"Maurizio ed Elia: vi presentate stasera dinanzi alla Chiesa di Pistoia e dinanzi al Vescovo per essere ordinati Diaconi. Diacono vuol dire servo: voi state dentro la Chiesa, oggi, come segno di Cristo che serve; di Lui che si cinge l’asciugatoio e si china a lavare i piedi dei discepoli, si china a servire i fratelli.
In questo suo gesto diaconale, in questo chinarsi per servire, Cristo è il primo “uomo delle Beatitudini”: non solo Colui che le proclama, ma Colui che le raccoglie e le realizza in Sé. Cristo: il Vangelo delle Beatitudini fatto persona. Lui è il povero, il mite, il perseguitato, l’assetato di giustizia, il misericordioso, il puro di cuore, il costruttore di pace. Lui è questa straordinaria pagina di Vangelo diventata vita, filo prezioso intessuto nella povera tela della nostra storia.
E noi sulla sua strada: noi suoi discepoli, incerti e tiepidi, noi percorritori guardinghi e misurati della smisuratezza del Vangelo, noi che rattoppiamo e sfiguriamo con le nostre mediocrità amate, la seta fine delle Beatitudini e della santità Cristiana.
Elia e Maurizio: voi diaconi ! voi servi delle Beatitudini per costruirle nella vostra vita anzitutto, poi nella vita della chiesa e del mondo. Servi delle Beatitudini: che vuol dire ? Che significa per ciò che sarete e per ciò che farete?
La Beatitudine di cui parla il Vangelo non è quella che nasce dal possesso delle cose, dalla fruizione dei beni, dal potere sulle persone: questa è piuttosto la beatitudine del mondo, sulla quale anche il nostro cuore istintivamente gravita e che tanto polarizza le energie e gli intendimenti delle persone e della collettività.
Ma la Beatitudine del vangelo non è neppure il disprezzo delle cose o dei beni della vita né il distacco aristocratico e freddo degli stoicismi antichi e moderni.
Quando noi leggiamo “Beati i poveri, beati i perseguitati, beati gli assetati di giustizia” dobbiamo aver ben chiaro che, secondo il vangelo, non è la povertà che ci rende beati, né la persecuzione, né l’ingiustizia subita: è la beatitudine che ci rende poveri, perseveranti nelle difficoltà, forti nel sostenere e contrastare l’ingiustizia. Ripeto: non è la povertà che ci rende beati è la beatitudine che ci rende evangelicamente poveri. E la nostra beatitudine è Gesù Cristo ! E’ Lui il motivo ed il contenuto del nostro essere beati nelle difficoltà, è Lui il perché del nostro renderci pellegrini, certo affannati ma anche appassionati, di questa pagina di Vangelo.
Allora torno alla domanda: Maurizio ed Elia “diaconi”, cioè servi delle Beatitudini, che vuol dire? Cosa comporta per la vostra vita? Vuol dire anzitutto che un diacono deve essere appassionato di Gesù Cristo. Che Lui dovete amare più di ogni cosa, più di voi stessi, più di ogni persona e che ogni cosa ed ogni persona saprete veramente amarla, con dignità e valore, se l’amerete in Lui.
Siete diaconi, cioè servi, non per interesse, non per inettitudine, non per timore, ma per amore ! Perché amate Lui e lo amate talmente da seguirLo con tutta la vita e per tutta la vita; lo amate talmente da inerpicarvi dietro a Lui, faticosamente e dolorosamente, ma soprattutto appassionatamente, sulla strada delle Beatitudini.
E’ per questa passione, è per questo amore, che le Beatitudini le vivrete anzitutto dentro di voi, come motivazione e stile di vita. E questo vi segnerà, vi identificherà personalmente e vi configurerà a Colui che “si alzò da tavola, prese un asciugatoio e se lo cinse attorno alla vita…poi cominciò a lavare i piedi dei suoi discepoli” (Gv. 13,4-5).
Ma “diaconi” cioè servi delle Beatitudini voi siete anche nella Chiesa del mondo. L’ordine del Diaconato, consegnandovi il servizio alla Parola di Dio ed al Corpo sacramentale del Signore, vi chiede di volgerlo e di esprimerlo a vantaggio dei poveri, secondo tutta l’estensione di questa parola, come interlocutori primi e privilegiati del vostro ministero.
Elia e Maurizio, non vergognatevi dei poveri, non sentiteli e viveteli come una presenza scomoda e disagiante dentro la vostra vita, una presenza da arginare e da cui difendervi.
Costruite comunità cristiane che amano i poveri, che li cercano, che li onorano. Una Chiesa lontana dai poveri è una Chiesa lontana dal Vangelo e povera di Cristo. Usate i segni del vostro grado e della vostra identità non per distinguervi e separarvi da loro, come se l’Ordine Sacro fosse un prestigio sociale, ma per richiamare l’attenzione della società e porre l’esempio nella chiesa di un cammino che conduce incontro a loro, incontro ai piccoli ed ai poveri.
Voi siete segno ed evidenza di Gesù Cristo che “pur essendo di natura divina non ritenne privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo e diventando simile agli uomini…Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e ad una morte di croce” (Filip. 2,6-8).
