei voluto per la mia città.
Non ho mai smesso di studiare, di approfondire: ma questa è una “maledizione privata”, e poco importa con la nostra discussione. In ogni modo, su questo tema sono disponibile sempre al confronto, senza timori e anche con una certa dose di gratificazione personale.
Non voglio però che si possa usare la scusa dell’arroganza, o dell’inutile modestia: si tratta solamente di dati di fatto. Occorre smettere di dire di chi critica che è (solo) presuntuoso o poco umile: di fronte al fallimento, forse sarebbe meglio cambiare verso scelte di maggiore qualità.
E questo ci porta al punto: non si può continuare a pensare che si possa scegliere “delle brave persone” per cambiare la realtà… No, questo non basta. Non solo perché se devo farmi operare voglio un chirurgo, e non un liutaio o un operaio metalmeccanico. E non per disprezzo verso il chirurgo o l’operaio, ma semplicemente perché voglio salva la vita.
Ebbene, in questi anni ho conosciuto la Sabrina Sergio Gori, e non credo che abbia fatto bene. Ed ho conosciuto Marco Mazzanti (o Giovanni Dalì), e non credo che abbiano fatto bene, visto che entrambi hanno avallato tutte le scelte della Sabrina.
Si può discutere sulla mia opinione, ma non sul fatto che Quarrata sia messa male. Oggi, uno degli aspetti più tristi della vicenda politica quarratina è proprio questo: sino a quando speravano di succedere l’uno all’altro, Marco, Giovanni e la Sabrina andavano d’amore e d’accordo, senza sollevare il minimo dubbio, e soprattutto senza discutere con la collettività le loro scelte.
Appena l’una ha provato a fregare l’altro, ecco che si è scatenata la critica, e la contrapposizione.
Era un argomento che avevo già sollevato dopo le critiche di Claudio Bonfanti alla Sabrina: ebbene, come segretario dei DS Claudio non aveva detto una parola, per disciplina di partito come si diceva una volta, per contrastare l’involuzione in cui ci si stavano cacciando i DS creando il PD.
Oggi, la cosa più ridicola è che i candidati del PD richiamino il concetto di partecipazione, quando proprio questa è mancata nei DS e poi nel PD.
Veniamo all’ultimo punto: in questa epoca di “passioni tristi” (già, basterebbe leggere e studiare un po’, e si scoprirebbe che le cose sono state già tutte trattate, proprio da quegli intellettuali che oggi vogliamo far passare per “estrosi stronzi arroganti inutili”), come si può pensare che persone prive di fantasia, e di coraggio nel rischiare di innovare, e senza altra capacità che la buona volontà ed un minimo di conoscenza della macchina amministrativa, possano essere in grado di invertire la tendenza al fallimento ed alla passività che la nostra città sta riscontrando da lungo tempo?
Chi non rischia viene premiato, in questa società oscena, e chi obbedisce sale, anche se il prezzo è il mantenimento delle lobbies e dello stato di fatto che ci hanno condotto a questa incresciosa situazione.
Questa è stata la tragedia del PCI da Berlinguer in poi: una macchina infernale di mediocri burocrati che hanno scelto allievi ancor più mediocri per non essere messi in ombra. Ebbene, questo si deve combattere.
E non meglio stanno alcune forze che nell’attuale maggioranza si riconoscono o si sono riconosciute. C’è bisogno di “gente nuova”, dotata di competenza e passioni vere. Un mediocre può essere comunque una buona persona ed un buon amico, ma non certo un leader cui affidare il miglioramento di una collettività emotivamente affranta e economicamente allo stremo.
Inviterei quindi anche il nostro ospite, Andrea Balli, a sottolineare con i suoi articoli il fatto che probabilmente, nel dibattito attuale, si eccede nel gossip e nell’attacco personale, ma non si dice nulla sulle sostanza delle questioni: quali sono le proposte dei politici, e come pensano di attuarle con i pochi mezzi che hanno a disposizione? Io aspetto, come cittadino e ancor più come uomo: e non voterò mai più “turandomi” il naso".
