sabato 1 gennaio 2011

La dimensione pubblica della fede. Una ricchezza per tutti. Omelia del Vescovo di Pistoia per la Giornata della Pace


PISTOIA. “La dimensione pubblica della fede, in particolare del cristianesimo, non solo è necessaria alla fede stessa, ma diventa momento di ricchezza e di crescita per l’intera compagine sociale”. Così il vescovo di Pistoia, Mansueto Bianchi, nel primo pomeriggio dell’anno, in cattedrale di San Zeno, durante la Messa per la Giornata dedicata alla pace, quest’anno centrata sulla libertà religiosa.
“Il credente e il cristiano in particolare, non riduce il proprio rapporto con Dio e con il Vangelo a una silenziosa dimensione di coscienza e di interiorità – ha aggiunto mons. Bianchi - ma partecipa al cammino della città, al progetto della civiltà, portando la testimonianza e la proposta di quei valori e comportamenti che sono umani ed umanizzanti secondo il Vangelo. Lo fa – ha precisato - nel rispetto del pluralismo e delle regole democratiche, che sono per lui un alto valore, lo fa cercando con libertà quelle mediazioni politiche e culturali che possano sembrargli adeguate, lo fa cercando collaborazioni e condivisione anche con persone di altri orientamenti, che possano, anche parzialmente, condividere valori e progetti che sono profondamente umani”.
Per mons. Bianchi la libertà religiosa “non è solo un segmento della libertà complessiva delle persone e neppure una delle tante libertà che ineriscono alla vita del soggetto, ma proprio perché si colloca nella profondità della coscienza e tocca gli orientamenti fondamentali dell’ esistenza è una libertà fontale ed è presupposto e condizione della legittimità delle norme sociali e giuridiche. Colpire il diritto alla libertà religiosa significa colpire e ferire la libertà stessa nella sua radice ed indebolire i vincoli di solidarietà e la capacità di rispetto e di accoglienza verso l’altro nelle relazioni sociali”.
L’omelia del vescovo Bianchi ha preso avvio con alcune considerazioni dedicate al tempo. “Noi sappiamo – ha premesso – che il tempo non è il cerchio ferreo dell’eterno ritorno, non è il palcoscenico di un dramma che si ripete immutato, non è gioco da gesti scaramantici e propiziatori: il tempo è il luogo dell’incontro tra il progetto di Dio e la nostra responsabilità, tra il Suo amore e la nostra libertà”.
Ecco di seguito il testo integrale dell'omelia visibile sul sito diocesano www.diocesipistoia.it dove, nello spazio blog, è anche possibile interagire, a proposito di “gesti scaramantici e propiziatori”, a proposito di oroscopi e superstizioni.

LA DIMENSIONE PUBBLICA DELLA FEDE: UNA RICCHEZZA PER TUTTI" OMELIA DI MONS. MANSUETO BIANCHI PER LA GIORNATA DELLA PACE
Pistoia 1 Gennaio 2011

"Sorelle e Fratelli miei, eccoci di nuovo riuniti, in questo primo giorno dell’ anno, quasi a rannodare il filo della vita tra ciò che è trascorso e ciò che sta iniziando, tra il cammino percorso ed il nuovo tratto di strada che ci si apre dinanzi.
Noi sappiano che il tempo non è il cerchio ferreo dell’ eterno ritorno, sappiamo che non è il palcoscenico di un dramma che si ripete immutato, sappiamo che non è giocato da gesti scaramantici o propiziatori.
Il tempo è il luogo dell’ incontro tra il progetto di Dio e la nostra responsabilità, tra il Suo amore e la nostra libertà. Noi guardiamo perciò all’ anno che si è concluso ed a quello che si inizia come a frammenti di vita di cui siamo pienamente responsabili, affidati alle nostre mani ed al nostro cuore, perché possano comporsi e realizzare quel progetto di Dio che è la Storia della Salvezza, ma anche l’unica possibile Salvezza della storia.
Sostiamo dunque sul limitare del nuovo anno non come spettatori annoiati o disincantati di quella rappresentazione già tante volte vista che è la vita, ma come pellegrini della speranza, persone che raccolgono la sfida del futuro dalle mani di Dio e gli uni dalle mani degli altri, protesi ad un progetto di umanità e di vita che sia degno della nostra vocazione e del nostro “destino”.
In questo primo giorno dell’ anno, posto sotto il segno e l’invocazione di Maria, Madre di Dio, nuova creatura e promessa di una umanità rinnovata e trasfigurata dall’ incontro con Dio, la nostra riflessione e la nostra preghiera sostano sul tema della pace. Non è per fare accademia e non è neppure per tuffarci nella melassa dei buoni sentimenti: è perché sappiamo che se non c’è pace, se non ci sono cammini di pacificazione, non c’è né dignità umana né identità cristiana.
La pace è l’evidenza del primato di ragione e coscienza nelle molteplici relazioni umane ed è al contempo lo svelamento del volto di Dio, della paternità di Dio, dentro la vita delle persone e dei popoli.
Quest’anno in particolare il Papa ci chiama a riflettere, a pregare, ad operare sul tema della libertà religiosa come via alla pace. Abbiamo dietro le spalle un anno sanguinoso e cinico, sotto questo aspetto, segnato anche nelle ultime ore da aggressioni fisiche fino alla soppressione della vita, da fondamentalismi religiosi che diventano fanatismo politico ed intolleranza del diritto altrui, da regimi politici che sono progettualmente persecutori nei confronti della dimensione religiosa, pretendendo di rimuoverla o almeno di asservirla e controllarla. Ed abbiamo tutti ben presente che la Fede cristiana è quella che, anche statisticamente, riceve più aggressione e più persecuzione nel mondo.
Questo clima violento che, in alcune parti del mondo, si collega patologicamente all’ esperienza religiosa, induce molti a pensare che essa sia, per sua natura, intollerante ed aggressiva, sorgente di divisioni e contrapposizioni. Si guarda perciò alla dimensione religiosa come a qualcosa di cui diffidare, come ad una forza irrazionale e viscerale, da controllare e da cui distanziarsi nel cammino della civiltà e, in ogni caso, da racchiudere nella riservatezza delle scelte personali, che si devono certo rispettare ma che non possono avere ricadute o incidenze sul vivere civile e sociale.
Occorre dire anzitutto con chiarezza che ogni persona ha diritto a vivere ed esprimere il proprio orientamento spirituale, la propria dimensione religiosa. Scrive il Papa: “risulta doloroso constatare che in alcune regioni del mondo non è possibile professare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della vita e della libertà personale. In altre regioni vi sono forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti ed i simboli religiosi… il Diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana… per questo ogni persona è titolare del sacro diritto ad una vita integra anche dal punto di vista spirituale…senza l’apertura al Trascendente, la persona umana si ripiega su se stessa, non riesce a trovare risposte agli interrogativi del suo cuore circa il senso della vita ed a conquistare valori e principi etici duraturi, e no riesce nemmeno a sperimentare una autentica libertà ed a sviluppare una società giusta” (Messaggio per la Giornata della Pace, 1/1/2011).
La libertà religiosa non è dunque solo un segmento della libertà complessiva delle persone e neppure una delle tante libertà che ineriscono alla vita del soggetto, ma proprio perché si colloca nella profondità della coscienza e tocca gli orientamenti fondamentali dell’ esistenza è una libertà fontale ed è presupposto e condizione della legittimità delle norme sociali e giuridiche. Colpire il diritto alla libertà religiosa significa colpire e ferire la libertà stessa nella sua radice ed indebolire i vincoli di solidarietà e la capacità di rispetto e di accoglienza verso l’altro nelle relazioni sociali.
Si capisce allora quanto sia falsa e fuorviante un’idea che si fa pervasiva nella cultura occidentale, cioè che la dimensione religiosa in quanto tale sia fonte di divisioni, di contrapposizioni, di violenze dentro il tessuto sociale. Questo accade là dove la dimensione religiosa diventa patologica perché piegata e strumentalizzata a fini politici, a tensioni etniche, o comunque asservita al potere. In questo senso il fondamentalismo religioso, è fanatismo, come anche sull’ opposto versante, il laicismo che considera la dimensione religiosa come irrazionale e fonte di tensioni sociali, sono forme speculari di strumentalizzazione della dimensione religiosa, di incapacità ad accogliere e vivere il criterio del pluralismo e della laicità.
Infine vorrei sottolineare come una sottile forma di arginamento della libertà religiosa è quella di racchiuderla nella stretta dimensione individuale della coscienza, negandole ogni ricaduta pubblica e sociale. Scrive il Papa: “la libertà religiosa, come ogni libertà, pur muovendo dalla sfera personale, si realizza nella relazione con gli altri. Una libertà senza relazione non è libertà compiuta”.
Il credente dunque, il cristiano in particolare, non riduce il proprio rapporto con Dio e con il Vangelo ad una silenziosa dimensione di coscienza e di interiorità, ma partecipa al cammino della città, al progetto della civiltà, portando la testimonianza e la proposta di quei valori e comportamenti che sono umani ed umanizzanti secondo il Vangelo. Lo fa nel rispetto del pluralismo e delle regole democratiche, che sono per lui un alto valore, lo fa cercando con libertà quelle mediazioni politiche e culturali che possano sembrargli adeguate, lo fa cercando collaborazioni e condivisione anche con persone di altri orientamenti, che possano, anche parzialmente, condividere valori e progetti che sono profondamente umani.
La dimensione pubblica della fede, in particolare del cristianesimo, non solo è necessaria alla fede stessa, ma diventa momento di ricchezza e di crescita per l’intera compagine sociale.
Eccoci, care Sorelle e Fratelli, all’ inizio del nuovo anno 2011 a parlare ancora di pace, a pregare ancora perché ci sia fatto dono della pace. E’ la nostra sfida di sempre, è la fatica che ci accompagna nel costruire, attraverso il tempo, una figura di uomo ed una vicenda di storia che sia a misura della nostra dignità, della nostra vocazione, del nostro “destino”. Lo facciamo anche quest’ anno guardando a Maria, a questa donna unica, irripetibile, inarrivabile, che ha generato per noi il Figlio di Dio, l’inizio di un mondo nuovo, la sorgente mai esausta di ogni nostra speranza. Alla preghiera di Maria ci affidiamo perché, anche quest’anno, diriga i passi della Chiesa e del mondo sul cammino della Pace.
Mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia

fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia

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