Ecco il vostro Diaconato, ecco il vostro incamminarvi dietro al Cristo delle Beatitudini, per diventare voi stessi diaconi, cioè servi delle Beatitudini, innamorati di Cristo e perciò poveri, uniti, affamati di giustizia, costruttori di pace, secondo il vangelo.
Ecco il vostro Diaconato, Maurizio ed Elia, che vi rende costruttori di una Chiesa beatitudinale, ricca del Signore, della Sua Parola e del Suo Pane e perciò rivolta a chi è povero di Dio, povero di speranza e di amore, povero di umana dignità, povero di beni e di risorse, povero di valore e di diritti.
Guardate in questo giorno alla moltitudine immensa che nessuno può contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua; guardate alla Gerusalemme del cielo, che è nostra madre, dove l’assemblea festosa dei nostri fratelli glorifica in eterno il nome di Dio; guardate a questa fioritura di Beatitudini che ha accompagnato il cammino della storia: sono i santi, coloro che hanno fatto fiorire il deserto delle nostre solitudini e verdeggiare le steppe dei nostri egoismi, con la forza e la novità della Pasqua del Signore.
Essi ci chiamano e ci attendono, essi dicono a voi, Maurizio ed Elia a noi Chiesa di Pistoia, che i nostri silenzi cupi, le nostre grida prepotenti e minacciose possono ancora essere vinte dal gesto umile di chi amando serve, dal suono tenue di chi continua con passione a pronunciare quella parola: beati !".
Mons. Mansueto Bianchi- Vescovo di Pistoia
QUARRATA-PISTOIA_ Lunedi 31 ottobre, vigilia della solennità di tutti i Santi, saranno ordinati diaconi Maurizio Andreini di Quarrata (appartenente alla Comunità del Seminario) e Fratel Elia Matija, originario di Sheldi vicino a Scuatari in Albania (della Fraternità Apostolica di Gerusalemme).
Ne dà comunicazione il sito della Diocesi di Pistoia.
Ciò avverrà nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia “per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del Vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi".
Maurizio Andreini, della comunità del seminario, ha 42 anni ed è nato a Quarrata. Ha prestato servizio in varie parrocchie della diocesi: per due anni nella parrocchia di San Paolo, per un anno nella parrocchia di S.Benedetto e nella Basilica della Madonna dell'Umiltà.
Per due anni è stato a Gello mentre oggi è tornato nella parrocchia di origine, a Quarrata: Santa Maria Assunta.
Per Maurizio questo è l'ultimo anno di seminario. Durante il percorso in seminario ha ricevuto la candidatura agli Ordini Sacri e in seguito gli è stato conferito i ministeri di lettorato e accolitato.
Fratel Elia Matija è nato invece in Albania, in un piccolo villaggio (Sheldi) vicino a Scutari, il 27 aprile 1980.
Dopo aver fatto le elementari e medie nel paese natale, ha continuato le superiori a Scutari: nel seminario interdiocesano diretto dai Gesuiti. Poi ha lasciato tutto per iniziare una nuova esperienza lavorativa in Italia. Nel 2003 è riaffiorata, in lui, la chiamata e ha risposto in modo positivo.
E' entrato nella Fraternità Apostolica di Gerusalemme dove ha preso gli impegni definitivi a fine agosto 2010. Nel giugno successivo ha terminato gli studi teologici nella Facoltà teologica dell' Italia Centrale.
“Il diacono è abilitato a servire il popolo di Dio nel ministero dell'altare, della parola e della carità, ha la facoltà di amministrare alcuni sacramenti (battesimo, e matrimonio) su delega del parroco, il vero responsabile, è inoltre ministro ordinario della santa Comunione ed esercita il ministero della parola. Inoltre può impartire benedizioni di persone, luoghi e oggetti, benedizioni eucaristiche e presiedere il Rito delle Esequie e altre liturgie fuori della Messa. A differenza di coloro che sono costituiti nell’ordine dell’episcopato o del presbiterato non riceve però la missione e la facoltà di agire nella persona di Cristo Capo".
(da Wikipedia.org)
a.b.
3 commenti:
Bravi.. abbiamo bisogno noi fedeli di voi Non so' se potro' essere presente ma vi mando i miei migliori auguri se si puo' dire cosi' Certo che mi piacerebbe molto esserci perche' Maurizio e' stato a Gello immagino con Don Carlo Sacerdote con cui sono andata alla Verna e qui che ho iniziato il cammino di fede e di laica francescana quindi caro Don Maurizio ci terrei molto ad esserci.
Ciao da Luciana
Cda Facebook)
Un caro augurio di un cammino sotto le ali dello Spirito Santo con la protezione di Maria , siate apostoli ferventi e assidui nel comunicare a tutti la parola che salva alleluia!
Maria Cristina Tognelli
(da Facebook)
Maurizio e' stato a Gello immagino con Don Carlo Sacerdote con cui sono andata alla Verna e qui che ho iniziato il cammino di fede e di laica francescana quindi caro Don Maurizio ci terrei molto ad esserci.
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