martedì 22 novembre 2011
La buona politica? Una danza, guidata dai più deboli. Appello della Diocesi di Pistoia alle forze politiche impegnate verso le elezioni amministrative di primavera. Tre parole chiave (sobrietà, partecipazione, scelte) e quattro ambiti (casa, lavoro, giovani, ambiente)
PISTOIA – “La buona politica? Una danza, tra debolezza e forza, in cui è il più debole a dettare il passo”. Ricorre a questa suggestione il documento che tre uffici pastorali della diocesi di Pistoia (Caritas, Sociale, Comunicazioni) hanno indirizzato alle forze politiche pistoiesi impegnate nella definizione di programmi e candidature in vista delle amministrative 2012.
Nel pistoiese, cinque i Comuni interessati: oltre a Pistoia, Quarrata e Serravalle in pianura, San Marcello e Marliana in montagna.
Il documento è stato presentato questa mattina, nel Seminario Vescovile, dai direttori dei tre uffici: Marcello Suppressa, Selma Ferrali, Mauro Banchini.
Si tratta di un appello che “non deve essere letto in modo strumentale da nessuna delle parti”.
I firmatari precisano di voler restare “nei confini di una impostazione laica e rispettosa delle sfere di competenza” dicendosi anche consapevoli circa la necessità di “evitare la tentazione di impartire insegnamenti dall’alto di chissà quali cattedre”.
Premessa poi una significativa citazione da un documento conciliare sulla attività politica da intendere come “difficile ma insieme nobilissima” e precisato di non voler portare apporti qualunquistici “nel clima odierno di antipolitica”, il documento-appello precisa la sua intenzione: “Fornire un contributo, in modo costruttivo e dialogico, affinché l’attenzione di chi deve assumere scelte specifiche in termini di candidature e programmi sia rivolta in modo prioritario alle esigenze dei più deboli e cioè di quelli che hanno maggiore bisogno proprio della politica”.
Tre le parole dell’appello intitolato “Servire il bene comune” e distribuito a pochi giorni dalla presentazione del dossier Caritas sul disagio sociale nella realtà pistoiese: sobrietà, partecipazione, scelte.
C’è innanzitutto (“sobrietà”) un richiamo al valore della politica (“come testimonianza di servizio ai cittadini e non come accumulo di privilegi e interessi destinati a sfociare in carriere o sistemazioni”) con una sorta di memorandum etico per chi accetta di fare politica: aggiornamento tecnico e preparazione culturale, temporaneità di un servizio che non può rappresentare “il mestiere di una vita”, riduzione dei costi anche locali della politica, ripensamento sulla democrazia interna dei partiti, rifiuto di privilegi.
In secondo luogo (“partecipazione”) un forte invito all’ascolto e alla partecipazione dal basso. “Le straordinarie innovazioni della rete web e del contesto digitale rappresentano oggi un sistema efficace per favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte di governo”) con la sottolineatura che “ogni cittadino correttamente informato, e dunque libero, rappresenta un valore aggiunto anche in termini di reazione civile a chi volesse continuare a gestire il potere sulla base di demagogie e populismi”.
Il terzo concetto (“scelte”) invita a porre non solo “attenzione” ma anche “scelta preferenziale” nei confronti di chi “fa più fatica nelle nostre città”.
Vengono evidenziati quattro ambiti: la casa (“Inevitabile porsi anche gli aspetti legati al numero delle abitazioni sfitte e al patrimonio già edificato da poter ristrutturare fornendo un contributo anche all’esigenza di evitare ulteriori consumi di ambiente”), il lavoro (“Fondamentale la necessità di percorsi formativi, differenziati ma corrispondenti ai bisogni delle persone e del territorio”), i giovani (“E’ forte il sospetto che si voglia servirsi di loro più che servirli e accompagnarli con slancio educativo nelle loro libere traiettorie di crescita”), l’ambiente (“Una città a misura d’uomo prevede spazi d’incontro per favorire la socialità delle persone, realizzati non in base al tornaconto di pochi ma al ben-essere della comunità e improntati all’attenzione massima per l’ambiente, alla educazione della coscienza ecologica di ciascuno e di tutti”).
Nel documento anche una notazione circa il necessario rispetto (“anche locale”) del voto popolare sul referendum in materia di acqua bene comune.
