AGLIANA-QUARRATA_ Spiritualità
ecologia e giustizia sociale rappresentano la trama del pluridecennale lavoro
di Waldemar Boff (teologo brasiliano fondatore della ONG "AguaViva")
nelle aree più degradate della periferia di Rio de Janeiro.
Il noto filosofo e “educatore
popolare” sarà il relatore dell’incontro dibattito “Costruiamo insieme un’economia
di giustizia attraverso nuovi stili di vita” in programma giovedì 27 ottobre
alle ore 21 ad Agliana presso la Chiesa parrocchiale in piazza Gramsci. Nell’occasione
sarà presentato il libro “L’albero della vita. Quaderno di pensieri” (Edizioni
Rete Radiè Resch).
All’incontro interverrà anche Antonio Vermigli (istituto IBRA-Rete
Radiè Resch).
Fratello di Leonardo Boff Waldemar vive a Petropolis. Ha studiato filosofia e teologia dai
francescani. Lasciato il monastero al termine degli studi, ha lavorato come
insegnante di inglese prima, in una multinazionale dopo. Negli anni '80
lasciata la multinazionale ha iniziato a lavorare nell'editoria dirigendo varie
collane dell'editore Vosez. Insieme al fratello Leonardo ha fondato il SEOP,
Servizio Educazione e Organizzazione Popolare, iniziando a lavorare con gli
esclusi. A seguire ha fondato insieme alla moglie Maria Regina, Agua Doce-
Serviços Populares. Oggi continua a lavorare a Petropolis e nella Baixada
Fluminense, la periferia povera di Rio de Janeiro, nel sociale e nella
preservazione ambientale..
"Nutriamo il sogno – scrive Waldemar Boff - che l'ambiente possa essere uno spazio comune, dove tutti possiamo prendere posto, ricchi e poveri, sviluppati e sottosviluppati, per pensare al nostro futuro comune"
Waldemar Boff |
“Dentro di me – scrive lo stesso Boff – pensai che era tempo di sedermi e di riorganizzare i pensieri e le esperienze, come faccio di solito dopo un lungo periodo di lavoro. Nei giorni successivi, buttai giù alcune idee su un pezzo di carta, che ora ho provato a sistemare dando un certo ordine”.
Nella prefazione de “L’albero della vita” Antonio Vermigli scrive:
“ Che bello leggere Waldemar! Che bello accogliere il mondo contemporaneo nelle sue parole vere come quelle che soltanto i profeti sanno dire. I suoi racconti, la sua esperienza sono una scossa continua che fa tremare la terra, che ci richiama a responsabilità. Ci arriva come un’onda invisibile e potente che parte da lontano, dal peso dell’angoscia delle persone. E sto usando “volutamente” la parola persone e non popolo, perché è in questi termini che penso a chi è coinvolto nel dramma che Waldemar descrive.
Perché popolo è un’espressione generica e un po lontana. E invece, leggendo, le sentiamo vicinissime queste persone. Persone. Che immaginiamo una per una, dando loro i volti che i suoi racconti ci hanno descritto. Vasti, una bella donna nera di mezza età, che accoglie trenta bambini nel cortile della sua casa nella Baixada Fluminense; la signora Maria, sempre aggressiva, non saluta mai e non sorride mai. Parlando con sua zia, Waldemar ha scoperto che a dodici anni era stata venduta a un ragazzo che saliva nel quartiere con un carretto, comprando ferro vecchio. Ai salti di gioia di Edicleusa, quando Odette, l’assistente sociale della comunità, le ha comunicato che era riuscita dopo tante peripezie a ricostruire la sua storia e le ha consegnato il certificato di nascita. Finalmente! Ufficialmente riconosciuta come una persona, una cittadina. Persone di cui percepiscono il dolore, la precarietà, la paura. E li condividono. Soffrendo per loro, avendo paura con loro.
Persone verso le quali provano una compassione profonde. E questo sentimento ci rende umani come non mai. Ci rende uomini tra gli uomini, dando valore alle nostre vite, dignità al nostro continuare di ogni giorno.
Tutti abbiamo bisogno di modelli e riferimenti che ci aiutino a vivere, a vivere veramente la spiritualità. Tutti abbiamo bisogno di pensieri semplici e profondi che possiamo accogliere nella nostra interiorità e che ci aiutino a dare una risposta semplice agli eventi della vita e della quotidianità. Capisci che l’amore opera meraviglie insospettate, è audace l’amore, non ha confini o gabbie in cui costringerlo, si fa gioco dei nostri schemi e calcoli.
Riesce a riempire il vuoto. Misteriosamente, delicatamente, lasciando respirare il dolore, dandogli aria e fiducia. Capisci che l’amore oltre alle parole ha bisogno di gesti. Piccole attenzioni quotidiane che trasformano la vita di tanti “grandi” considerati “piccoli” perché poveri. Capisci che per secoli abbiamo interpretato come obbligo l’essere solidali e caritatevoli. Mentre il suo invito è l’incontro con l’altro, l’investire la vita per imparare ad amare l’altro, gli altri, la natura, tutti i viventi, perché la nostra vita, lo vogliamo riconoscere o no, si nutre attraverso la tenerezza, la dolcezza, l’amicizia. Se tutti noi volessimo, anche soltanto per un istante, “restare umani”, potremmo trasformare la nostra vita e quella dell’intera umanità.
L'incontro-dibattito è aperto a tutti.
a.b.
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