mercoledì 7 marzo 2012

La politica pistoiese e la centrale a gas in mezzo ai vivai. Quando la superficialità pregiudica il futuro di un pezzo di economia toscana: il metano che non dà una mano. Occupazione: monitoraggio Coldiretti per verificare la possibilità di riassorbire l'ex Radicifil.



PISTOIA_ A pochi giorni dal verdetto della Regione Toscana, si assiste ad un assoluto silenzio da parte della politica pistoiese, su un progetto che mese dopo mese evidenzia tutti propri limiti. È il messaggio che Coldiretti Pistoia ha inviato alla politica locale e regionale, durante un incontro con la stampa, dove sono state evidenziate tutte le incongruenze tecniche, economiche ed ambientali dell'ipotizzata costruzione di una centrale elettrica a gas alle porte di Pistoia. E poi: le istituzioni locali investono risorse per qualificare sempre più Pistoia come Città Verde, ma rischia di trovarsi come biglietto da visita due ciminiere alte 40 metri.

“Circa 15 giorni fa abbiamo inoltrato a tutti i consiglieri provinciali il nostro ultimo studio sui reali effetti della centrale per la popolazione ed il tessuto produttivo pistoiese, senza alcun riscontro -ha riferito Riccardo Andreini, presidente di Coldiretti Pistoia-. Abbiamo l'impressione che Consiglio e Giunta provinciali siano distratti in questo momento da altre priorità, piuttosto che pensare al futuro dei cittadini e dell'economia pistoiese.

Nel 2010 una multinazionale svizzera chiede di costruire una centrale a gas a ciclo combinato alle porte di Pistoia, in mezzo ai vivai. L'area individuata tocca i borghi di Badia, Canapale, Bottegone e Ponte alla Pergola, prima occupata dalla EX FABBRICA RADICIFIL. La società promette di riassorbire parte degli oltre 100 dipendenti (ma all'atto pratico si tratterà solo di una decina di lavoratori). Le istituzioni locali, senza pensare troppo alle implicazioni, firmano un protocollo d'intesa con l'azienda. Al momento la Regione Toscana sta effettuando la Valutazione di impatto ambientale (Via) e a breve dovrebbe decidere.

“Pensavano di fare cosa buona e giusta, perché c'era la promessa di riassorbire i dipendenti rimasti senza lavoro-ha continuato Andreini-. Ma dopo? Nessun ripensamento neppure in seguito alle ripetute denunce di incongruità e di dannosità del progetto da parte di un'associazione come Coldiretti, e non solo, che evidenziava i rischi sui livelli occupazionali dei vivai.

La Provincia, al contrario, avrebbe potuto verificare presso le aziende vivaistiche se c'erano opportunità occupazionali per gli ex lavoratori Radicifil. Non l'ha fatto, lo farà ora Coldiretti. Nessuna garanzia o promessa al vento, naturalmente. Non vogliamo illudere nessuno, men che meno chi ha un problema gravoso come la mancanza di lavoro: verificheremo le esigenze delle aziende e, laddove possibile, prepareremo una proposta concreta da inviare anche a Gianfranco Simoncini, assessore regionale alle Attività produttive, lavoro e formazione”. Simoncini nel 2010 firmò con provincia di Pistoia, comune di Pistoia e società proponente, quel protocollo d'intesa che oggi grava pesantemente sul futuro assetto produttivo e ambientale della piana pistoiese.

“Le due ciminiere della centrale, di oltre 40 metri, diventerebbero il biglietto da visita della città. Bruciando gli sforzi per qualificare nel mondo 'PISTOIA CITTÀ VERDE' -ha spiegato il direttore di Coldiretti Pistoia, Francesco Sossi-. Ad esempio, ogni tre anni la città ospita la manifestazione 'Vestire il paesaggio', organizzata proprio dalla Provincia ed utilizzando importanti risorse provenienti anche da altri enti pubblici e privati. Dov'è la coerenza?. Ma veramente si pensa di emulare i successi turistici, commerciali e di immagine del ChiantiShire, con due ciminiere ad accogliere i visitatori?”.


L'IMPATTO AMBIENTALE DI UNA CENTRALE CHE FA PAURA ED IMBARAZZA LA POLITICA PISTOIESE. LO STUDIO

Dopo la presentazione del progetto alla Regione per la Valutazione di impatto ambientale (Via) da parte della Repower, per la costruzione di una centrale a gas a ciclo combinato (nei pressi dei borghi abitati di Badia, Canapale, Bottegone e Ponte alla Pergola, alle porte di Pistoia), Coldiretti Pistoia nell'estate 2011 ha presentato uno studio che ha elencato ben 9 motivi perché la Regione non desse il suo assenso. Uno studio condotto da un'agenzia scientifica esterna, Ema srl (Environmental Management Agency), curato da Simone Gorelli, docente di pianificazione ambientale all'università di Pisa, e dall'agronoma Elena Balducci.

Obiezioni che hanno portato la Regione Toscana a chiedere chiarimenti alla proponente. La Repower ha risposto, ma invece di chiarire i punti indicati dalla Regione... ha parlato d'altro. Tali incongruenze sono state evidenziate in una nuova serie di obiezioni da parte di Coldiretti, che vengono riproposte in sintesi di seguito.



Occupazione

In linea generale il progetto risulta incoerente con i principali obiettivi di pianificazione regionale e locale, a questo proposito si ritiene utile evidenziare che anche la coerenza con i principali strumenti di sviluppo sociale come quelli inerenti il mercato del lavoro non trova riscontro positivo su quanto argomentato dal proponente, in quanto non viene sviluppata alcuna analisi della forza lavoro impiegata nella centrale e soprattutto il bilancio dei posti di lavoro che andrebbero verosimilmente persi sia nel settore vivaistico che in quello turistico. Lo stesso proponente dopo aver affermato importanti ricadute occupazionali, senza peraltro aver tenuto conto dei potenziali ripercussioni negative in altri settori, afferma di essere “in questa fase di difficile quantificazione” e ci si chiede in quale fase vorrebbe sviluppare tali analisi. Peraltro una centrale turbogas non è un progetto innovativo ed il proponente dovrebbe essere con certezza a conoscenza della forza lavoro necessaria a regime di impianto.



L'aria

Per quanto gli effetti degli inquinanti emessi dalla centrale in atmosfera, c'è da evidenziare che le analisi della società si basano su dati del 2005, che inficiano del tutto la valenza scientifica delle elaborazioni della Repower sugli effetti delle emissioni sull'aria.

Basti considerare che relativamente all’NO2 (Diossido di azoto) si riscontrano valori molto vicini al limite con una tendenza in aumento, come descritto nel report ARPAT “Lo stato della qualità dell’aria - Rete di monitoraggio della provincia di Pistoia” anno 2010-2009, dove si afferma che “per questo inquinante si assiste negli ultimi anni ad un inversione del trend con un incremento dei livelli medi di concentrazione particolarmente evidente nel 2009”. Tendenza confermata anche dai dati 2011.

Le controdeduzioni di Repower, poi, trascurano del tutto gli effetti dell'Ozono (O3). L'Ozono è un inquinante secondario fortemente connesso alle sostanze emesse dalla centrale. In pratica gli inquinanti che fuoriescono dalle ciminiere contribuiscono alla formazione in atmosfera dell'Ozono, i cui effetti sono trascurati in tutta la documentazione Repower. È come se si valutasse l'effetto del fumo di un braciere in uno spazio aperto, mentre ho intenzione di scaldare una stanza di 9 metri quadri senza finestre.

Le criticità sono riconducibili all'introduzione di un nuovo elemento che emette in ambiente tra gli altri gli NOx precursore per l'ozono (inquinante secondario) il quale può creare danni alla salute in quanto è un forte ossidante, ma anche alla vegetazione sensibile quindi potenzialmente anche a specie coltivate nei vivai causando normalmente necrosi fogliari (quindi pianta esteticamente non appetibile) o riduzione di biomassa (le piante crescono meno), i problemi con la salute sono connessi anche alle polveri sottili (anche se viene dichiarato che non vengono emesse), ma sicuramente avremo problemi in fase di costruzione e una lieve emissione ci sarà anche in produzione. Inoltre l'impianto è in prossimità di una autostrada quindi potremmo avere effetto cumulativo di tali inquinanti.



Motivazioni che hanno spinto alla presentazione del progetto

L’area di localizzazione del progetto è classificata industriale, ma non si tratta di una zona in cui si sviluppa una rete di aziende e un sistema infrastrutturale e di servizi a supporto di tali attività. Pertanto, risulterebbe di più immediata comprensione ed utilità per il territorio, la riconversione degli edifici ex-industriali in strutture a supporto dello sviluppo delle attività già presenti come, ad esempio, strutture commerciali o per la gestione dei rifiuti nell’ambito del settore vivaistico.

Si ritiene necessario specificare che, essendo la rilevanza del l’impianto proposto di tipo regionale, come indicato dal proponente, si rilevano nei confini amministrativi della Toscana numerose aree industriali da riqualificare, a nostro avviso ben più vocate che dovevano essere quanto mento considerare nelle diverse alternative di localizzazione nel SIA, oltre ovviamente all’alternativa zero, cosa che non è stata inquadrata dimostrando una fossilizzazione del proponente sul territorio di Pistoia, al punto che viene specificato che “Nel territorio di Pistoia appare molto difficile reperire un’area della superficie richiesta dalla Centrale in altre aree industriali esistenti o programmate, essendo queste o già occupate o di dimensione troppo ridotta” come se fosse l’unica localizzazione possibile del progetto, pertanto si rileva in tali affermazioni una mancanza di analisi delle alternative di localizzazione e di progetto all’interno del SIA.



