venerdì 10 dicembre 2010

Regolamento comunale per la Partecipazione: si riuniscono le commissioni. Accolti gli appelli di cittadini e partiti


QUARRATA_ Lunedì 13 dicembre alle ore 17,30 presso il Palazzo Comunale di via Vittorio Veneto- dopo le ripetute richieste di convocazione della commissione Affari costituzionali per la valutazione della modifica del regolamento sulla partecipazione (come segnalato anche su questo blog da Daniele Manetti); la richiesta formale del consigliere Massimo Bianchi nonché le esternazioni del sindaco sulla mancata erogazione degli stanziamenti per i percorsi partecipativi (per cui si rimanda i lettori alla lettura del post http://andreaballi.blogspot.com/2010/11/senza-i-finanziamenti-regionali-e.html)si riunirà la commissione per la partecipazione del Comune di Quarrata. In questa sede saranno fornite ai tre rappresentanti eletti dai cittadini le risultanze del colloquio con l’Autorità regionale per la partecipazione riguardo ai processi partecipativi e sarà valutata la richiesta di valutazione del regolamento per la Partecipazione.
In fase di illustrazione del “Question Time” nell’ultimo consiglio comunale avanzata dal capogruppo Pdl Daniele Ferranti è stata data inoltre comunicazione della convocazione della commissione istituzionale (in programma il 15 dicembre alle ore 18,30) con all’ordine del giorno appunto il regolamento sulla partecipazione.
Le commissioni si riuniscono a due anni dall’entrata in vigore della legge regionale 69 sulla Partecipazione e a distanza di qualche settimana dall’incontro di riflessione sulla legge stessa svoltasi a Montaione su iniziativa della Regione Toscana.
Come ulteriore approfondimento sul tema della partecipazione alleghiamo di seguito una lettera aperta (a cura di Giorgio Pizzioli) sottoscritta da vari Comitati toscani ed inviata ai responsabili politici della Regione e alla stampa:

LETTERA AI PARTECIPANTI a cura di Giorgio Pizziolo

Pur essendo stati invitati non intendiamo partecipare direttamente all’incontro del 19 e 20 novembre per non rischiare di essere coinvolti in una valutazione comunque positiva sullo stato della partecipazione in Toscana.
Riteniamo infatti che la Partecipazione in Toscana si trovi in una condizione estremamente equivoca e mistificata, e per tentare di contribuire a dissipare questo pericoloso stato di cose inviamo questa breve “Lettera aperta”, con la speranza che la legge e la sua attuazione vengano quanto prima radicalmente cambiate.

I limiti della impostazione della legge.
Fino dal suo apparire abbiamo criticato la legge che esplicitamente risultava, e si è ampiamente confermata, come una legge di “normalizzazione” della partecipazione, nata apposta per limitare la critica spontanea che nasceva dalla società civile toscana e che tanto preoccupa l’establishment politico dirigenziale regionale. L’intera impostazione della legge è rivolta a questo fine ed in particolare lo sono gli articoli riguardanti gli obbiettivi della legge stessa e più che altro le diverse modalità operative, dai controlli ai finanziamenti alle procedure e alle diverse figure dei controllori.

Abbiamo quindi una legge di “comando” sulla partecipazione, diretta e promossa dall’alto, rivolta a “creare consenso”, anziché , come avrebbe dovuto essere, una legge di Promozione della Partecipazione, una legge che favorisse la nascita di esperienze diverse, dal basso, e che, proprio sulla base delle libere sperimentazioni concrete, potesse pervenire ad una crescita sia scientifica che democratica dell’esperienza della partecipazione stessa.

I gravissimi limiti nelle modalità di applicazione
Le figure dei Garanti, sia quello della comunicazione, che quello del procedimento, sono risultate negative, molto oltre le più nere previsioni, proprio perché non sono “garanti” della partecipazione ma al massimo degli interessi dei committenti.

Lo abbiamo visto subito, fino dalle sue prime esperienze urbanistiche, il Garante della comunicazione assume un ruolo assai distante da quello di garanzia del processo , ma diviene un selettore dell’ascolto, e quindi un interprete “sacerdotale” della partecipazione decidendo lui quali sono gli esiti dell’esperienza stessa. E’ un grave errore scientifico ed epistemologico, oltre a una grave alterazione democratica. La comunità partecipante viene privata del suo bene maggiore, quello di valutare autonomamente i risultati, di attribuire i valori e i giudizi sull’esperienza e quindi di scegliere. Ci si avvale del proprio potere e del proprio prestigio per banalizzare i risultati e di fatto per ricondurre quella comunità all’ubbidienza o addirittura là dove la si doveva portare, con buona pace del processo di libero accrescimento della comunità stessa.

