domenica 19 gennaio 2014

"La fabbrica del panico", una riflessione politica e sociale. Riaperta la finestra "Amianto" a Pistoia.

 
PISTOIA_ Come ricevuto volentieri pubblichiamo:
 
 
Ieri pomeriggio ho partecipato alla presentazione del libro "La fabbrica del panico" di Stefano Valenti. Ho voluto dare segno di presenza politica anche perché mi sono presentata in lista, alle ultime Primarie per il rinnovo delle segreterie Pd, nella lista Breda
Sono stata invitata dal Centro Documentazione Marco Vettori ed ho incontrato la figlia Valentina alla quale , oltre al mio personale abbraccio, quello di tutta la mia Associazione , ho dato la promessa che l'impegno politico nostro, del partito e del Segretario Matteo Renzi al quale sono a conoscenza sia stata inviata una lettera del Circolo Pd Breda , non mancherà.
Si parlava di Breda, ieri. Una fabbrica, il pregio di lavorarci. Una fabbrica, la paura di morirci.
Questi sono i sentimenti che sono emersi ieri pomeriggio alla presentazione del libro di Stefano Valenti, a Pistoia presso il Circolo. Una Breda gemella alla nostra, Breda Fucine. Gemella in tutti i sensi, anche nella morte.
Un manifesto campeggia tra gli altri e non posso fare a meno di farmi catturare da quello sguardo, quello di Marco Vettori, il portabandiera e padre della Commissione Cgil sull’amianto, ma prima di tutto un collega e un amico.
Una gran bella persona che ha lottato contro la sua malattia con tutte le sue forze, le stesse con le quali ha portato avanti le difese dei diritti sul lavoro. E' dedicata a lui e a tutti quelli che hanno perso la vita l'evento. Marco Vettori che nel suo ultimo convegno, promosso dall'Associazione Pofferi l'anno scorso, così si espresse: " Mi meraviglia che il settore ferroviario non sia stato inserito nell’ultima indagine sul tema promossa dal Ministero della salute. Non è vero che l’esposizione è avvenuta solo nel vecchio stabilimento, in sala era presente un amico colpito da mesotelioma e che aveva lavorato solo nel nuovo stabilimento. Inoltre l’amianto veniva spruzzato da tutti, dipendenti Breda e dell’indotto. Che fine hanno fatto gli studi sulle concause e correlazioni di questa malattia?" .
Stefano Valenti offre una grande occasione a Pistoia , la città della Breda, quella di poter riparlare del problema amianto.
Antonella Gramigna
Nel suo libro " La fabbrica del panico" ci parla del padre e della sua malattia. Parla del padre e della sua valle da dove scese in città per lavoro, abbandonando la natura e la sua salute. " una città estranea" la definisce nel suo libro " un cubicolo-letto per dormire e dentro un reparto annebbiato dall'amianto ".E' di questo che si parla , l'amianto.
Eternit e' il suo nome, significa eternità, come la condizione a cui conduce, appunto , di morte.
Erano gli anni '70, nelle fabbriche si lottava per il salario, per ritmi di lavoro più umani , per abbattere la supremazia del ' padrone ', c'erano gli scioperi e le lotte per i diritti.
Erano gli anni ' 30 quando già si conosceva il 'rischio amianto', ma nessuno ha pensato bene di tutelare la massa di lavoratori esposti ogni giorno a questo materiale, utilizzato ovunque perché ritenuto forte e durevole. No, nessuno lo ha fatto. I profitti di una azienda evidentemente valgono ben di più che mille, centomila persone e le loro famiglie .
Già, perché non era solo l'operaio a mettere a repentaglio la propria vita ma anche la sua famiglia che , vivendo con lui, respirava ciò che egli portava a casa ogni giorno. Si riscontrano morti anche per le mogli che , prendendosi cura degli indumenti da lavoro, le famose tute blu,entravano in contatto con i frammenti famigerati. Per i figli ancora e' presto per avere dati in quanto il periodo di incubazione può arrivare anche a 40 anni. Si stima, infatti, che per uscire dal tunnel- morte per amianto- occorrera' arrivare al 2030 se non addirittura al 2040.
Ansaldo Breda , di Pistoia , e' legata a filo doppio con questo racconto che commuove fin dalle prime righe, ed è visibile negli occhi di Barbara Bertucci, figlia di un operaio Breda. Barbara ha perso il suo babbo (come si dice noi in Toscana) pochi giorni fa, a Dicembre. E' emozionata e commossa, racconta la sua storia orgogliosa di ricordare questa figura importante " un operaio orgoglioso di esserlo", così lo definisce.
Perché lavorare in Breda significava, per quei tempi, raggiungere un traguardo, sia economico che di prestigio.
Breda e' conosciuta anche oggi a livello mondiale e le persone che vi hanno lavorato erano fiere di mostrare con orgoglio il marchio sulla tuta, fieri di appartenere a questa realtà industriale. Ma Breda e' anche una fabbrica che ha tradito. Ha tradito chi, con amore e dedizione, ha messo a repentaglio la propria vita. 
"Mio padre ha condotto prima di tutto una battaglia per tutelare i lavoratori , con amore e rispetto, poi ha lottato per la vita, che ha perso. Mi ha lasciato una dote importante , i valori che mi ha trasmesso e il testimone per continuare a lottare, perché ciò non debba andare disperso . Sarebbe la sconfitta più grande , non possiamo permetterlo. Noi , figli di morti per l'amianto, dobbiamo conservare la memoria e portarla avanti , per rispetto di chi ci ha lasciati, ammazzati a causa del lavoro"così parla Valentina, la figlia di Marco Vettori, mentre le lacrime le scendono sul giovane viso, ancora acerbo per sopportare questo dolore così grande.
Una importante testimonianza arriva anche da Luca Cavallero, di "Voci della memoria " di Casal Monferrato, una realtà forse ancora più grave della nostra, "Avevamo distese di amianto ovunque" dice "in certe zone della città era addirittura un tappeto bianco che pareva di essere ai Caraibi. Noi non abbiamo voluto risarcimenti, vogliamo giustizia".
 