Ai partiti vengono chiesti programmi elettorali “non ridotti alla semplice dimensione di spot né condizionati da impostazioni populistiche”. E si chiede che la fase successiva al voto, quella dei mandati amministrativi, “possa contare sul valore aggiunto delle finestre aperte, dei vetri trasparenti, delle sale accoglienti, della disponibilità alle verifiche e all’ascolto”.
Ecco il testo completo dell'appello:
DIOCESI DI PISTOIA
Caritas diocesana, Ufficio per la Pastorale Sociale e il Lavoro, Ufficio per le Comunicazioni Sociali
SERVIRE IL BENE COMUNE
Pistoia, 22 novembre 2011 - Nella primavera 2012 in alcuni Comuni sul territorio della diocesi (Pistoia, Quarrata, Serravalle, San Marcello, Marliana), i cittadini saranno chiamati a eleggere nuovi Sindaci e nuovi Consigli Comunali: appuntamenti di partecipazione democratica che cadono in una fase delicata per le sorti, locali e globali, non solo dell'economia ma anche della democrazia. E in un contesto nazionale dove è sempre più profondo il distacco fra cittadini e ceto dirigente.
Anche sulla base del documento finale della XLVI Settimana sociale dei cattolici italiani a Reggio Calabria (“Noi tutti, come Chiesa e come credenti, siamo chiamati al grande compito di servire il bene comune della civitas italiana in un momento di grave crisi”) nonché dell'intervento con cui il presidente Cei card. Angelo Bagnasco ha aperto, a Todi, il Forum del mondo del lavoro (“I fedeli laici sanno che è loro dovere lavorare per il giusto ordine sociale, anzi è un debito di servizio che hanno verso il mondo in forza dell'antropologia illuminata dalla fede e dalla ragione. E' questo il motivi per cui non possiamo tacere”) ci sentiamo in dovere di far sentire la nostra voce in merito.
Questo appello non deve essere letto in modo strumentale da nessuna delle parti. E' nostra precisa volontà restare nei confini di una impostazione laica e rispettosa delle singole sfere di competenza. E bene conosciamo la tentazione, che intendiamo evitare, di impartire insegnamenti dall’alto di chissà quale “cattedra”.
Ci interessa però fornire un contributo, in modo costruttivo e dialogico, affinché l’attenzione di chi deve assumere scelte specifiche in termini di candidature e di programmi sia rivolta in modo prioritario alle esigenze dei più deboli, dei più fragili, dei meno protetti: di quelli, dunque, che hanno maggiore bisogno proprio della politica e delle sue scelte.
Nel clima odierno di “antipolitica” ci piace sottolineare come, riferendosi all’attività politica, il Concilio Vaticano II (“Gaudium et spes”, 75) ebbe a definirla come “difficile ma insieme nobilissima”.
Vorremmo dunque poterci confrontare su programmi elettorali non ridotti alla dimensione, strumentale, di semplici “spot” né condizionati da impostazioni populistiche. Vorremmo che i programmi, di ogni singola parte, possano essere ispirati alla sincera volontà di affrontare e risolvere le questioni aperte, e certo non semplici, nelle nostre città ponendo al centro i bisogni dei più deboli.
Vorremmo, soprattutto, che la fase successiva al voto – quella dell’intero mandato amministrativo – possa contare sul valore aggiunto delle finestre aperte, dei vetri trasparenti, delle sale accoglienti, della disponibilità alle verifiche e all'ascolto.
Come comunità cristiana – unita, sul piano delle fede in Cristo, da un'unica Appartenenza ma legittimamente distinta, sui terreni civili, in varie appartenenze – non vogliamo sottrarci dalla responsabilità di una parola franca e, se necessario, critica. Ciò nelle diverse fasi: predisposizione dei programmi, campagna elettorale, costituzione degli organi di governo negli enti locali, percorsi dei mandati amministrativi, verifiche finali.
Non è un caso che questo appello sia distribuito a pochi giorni dalla presentazione del “dossier 2011 Caritas su povertà e risorse” che ha fotografato le fragilità di una parte significativa tra le sorelle e i fratelli, ovunque nati, che vivono nel territorio pistoiese. Sbaglierebbe chi pensasse a relegare in un ruolo solo “assistenziale”, e magari di supplenza, la dimensione solidaristica di un impegno di Carità che, invece, non può non significare consapevolezza attorno alle cause - vicine e lontane, locali e globali - delle fragilità nonché impegno di giustizia.