Coerenza con la pianificazione

Il piano energetico regionale. Il Piano di Indirizzo Energetico Regionale (Pier) prevede la riduzione del Gas serra del 20% tramite l'utilizzo di Fonti di energia rinnovabile (Fer), che entro il 2020 deve arrivare al 20% del fabbisogno. 

In questo contesto si fa riferimento al metano solo per la riconversione di centrali Enel di Livorno e Piombino, attualmente alimentate anche da combustibili come olio. Pertanto, il piano individua il metano come prodotto “di transizione nel medio periodo per “traghettare”, nel lungo periodo, la nostra società dall’era del petrolio a quella delle rinnovabili” e valorizza l’adozione di gas metano, ma come elemento utile alla riconversione di impianti preesistenti più inquinanti.

Il piano regionale ammette la costruzione di nuove centrali a metano solo nel caso che Enel accettasse la riduzione della potenza degli impianti di Livorno e Piombino. Quindi, perché possa essere costruita una centrale a metano da parte di Repower, occorre che Enel sia disponibile a ridurre il proprio potenziale produttivo. In ogni caso la realizzazione di una nuova centrale a gas metano non comporterà un incremento della produzione di energia elettrica in Regione Toscana nel medio e lungo periodo, implicando effetti nulli sul bilancio energetico.

Il piano provinciale. E’ di tutta evidenza la priorità della pianificazione regionale di recuperare le aree industriali integrandole nel tessuto produttivo locale, che, nel caso specifico è indiscutibilmente di tipo vivaistico, come peraltro ripreso nel PSC di Pistoia, che indica come strumento per la realizzazione dell’obbiettivo primario la “Riqualificazione e razionalizzazione del tessuto produttivo primario e secondario e dei relativi rapporti con le attività commerciali” tramite la “Realizzazione di un sistema multipolare attrezzato e infrastrutturato principalmente attestato lungo l’asse del vivaismo”.

Si ricorda in relazione all’analisi della vincolistica, che gli elementi del progetto si distribuiscono su aree a diversa classificazione: la centrale ricade in zona D1- zona produttiva industriale, mentre il tracciato del gasdotto interrato, la sottostazione elettrica interessano la zona E3 (Zone a Vivaio), e il cavidotto interessa zone E3 (Zone a Vivaio), zone B1 (zone residenziali esistenti di completamento) e parte di zona E4F (zone agricole con vincolo di rispetto). In relazione a queste ultime si ritiene necessario di porre attenzione alle interferenze connesse soprattutto alla fase di cantiere (movimentazioni di terra, opere di fondazione, posa del cavidotto, ecc..) legate alla realizzazione della sottostazione e del cavidotto, che interesseranno aree di vivaio e zone agricole con vincolo di rispetto (quindi zone che rappresentano la vocazionalità del territorio e lo caratterizzano dal punto di vista paesaggistico, culturale ed identitario). Soprattutto per la zona E4F non è chiara nel SIA la caratterizzazione specifica del sito interessato dal progetto.

In relazione all’occupazione di suolo da parte delle opere oggi a destinazione d’uso non industriale come sopra specificato, si ritiene necessario approfondire ulteriormente gli aspetti legati alle superfici occupate, alle proprietà di queste e soprattutto si ritiene utile approfondire i temi legati alle azioni di esproprio dei terreni interessati direttamente dalle opere in progetto sia in fase di cantiere che di esercizio, nonché alla perdita di valore dei terreni prospicenti la centrale e le opere connesse.

Il paesaggio. Inoltre, si ritiene che le opere in progetto pur venendo realizzate prevalentemente in aree non sottoposte a vincoli paesaggistici e /o ambientali possono sia in fase di cantiere che di esercizio avere interferenze indirette sulle aree vincolate (es. interazioni -prelievi, scarichi di acqua nel torrente Brusigliano, affluente dell’Ombrone Pistoiese che interferisce con le aree tutelate); inoltre, si registra un’influenza diretta del cavidotto con il fiume Ombrone Pistoiese che viene classificato nel PTC (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) «Sistema funzionale per l’ambiente regionale –Collegamenti Paesistici- Alvei e Fondovalle dei Corsi d’Acqua di Pianura», ed una interazione diretta relativa alle interferenze visive.

Fonte: Comunicato Stampa Coldiretti Pistoia

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