Ma ancora più grave è stato il ruolo dell’altra struttura di garanzia, l’Autorità per la Partecipazione, nelle fasi di assegnazione dei fondi, nell’imposizione di procedure partecipative estremamente discutibili e prese a prestito da qualche rivista specializzata, negando ogni sperimentazione scientifica legata ai luoghi e alle singole comunità, ed imponendo indirizzi e pratiche omologhe alle linee imposte. In tal modo una pesante cappa grava su ogni tentavo di partecipazione spontanea, e più in generale su tutta questa prima fase di applicazione della legge

Un’ulteriore limitazione nell’applicazione della legge è data dal ruolo di monopolio svolta da alcune strutture private spesso ricorrenti negli incarichi ed in particolare con il caso di Avventura Urbana. Questa struttura che aveva avuto un ruolo decisivo in fase di elaborazione ed approvazione della legge, ha poi potuto partecipare alla gara di assegnazione dei progetti attuativi e l’ha vinta ed ora, proprio in questa circostanza, si trova anche a svolgere l’attività di bilancio dell’esperienza stessa. Ogni commento ci pare superfluo, se non fosse ulteriormente necessario segnalare che i rigidi metodi adottati da questa struttura spesso hanno un effetto di boomerang per le popolazioni che hanno avuto questa esperienza, le quali non vogliono più sentire parlare di partecipazione, e per le quali la partecipazione stessa è ormai bruciata .

Infine va segnalato uno specifico settore nel quale queste errate impostazioni stanno provocando delle contraddizioni allarmanti: il settore del Paesaggio.
Com’è noto la Convenzione Europea del Paesaggio ha introdotto su questo campo un visione innovativa, che potremmo definire ecologicamente e socialmente “profetica”. La convenzione fa riferimento esplicitamente alla “percezione sociale” e quindi alle pratiche partecipative nei confronti dei Luoghi, di qualunque natura essi siano. Questo nuovo modo di riferirsi alla partecipazione è fortemente inedito e richiede la massima delicatezza scientifica e democratica, che può svilupparsi solo in termini sperimentali di ricerca/azione. Qualunque imposizione dirigistica o precostituita sulla “Partecipazione agli Ambienti di Vita”, come chiede la Convenzione, risulta estremamente dannosa e porterebbe la Toscana fuori dall’Europa.

A questo proposito ci preme segnalare un nodo sulla partecipazione in Toscana, rispetto al quale non sono assolutamente applicate le direttive europee. Ci riferiamo alla questione del Sottoattraversamento dell’Alta Velocità a Firenze, dei suoi incredibili pericoli, della sua inutilità, dei costi ed anche del suo progetto alternativo. Tutto il progetto definitivo in corso si svolge fuori dalle più elementari verifiche e Valutazioni (v. VAS). Riteniamo e chiediamo che su questo incredibile episodio venga svolto un procedimento partecipativo di ampio respiro.
Ma un muro di silenzio circonda l’operazione, ed anzi si profilano esiti paradossali come gli aiuti psicologici per le ansie dei cittadini preoccupati per le loro abitazioni.

Dopo quanto è avvenuto a Bologna pensiamo che non ci siano margini di dubbio sulla pericolosità e sulla conduzione del progetto TAV e se la partecipazione si trovasse esclusa dalla possibilità di intervenire nelle scelte generali della TAV a Firenze, o peggio venisse coinvolta nelle operazioni parapsicologiche, potremmo dire che la legge sulla partecipazione e le sue modalità applicative si sarebbero dimostrate un fallimento totale.

Ci auguriamo una totale riscrittura della legge, una sua diversa impostazione ed una sua diversa pratica, che possa nascere dalla sperimentazione dal basso. Se la legge non verrà riscritta garantendo la libera ed autonoma partecipazione delle popolazioni, e se permarranno gli attuali condizionamenti, l’esperienza della partecipazione in Toscana è da ritenersi mistificatrice e antidemocratica.

Comitato SanSalvichipuò Firenze
Comitato contro il Sottoattraversamento AV di Firenze
Comitato Meccanotessile Firenze
Comitati della Piana fiorentina
Salviamo le Apuane Lunigiana, Versilia, Carrara

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sempre troppo tardi.

Edoardo Bianchini

Anonimo ha detto...

Meglio tardi che mai....c'è chi ha bisogno di battere la classica "musata".
Apprezzo la franchezza dei comitati che lenisce l'inquietudine provata verso la LR sulla partecipazione: mistificazione e demagogia.
Non c'è male, ma non riesco a gioirne.
Se sono stati attribuiti disparati "premi" in qua e là a questa esperienza "unica", mi viene da pensare: in giro, quanti paraocchi!

Renata Fabbri

Anonimo ha detto...

Renata,
sempre troppo tardi per una Giunta che dice di essere democratica...

Edoardo Bianchini

Anonimo ha detto...

Qualcosa mi sfugge!
Io credevo che i cittadini fossero rappresentati dai consiglieri comunali eletti dal popolo per il popolo.
Con questa legge invece ho scoperto che per essere rappresentato in comune devo rivolgermi a 3 persone elette da 20-30-50 associazioni territoriali (che fra l'altro non conosco). Mah! avrò bisogno forse di qualche ripetizione sull'argomento!!!?
Simone Detti