Per il momento indichiamo alcune linee inevitabilmente generali ritenendo che, sulla base del pensiero sociale della Chiesa, la comunità ecclesiale pistoiese possa verificare ulteriori iniziative di maggiore dettaglio. Comprese quelle nell'ambito di una rigorosa formazione alla politica.
Sobrietà.
Anche in base alla indicazione contenuta nell'articolo 54 secondo comma della nostra Costituzione (“I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”) e senza dimenticare il comma precedente (“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi”) ci permettiamo di richiamare all'esigenza di una effettiva sobrietà.
Intendiamo richiamare i candidati al valore della politica come testimonianza di servizio ai cittadini e non come accumulo di privilegi e interessi destinati a sfociare in carriere o sistemazioni politiche.
Chi accetta incarichi in amministrazioni pubbliche, specie nell’attuale periodo storico caratterizzato dalla estrema complessità delle questioni da affrontare, non può non avvertire la necessità di una formazione continua, di un aggiornamento anche tecnico, di una preparazione culturale adeguata alle sfide da combattere.
Il servizio politico deve, per sua natura, essere temporaneo: salvo casi particolari e comunque eccezionali, non può rappresentare “il mestiere di una vita” come, invece, vediamo accadere anche localmente e anche nei cosiddetti “rami bassi” delle istituzioni.
La stagione politica che attendiamo come nuova non potrà essere considerata tale se saranno nuovi solo i volti dei protagonisti e il processo non coinvolgerà anche gli stili, i contenuti e le finalità perseguite. Volti nuovi e metodi vecchi, soprattutto in una dimensione sempre più caratterizzata dalle tendenze a forme più o meno striscianti di populismo e degenerazione massmediatica, non possono essere una risposta adeguata alla esigenze del momento.
Sobrietà e ricerca del bene comune, piuttosto che perseguimento di interessi personali o di gruppo: questo potrà rendere finalmente “nuova” la politica.
Ragionando sulla sobrietà, intendiamo riferirci anche alla urgenza di ridurre i costi della politica: è vero che chi sceglie di impegnare una parte della propria esistenza a servizio degli altri attraverso un impegno nelle istituzioni pubbliche deve poterlo fare avendone piena possibilità e vedendosi dunque riconosciuto uno specifico status di amministratore pubblico; ed è vero che l'impegno nelle istituzioni pubbliche deve poter essere riservato a tutti, non solo ai benestanti. Ma è purtroppo anche vero che l'unico settore, in questi anni problematici, a non aver conosciuto crisi, aumentando anzi il livello del suo “fatturato”, è quello legato a ciò che, per brevità, si definisce con il concetto di “costi della politica”.
A maggior ragione quando, nei partiti, prevalgono natura personalistica e dimensione carismatica del leader, risulta urgente un ripensamento circa la democrazia interna nelle forze politiche. Ciò partendo dalla dimensione locale.
Una politica sobria è l’unica in grado di capire e quindi di poter parlare in modo credibile con le persone che, specie nei periodi di crisi economica, sono costrette a fare sacrifici. Una politica sobria amministra con parsimonia il denaro pubblico, è attenta al bene comune non solo nelle dichiarazioni ufficiali, ma anche nelle successive scelte. Una politica sobria non accetta, non cerca, non difende privilegi, vitalizi, prebende. Una politica sobria non pensa e non accetta sistemazioni in spazi di potere spesso bene retribuito, compresi quelli in aziende partecipate e in consorzi.
Partecipazione.
Nei tempi in cui ci è dato di vivere, caratterizzati da una pericolosa separazione tra politica ufficiale e cittadini, il solo metodo di lavoro che può contribuire all'apertura di una nuova stagione è basato sull’ascolto (non strumentale) e sulla partecipazione (non pilotata) dei cittadini.
Siamo consapevoli che spetta a chi è eletto la responsabilità di individuare, nella varietà delle posizioni e degli orientamenti possibili, una sintesi accettabile di governo: il coraggio di scelte anche impopolari, in base all'etica della responsabilità e del servizio al bene pubblico, è parte essenziale di una politica buona.
Ma ciò ha senso solo dentro un percorso autentico di ascolto e partecipazione: o la politica torna ad essere risposta alle difficoltà e alle speranze delle persone o resta un ramo secco, che presto o tardi verrà tagliato.