Al testo di Alferi ha risposto tra gli altri Roberto Guazzini che nel congratularsi con lui (“che dice senza veli come stanno e come sono state le cose a Quarrata) tra l’altro scrive: “Vorrei vedere una classe politica coraggiosa che chiaramente si esprima su problematiche importanti (acqua, rifiuti, piani regolatori, ecc..). Voglio umanamente bene ai candidati (Dalì e Mazzanti, ndr) ma per me le posizioni politiche sono cosa seria… quella serietà che anche nello scontro più cruento fatto comunque di idee deve riemergere altrimenti la melmosa palude non farà mai crescere nessuno”.
Per molti aspetti interessante anche il contributo portato da Renata Fabbri (che ricordiamo in passato ha fatto parte della maggioranza avendo ricoperto il ruolo di capogruppo della Margherita ai tempi in cui Alferi sedeva sui banchi dei Ds, ndr).
“ Domenico, ci conosciamo da diversi anni e benché le nostre idee non collimino su tanti temi, - scrive Renata Fabbri - è sempre piacevole, arricchente e stimolante il confronto e lo scambio d'opinione. Soprattutto quando pone interrogativi, tenta un'analisi della situazione che non sia solo il “mi garba/non mi garba”, “lui mi è più simpatico”, oppure se non riduce le valutazioni a “è un amico”, “grazie a lui ho ricevuto”.
Mi rammarico che dinanzi a delle argomentazioni le risposte siano beffarde, oppure un assordante silenzio: non s'ha capacità di argomentare oppure si pensa che continuino ad essere sufficienti soluzioni facili per non dire semplicistiche, demagogiche o populiste?
Che piaccia o no, in politica come altrove, credo non ci sia bisogno di improvvisazione o di navigazione a vista, di coltivare solo il piccolo, casomai a scapito di una visione che, nel caso di Quarrata, includa un progetto di respiro maggiore a quello che abbiamo vissuto negli ultimi decenni.
Si, la crisi non è solo di Quarrata, non è solo del sistema Toscana, va oltre e riguarda soprattutto come porsi dinanzi ad un mondo che non bussa più alle nostre porte ma vi è entrato di prepotenza, scardinando i già fragili equilibri, e senza chiederci il permesso.
Il Comune deve star dietro al suo “piccolo” mondo, ascoltare la gente che ha bisogno dell'istituzione, deve necessariamente avere i piedi piantati per terra per dare risposte, soprattutto quando le risorse diventano scarse.
Ma la testa deve essere in grado di comprendere come gira il mondo, se vogliamo tentare di levarne le gambe, e - come scrivi – non è sufficiente “scegliere delle brave persone per cambiare la realtà”. Occorrerebbero delle brave persone brave.
Una volta erano i partiti che seriamente si ponevano la questione. Poi ha preso il sopravvento altro. E questi sono i risultati di uno scadimento al quale non si è riusciti (o non si è voluto) porre argine. Ma tant'è, trasversalmente, e non solo in politica.
Chi ha voglia di conoscere sa: già Platone metteva in guardia dalle conseguenze dei comportamenti demagogici legati all'acquisizione del consenso. La politica affidata all'emozione, casomai “prêt-à-porter”, s'illude di non avere bisogno... con tutto ciò che comporta”.
“ Ribadisco- ha risposto Domenico Alferi - comunque, e senza alcun tono polemico, che pare evidente che l'amministrazione di Quarrata, in questi anni, non si sia rivelata all'altezza del suo compito. Quel che mi domando è perchè dobbiamo continuare a votare sempre i soliti volti, anche a livello nazionale, quelle stesse persone che non sono riuscite nel loro compito di migliorare le condizioni di una collettività. Mi domando perchè si deve continuare a giustificare la mediocrità, quando non addirittura l'incapacità, solo perchè si tratta di "brave persone". Mi domando perchè dire la verità deve essere confuso con l'avere un atteggiamento arrogante o beffardo. Ecco quel che mi (e vi) chiedo: considerando in che stato si trova l'Italia (e Quarrata non ne è che una minima speculare parte) non mi sembrano interrogativi fuori luogo”.
A.B.