martedì 8 gennaio 2013

Sicurezza/ Dopo i recenti fatti di cronaca una riflessione di Antonio Sammartino: "E' compito della politica guardare al tema della sicurezza senza atteggiamenti pregiudiziali". Attenzione a non alimentare forme di discriminazione e razzismo. Venerdì 11 consiglio comunale aperto a Quarrata.


 

QUARRATA_ A pochi giorni dal consiglio comunale aperto sulla sicurezza in programma venerdì 11 gennaio a Quarrata come riflessione al dibattito riportiamo integralmente quanto scritto da Antonio Sammartino, garante dei detenuti di Pistoia pubblicato su http://www.garantedetenutipistoia.blogspot.it. 
Il comunicato parte dai “sentimenti d’allarme sociale” che si stanno diffondendo soprattutto sul territorio della Piana dopo le ultime recenti vicende, in primis il tragico omicidio di don Mario Del Becaro, parroco di Tizzana e Catena nonchè dai numerosi furti nelle abitazioni registrati nelle ultime settimane.


L'INTEGRAZIONE SOCIALE COME MEZZO PER UNA SOCIETA' PIU' SICURA

Le ultime vicende che hanno riguardato il nostro territorio relative al susseguirsi di numerosi furti nelle abitazioni, atti di violenza a scopo di rapina, fino al tragico gesto dell'omicidio di un sacerdote, hanno suscitato in tutti noi un sentimento di allarme sociale, riportando al centro dell'attenzione il tema della sicurezza.
Giustamente, e qui senza distinzione di appartenenze politiche, da più parti si richiama alla necessità di maggiori controlli sul territorio da parte delle forze dell'ordine, nonché di un potenziamento dell'attuale organico degli agenti di polizia e quindi di una maggiore capacità nel reprimere gli atti criminosi.

Condividendo la preoccupazione per quello che sta accadendo, vorrei sottolineare che sarebbe a mio avviso insufficiente se ci affidassimo solamente ad una risposta di tipo repressivo, in quanto una maggiore sicurezza sociale è anche la diretta conseguenza della capacità da parte di un territorio nel riuscire ad essere anche più attento e rispondente alle necessità e ai bisogni di chi ha meno possibilità e capacità d'integrarsi.
Don Mario Del Becaro
Occorre cioè, oltre all'importante e necessario ruolo svolto dalle forze dell'ordine, che gli enti locali esprimano delle politiche sociali in grado di intercettare le aree di bisogno e di emergenza sociale presenti nel nostro territorio, cercando di dare delle risposte concrete e offrire delle alternative a coloro, come purtroppo sempre più spesso tra i giovani e giovanissimi, vedono nella devianza sociale, e quindi nel crimine, l'unica strada possibile.
Le realtà presenti sul nostro territorio che operano con i ragazzi e i soggetti a rischio di devianza sociale, come i centri socio educativi, le associazioni di volontariato e le cooperative sociali, svolgono un ruolo di prevenzione, recuperando a ruolo di cittadini, chi potenzialmente potrebbe diventare un domani uno spacciatore, un ladro o un borseggiatore.

 Come giustamente si ravvisa la necessità di non tagliare le spese e di potenziare l'organico di chi tra mille difficoltà si occupa di ordine pubblico, è allora altrettanto importante che vi sia a mio avviso un'uguale attenzione, già a partire dagli enti locali, nel sostenere queste realtà associative appena descritte, che si occupano principalmente di recupero sociale.

Condurre in carcere chi commette dei reati, senza svolgere nessuna azione rieducativa, (prima e durante il periodo detentivo), non risolve i problemi sulla sicurezza, ma li sposta solamente nel tempo.
Del resto, rimanendo in ambito penitenziario, tutti i dati ormai confermano che la sola azione repressiva, al di là di quello che verrebbe naturale pensare, genera insicurezza e non sicurezza sociale, producendo e alimentando il fenomeno della recidiva dei reati. Infatti, 7 detenuti su 10 (70%), che scontano l'intera pena in carcere, ricommettono un reato dopo il periodo di detenzione; mentre 2 detenuti su 10 (20%), ammessi alle misure alternative al carcere, ricommettono un reato dopo il fine pena.
E' compito della Politica guardare al tema della sicurezza senza atteggiamenti pregiudiziali, orientando la propria attività verso quelle azioni che veramente possono portare a dei risultati concreti, evitando, come accaduto in passato, di agire sull'onda dell'emotività che troppo spesso ha avuto come unico effetto solamente quello di alimentare forme di discriminazione e razzismo.

Dr. Antonio Sammartino
Garante dei detenuti di Pistoia

1 commento:

Anonimo ha detto...

Condivido che non si debbano affrontare tematiche di questa portata sull'onda dell'emotività, ma allo stesso tempo trovo riduttiva l'analisi che viene proposta. Prevenire è meglio di curare. E allora se il potenziamento degli organici di polizia non è la soluzione, non lo è neppure il maggior coinvolgimento delle associazioni che si occupano del "recupero sociale" perché si interviene quando già si sono manifestate difficoltà.
Una comunità "solidale" è ricca di valori, attenta e rispettosa nelle relazioni e pronta a farsi carico del prossimo che non può essere un estraneo. Uno stile di vita che "si fa carico" non si predica, non si insegna; si pratica, si vive, si testimonia si apprende in primo luogo in famiglia.
Se si vuole arginare questa deriva è alla famiglia che come altre, e forse più di altre, istituzioni sta attraversando un periodo di grandi difficoltà, alla sua promozione e al suo sostegno reale, che devono essere indirizzare le attenzioni di tutti.

Renata Fabbri