I morti dal 1970 per malattie legata all’esposizione all’amianto sono oltre 1800. La sentenza storica del Tribunale di Torino che ha condannato a 16 anni di carcere il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier ha il sapore della giustizia, ma il retrogusto è amaro per le vite umane spezzate. Al contrario, invece, per Ansaldo Breda di Pistoia non e' stato condannato nessuno. Un processo che ha garantito l'estraneità ai fatti a chi avrebbe dovuto esserne il responsabile. Strano, i tecnici Ctu erano gli stessi di Torino."Amianto, tutti assolti alla Breda" un titolo di giornale del 2004 così riporta la vicenda di assoluzione dell'azienda pistoiese: " Il pm in lacrime, i vecchi operai immobili e ammutoliti tra i banchi dell' aula del tribunale di Pistoia. Il giudice ha appena assolto i quattro dirigenti della Breda accusati di omicidio colposo plurimo per le malattie provocate dall' amianto: non c' è nesso causale tra tumori e esposizione a quel materiale, o comunque i vertici dell' azienda non potevano conoscerlo. «Non è possibile, non è giusto cancellare le responsabilità dell' azienda», «Una sentenza assurda, che però non ci ferma». Operai malati di mesotelioma o tumore al polmone, parenti, pensionati che da anni lottano contro la strage dei lavoratori commentano duramente la decisione del giudice Alessandro Buzzegoli.
Jacqueline Magi, il pm che dal 1997 indaga sulle morti della Breda aveva chiesto sei anni di condanna. Dopo la sentenza versa alcune lacrime, poi riprende coraggio: «Vado avanti. Intanto quando avrò la motivazione della decisione presenterò ricorso in appello." «Non è finita - dice il pm - altri giudici dovranno pronunciarsi su quei tumori provocati dall' amianto della Breda. Conto sulla corte d' appello di Firenze, poiché da lontano la lettura di tutta questa sofferta vicenda potrebbe essere meno condizionata, più obiettiva - commenta Magi - I miei consulenti tecnici stanno raccogliendo le prove sia scientifiche che giurisprudenziali delle inesattezze difensive».
Ma la Corte di appello di Firenze non accolse il ricorso. "Tante volte abbiamo chiesto bonifiche degli ambienti, tante volte abbiamo chiamato la Asl per segnalare irregolarità e situazioni pericolose. Risultato? Tra l' 87 e il '91 hanno smantellato 124 mila metri quadri di eternit mentre noi operai eravamo al lavoro. Lo spaccavano e accatastavano anche dentro i capannoni.»
Urla di fondo alla sala un operaio , ieri pomeriggio alla presentazione. Le quattro persone che furono assolte hanno ricoperto negli anni ruoli di alti dirigenti. Si trattava di Pietro Callerio, Giuseppe Capuano, presidente del consiglio di amministrazione dal 1977 al 1993. Gli altri due sono Corrado Fici, di Pistoia, dirigente dal 1979 al 1986 e Alberto Cai, anche lui pistoiese, direttore di produzione dal 1978 al 1982, vicedirettore generale dal 1982 al 1986 e direttore generale dal 1986 al 1991.
Inutile dire che dopo che Firenze rigetto' l'appello tutto fu offuscato in breve e a suon veduta.
Viene spontaneo chiedere dove fosse la più grande organizzazione sindacale , la CGIL, quella CGIL che Marco Vettori rappresentava, accanto al Pm Magi nelle indagini intercorse e in questa grande battaglia.
In una testimonianza apparsa a quei tempi in un articolo del Tirreno il consigliere provinciale Frosetti così scriveva:"Non sapevamo della pericolosità dell’amianto, come sindacato ci battevamo per i rischi derivati dalle vernici e dal rumore. Mai la CGIL ci avverti' del rischio in cui versavano.Se ci fosse stato il sospetto per l’amianto - continua - si sarebbe buttato fuori tutto, dalle carrozze ai vertici dell’azienda, all’epoca avevamo la forza per farlo».
Michele Parronchi
Frosetti, 66 anni, alla Breda per 25 anni circa, ha fatto parte del sindacato dal 1963 e da allora ha seguito sempre le lotte dei lavoratori. «Dalla fine degli anni Sessanta - ha raccontato in aula di fronte al giudice monocratico Buzzegolici siamo interessati dei problemi della salute. La prima grossa battaglia che abbiamo fatto fu per far avere le pause agli operai che saldavano, un lavoro che era particolarmente stressante» e ancora «Si riceveva materiale dalla Cgil sui rischi delle vernici e del rumore che potevano portare malattie cardiache e anche problemi di impotenza. C’erano anche molte lamentele per il fastidio che davano polvere e fumi - continua - si facevano anche due fermate alla settimana."
Ma all’amianto non veniva associato niente di pericoloso. Il fulmine a ciel sereno arrivò dopo il maggio 1977. «Le Ferrovie dello Stato informarono l’azienda e il sindacato per conoscenza - ha detto Frosetti - che l’amianto era pericoloso. Appena la notizia arrivò andammo a parlare con i dirigenti delle Ferrovie a Firenze. Del consiglio di fabbrica eravamo quattro: solo io sono vivo, gli altri tre sono morti.»
«Le Ferrovie - spiega ancora - ci dissero che comunque noi dovevamo rispettare i capitolati di produzione e così si continuò a spruzzare amianto fino al 1982. Le uniche protezioni erano un paio di teli di plastica attorno alle carrozze"
 
Come mai un sindacato come la CGIL , ben conoscendo la pericolosità dall'amianto ( si parla degli anni 30!) non ne portò a conoscenza i lavoratori ???
Il Pm Jacqueline Magi, in seguito, fu trasferita a Livorno, coincidenza????
Ciò che poi è apparso fu la scalata ai vertici politici , a Pistoia, di alcuni personaggi provenienti, guarda caso, proprio da Ansaldo Breda
.Frutto di accordi ???? L'avvocato di Ansaldo Breda era la Severino. Divenuta , poi, Ministro della Giustizia.
Molti dubbi, molti quesiti ai quali non avremmo mai risposte. Ciò che sappiamo e' che il Comune non si costituì parte civile. E tutto si abbuiò.....per sempre. Fino ad oggi. Oggi finalmente si è riaperta la finestra Amianto. La prima dopo la morte di Marco.

Questi giovani , ieri presenti a testimonianza dei loro padri, sono la speranza, sono la luce nelle tenebre con la voglia di chiarezza e di riscatto che hanno, con la rabbia , giusta e rispettosa che urla contro un sistema.
Chiedono a gran voce che la politica si occupi di loro e di questo problema, chiedono giustizia , chiedono rispetto.
A nome di quei morti che loro rappresentato e di quelli che verranno, perché purtroppo, verranno. Chiedono a chi governa di stagli accanto e di far luce su questa vicenda che non è solo relegata al rischio di trasferimento d'azienda, ma ora come allora esiste un fatto ben più grave per il quale tornare a parlare di Ansaldo Breda: la giustizia, perché il silenzio dei morti non è muto.
 

Antonella Gramigna - Presidente Adesso!Pistoia Centro

Michele Parronchi Vice Presidente

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