La politica deve saper tornare in mezzo alle persone, non fermarsi nei singoli palazzi; deve poter recuperare il valore della trasparenza, rifiutando logiche di nascondimento e di opacità; non può tradire il patto con i cittadini che siano stati chiamati a esprimersi su questioni complesse (come recentemente è avvenuto in occasione dei referendum sull'acqua il cui esito deve essere, anche localmente, rispettato).
Le straordinarie innovazioni, anche tecnologiche, della rete web e del contesto digitale rappresentano oggi un efficace sistema per favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte di governo: è facile fornire ai cittadini, a tutti i cittadini, la possibilità di conoscere in tempo reale tutti gli elementi necessari a formarsi libere opinioni sulle scelte che, in ogni settore, si stanno prendendo all'interno dei singoli palazzi.
Gli organi istituzionali che si stanno per rinnovare possono e debbono vincere la moderna sfida del diritto dei cittadini a essere, sempre, informati in modo corretto e onesto. Ogni cittadino correttamente informato, e dunque libero, rappresenta un valore aggiunto anche in termini di reazione civile a chi volesse continuare a gestire il potere sulla base di demagogie e populismi.
Scelte
La politica ha l’obbligo, morale, di stare a servizio dei cittadini: non sono questi che devono mettersi a servizio della prima. Il punto di partenza, e quello di arrivo, di ogni azione politica non può essere che la persona: nella sua interezza, nella sua insopprimibile dignità, nella sua straordinaria unicità.
Condividere la dignità della persona significa non strumentalizzarla, accordarle attenzione vera, non piegarla alle esigenze delle (piccole o grandi) demagogie, dei (più o meno nascosti) populismi.
La buona politica deve essere la festa delle differenze, deve risultare la danza tra debolezza e forza: una danza in cui è il più debole a dettare il passo.
I servizi alla persona sono parte essenziale di questo stile che, negli anni, è andato progressivamente smarrendosi sia sul piano nazionale che su quello locale.
L’attenzione e la scelta preferenziale verso chi fa più fatica nelle nostre città, deve tornare a essere parte essenziale della buona politica. Per questo alcune priorità chiedono alla politica risposte concrete e immediate.
Casa: un profilo, compreso il tema dell’edilizia popolare, da troppo tempo fermo in una situazione che non risponde alle richieste. Inevitabile porsi, fra gli altri, anche gli aspetti legati al numero delle abitazioni sfitte e al patrimonio già edificato da poter ristrutturare fornendo un non secondario contributo anche all’esigenza di evitare ulteriori consumi di ambiente.
Lavoro: il territorio può contare su un alto numero di piccole aziende che, imbattendosi nei certo più generali aspetti legati alla cosiddetta globalizzazione, è necessario sostenere nei loro sforzi di innovazione per reggere le sfide del mercato. Fondamentale la necessità di percorsi formativi: differenziati ma corrispondenti ai bisogni delle persone e del territorio. Indispensabile, in questo settore, superare una certa autoreferenzialità che purtroppo non è mancata neppure in sede locale.
Giovani: tranne alcune isolate e lodevoli esperienze, che dovrebbero peraltro essere incentivate, è vistoso il progressivo scivolamento nel non senso delle politiche giovanili.
L'attenzione ai giovani, con spazi adeguati per sviluppare la loro creatività e la loro voglia di protagonismo, è un segnale che va colto e interpretato con slancio, innovazione, coraggio. Il mondo dei giovani è spesso citato, ma è forte il sospetto che si voglia servirsi di loro più che servirli e accompagnarli, con slancio educativo, nelle loro libere traiettorie di crescita.
Ambiente: una città a misura d’uomo prevede spazi di incontro per favorire la socialità delle persone; spazi dove si possano ritrovare famiglie e bambini; spazi realizzati non in base al tornaconto di pochi ma al ben-essere della comunità; spazi improntanti all’attenzione massima per l’ambiente, alla educazione della coscienza ecologica di ciascuno e di tutti, anche nella consapevolezza che la natura è un bene – per noi credenti donatoci dal Creatore – che abbiamo l'obbligo di conservare per trasmetterlo a chi verrà dopo di noi.
°°°°°°°°°°°°
“L’autonomia reciproca della Chiesa e della comunità politica
non comporta una separazione che escluda la loro collaborazione:
entrambe, anche se a titolo diverso,
sono a servizio della vocazione personale e sociale dei medesimi uomini”
(dal “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa”, 425)
Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento