sabato 10 dicembre 2011

Quando De Gasperi venne a Pistoia e disse "Ciuchi" ai Comunisti. Il vescovo monsignor Mansueto Bianchi in visita alla mostra fotografica su Alcide De Gasperi


PISTOIA. “Una stella anche come esempio di mediazione del laicato cattolico, un gigante nel pensiero sociale cristiano e nel suo impegno di traduzione nella politica, una robustezza di lealtà e rettitudine morale che oggi è molto importante ricordare e far conoscere soprattutto ai giovani”.
Così, riferendosi ad Alcide De Gasperi, il vescovo di Pistoia – Mansueto Bianchi – nel visitare questa mattina la mostra fotografica sul grande statista (“Dalla ricostruzione dell’Italia alla costruzione dell’Europa”) che si sta chiudendo (ultimo giorno di visita: domenica 11 dicembre) presso il Centro Monteoliveto di Pistoia.
Organizzata dal circolo Filodemo intitolato, con il responsabile Giorgio Federighi, proprio ad Alcide De Gasperi e curata dal circolo Il Centro di Livorno su fonti dell’Istituto Sturzo di Roma, la mostra si sposterà adesso a Castiglioncello di Livorno: qui sarà visitata da Maria Romana De Gasperi, figlia dello statista.

Nella visita pistoiese il vescovo Bianchi è stato accompagnato da Francescalberto Di Bari che ha illustrato la mostra curata dal prof. Maurizio Gentilini: ricorrendo a foto e volantini è tracciato il percorso degasperiano, in Italia e in Europa, fra il 1946 e il 1954 anno della morte dello statista.
“L’uomo europeo deve accettare le esperienze degli altri – così una frase di De Gasperi nell’ultimo pannello della mostra - deve imparare a vivere in una comunità più grande, dove saprà difendere la propria ma anche l’altrui libertà”.

La tappa pistoiese della mostra è stata arricchita da due foto e da una storia che rimandano al “mitico” 1948: l’anno della contrapposizione fra democristiani e comunisti, l’anno della grande vittoria di De Gasperi.

Piazza Duomo a Pistoia durante l'unico comizio pistoiese tenuto da De Gasperi
Una foto rettangolare, per decenni custodita nella sede provinciale della DC pistoiese, con una piazza Duomo gremita fino all’inverosimile in occasione dell’unico comizio pistoiese tenuto da De Gasperi nella campagna elettorale 1948.

Una piccola foto con l’immagine di Alcide De Gasperi ma con il vetro infranto e tenuto su con un nastro adesivo rosso: dietro alla foto, una storia lontana che rimanda ai disordini verificatisi in Italia, e anche nella “rossa” Pistoia, nel luglio 1948 dopo l’attentato a Palmiro Togliatti.
L'immagine di Alcide De Gasperi con il vetro infranto all'epoca
dei disordini del 1948
Un gruppo di attivisti dell’allora PCI mise a soqquadro la sede pistoiese della DC, in via de’ Rossi. Dopo aver sfondato il portone d’ingresso e la cancellata sulle scale, spezzarono tutto ciò che c’era da spezzare compreso il ritratto di De Gasperi.
Tre giovani dipendenti dc (Fortunato Baj, Antonio Bazzigalupi e Franchino Giampellegrini) riuscirono a salvarsi chiudendosi in uno stanzino buio in mezzo a tanti cartoni.

Clima evidentemente lontano, compresa la storia che, a margine della mostra, si è incaricato di consegnare a un volantino l’ottantunenne Cirano Andreini, antico militante dc.  Pochi giorni prima il comizio tenuto da De Gasperi a Pistoia, il locale PCI non aveva molto gradito l’idea che De Gasperi parlasse proprio in piazza Duomo, davanti al Comune. Già da giorni – scrive Andreini – giravano agit prop con cortei e proteste, slogan e canzonette lesive tipo “olè olè con De Gasperi si salta i pasti, solo Stalin e Togliatti ci riempiranno i piatti, votar diccì è roba da matti”.
La città fu tappezzata da un manifesto irridente De Gasperi “cancelliere crucco austriaco, nemico dei lavoratori, lacchè del Vaticano, servo al soldo dell’America”. Il testo era scritto in tedesco, lingua bene conosciuta dallo statista trentino.
Una copia venne sottoposta proprio al segretario della DC nella sede di via De Rossi (quella che mesi dopo sarebbe stata devastata dai militanti comunisti). “De Gasperi – scrive Andreini – si sedette in silenzio e lesse con calma. Poi trasse la stilografica e prese a fare dei trattini sul manifesto stesso. Poi, computando i trattini sparsi fra le righe, in fondo pagina scrisse: 4 errori di ortografia, 6 di sintassi, 8 di punteggiatura, insulti e bugie non contati. Bravi ciuchi. E ciuchi lo scrisse pure in tedesco – conclude Andreini – Ihr seid esel!”.

Chissà se questo manifesto, che oggi avrebbe un grande valore, potrà saltare fuori da quelle centinaia di faldoni (conservati da più persone nella Pistoia di oggi) con documenti e atti sulla storia e sui personaggi della DC pistoiese.
Pare ci sia la volontà, e sarebbe l’ora, di riunire questo materiale, di catalogarlo e di renderlo visibile a studenti, studiosi e appassionati. “La Fondazione Luigi Sturzo – assicura il curatore della mostra, Francescalberto di Bari - già in altri casi simili si è messo a disposizione per agevolare non solo l’operazione ma anche la permanenza sul territorio d’origine di queste carte”.

Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia


1 commento:

Anonimo ha detto...

peccato che oggi mansueto sia comunista anche lui