domenica 17 ottobre 2010

Election Day (senza Porcellum) nella Chiesa di Pistoia. Domenica 21 febbraio si rinnovano i nuovi Consigli Pastorali Parrocchiali


PISTOIA– Un vero e proprio “election day” attende la chiesa pistoiese, con tanto di “primarie” e con la possibilità, a differenza di quanto accade con il “porcellum” regionale e nazionale, di esprimere preferenze.
Nelle circa 80 parrocchie attive sul vasto territorio diocesano (dall’Abetone a Vinci), domenica 21 febbraio 2011 si svolgerà una autentica “tornata elettorale” per eleggere i Consigli Pastorali Parrocchiali (CPP), organismi di consultazione e partecipazione alla vita della comunità ecclesiale di cui recentemente è stato approvato lo statuto tipo.
In questi giorni sta arrivando a tutti i sacerdoti della Diocesi un documento (varato dal Consiglio presbiteriale diocesano) insieme ad una bozza di regolamento tipo e ad un "preambolo" che inquadra la questione da un punto di vista teologico-pastorale. L'indicazione che viene data a tutte le parrocchie (sulla carta sono più di cento ma quelle attive sono una ottantina) è di rinnovare o insidiare per la prima volta i Consigli pastorali parrocchiali (CPP) in una stessa data così "che l'elezione diventi un momento che accomuna tutta la diocesi": la data scelta è appunto quella di domenica 21 febbraio 2011.
Entro il 13 marzo del nuovo anno infatti i nomi degli eletti dovranno essere comunque trasmessi in diocesi, con tanto di e-mail e di eventuali incarichi pastorali in parrocchia o in diocesi.
E' consigliato “un adeguato cammino di formazione” affinché le parrocchie siano preparate a questa elezione e “le persone siano aiutate a capire lo spirito del Concilio Vaticano II sulla chiesa come mistero, comunione, missione”.
Per questo cammino formativo - come spiegano dall'ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Pistoia - è indicata anche una “traccia”: se le parrocchie sono troppo piccole, il consiglio è quello di fare sinergia con quelle più vicine. E’ poi consigliata una “esperienza di fraternità” – si potrebbe quasi fare un paragone con una sorta di “primarie” - cioè “un pomeriggio di assemblea parrocchiale dove ognuno racconta le attività che fa in parrocchia, le gioie e le fatiche del proprio servizio, le prospettive”.
In alternativa si possono invitare i parrocchiani “per un vespro o una meditazione del parroco seguita da uno scambio fra i presenti”.
In entrambi i casi è suggerito di concludere con “un momento di fraternità”: una cena da svolgersi nei locali della parrocchia.
Vengono poi indicate tracce di preghiere e suggerita anche l’idea di un pellegrinaggio o di un ritiro parrocchiale.

Lo statuto tipo
13 gli articoli dello statuto tipo per il CPP che “esprime, senza esaurirla, la soggettività pastorale dell’intera comunità parrocchiale, rappresenta l’immagine della sua fraternità e della comunione che la caratterizza, ne costituisce lo strumento della comune decisione pastorale”.
Ogni CPP è composto da membri di diritto, membri eletti dalla comunità parrocchiale e membri scelti dal parroco. Il numero dei componenti lo sceglie il parroco, anche in base alla dimensione della parrocchia: in linea generale ogni CPP non deve avere meno di 5 e più di 21 componenti. Fra i membri di diritto oltre al parroco anche un rappresentanti di suore o frati che vivono in parrocchia.
Per far parte di un CPP bisogna aver compiuto 16 anni, aver completato “l’iniziazione cristiana” (cioè essere stati cresimati) ed essere domiciliati in parrocchia.
I membri del Consiglio (“per quanto possibile”) devono “distinguersi per vita cristiana, volontà di impegno, capacità di dialogo e conoscenza dei bisogni concreti anche sociali della parrocchia” e devono essere “qualificati per esperienza e competenza”.
Possono essere eletti più volte di seguito ma lo Statuto è attento a sottolineare la necessità di una “intelligente e opportuna alternanza”.
Interessante, anche per un inevitabile paragone con altre cariche istituzionali, la notazione che non sono previsti “vincoli di mandato tra elettori e del Consiglio”.
In ciascuna parrocchia è la “comunità” ad eleggere “non meno dei due terzi dei membri” del CPP.
Chi sono gli elettori? “Tutti i battezzati, maggiori di 16 anni, che non hanno abbandonato notoriamente la fede e hanno il domicilio in parrocchia o sono stabilmente operanti in essa”.
Dopo l’elezione, il parroco procede a integrare il Consiglio con i membri da lui scelti: deve garantire, il parroco, che nel CPP ci sia almeno un rappresentante di Caritas, uno dei catechisti e uno della commissione liturgica.
Il CPP dura in carica 5 anni e decade con la nomina del nuovo parroco.
I membri hanno “il dovere e il diritto” di intervenire a tutte le riunioni: gli assenti ingiustificati per più di tre sessioni consecutive decadono e saranno sostituiti.
Come organismi operativi lo Statuto tipo indica presidente (che è il parroco), il moderatore (che guida lo svolgimento delle riunioni), il segretario.
Compito fondamentale del CPP è aggiornare e applicare il progetto pastorale della parrocchia. Ogni anno stabilisce il programma concreto di azione pastorale. Di sua competenza sono “tutte le questioni pastorali, compresi i problemi pubblici e sociali della comunità”. Indica al parroco anche un terzo dei membri per il Consiglio parrocchiale degli affari economici e deve dare un parere sulle scelte di natura economica che hanno un forte rilievo pastorale.

Il regolamento
In base al regolamento, il CPP è convocato di norma ogni due mesi. Le riunioni sono pubbliche. Nelle decisioni “deve ricercarsi, per quanto possibile, l’unanimità del consenso” ma se ciò non sia possibile e non sia neppure possibile “un’ampia convergenza”, il CPP può comunque esprimersi con votazione palese (“eccetto quando si tratti di questioni personali”).
Ogni consigliere ha facoltà di far inserire a verbale le osservazioni che ritiene opportune e il CPP dà opportuna pubblicità alle decisioni prese sia attraverso il bollettino parrocchiale che con altri mezzi ritenuti efficaci.
L’elenco definitivo dei candidati va presentato alla comunità parrocchiale almeno 30 giorni prima della data fissata per l’elezione.
Il giorno del voto le schede dovranno riportare l’elenco completo di tutti i candidati.
Le votazioni avverranno un sabato e una domenica, in parrocchia. Il voto andrà espresso segnando “una croce” accanto o sul nome dei candidati. Ogni elettore avrà diritto a esprimere preferenze (“fino a un terzo delle persone da eleggere, arrotondato per eccesso”).
E’ anche previsto il voto a domicilio per quei fedeli che, per anzianità o malattia, siano impossibilitati a partecipare all’Eucarestia (“La scheda da essi votata verrà ritirata da incaricati della Commissione elettorale, in busta chiusa e aggiunta alle altre prima dello scrutinio”).
Un articolo è dedicato allo scrutinio. Risultano eletti i primi con il maggior numero di voti. In caso di parità si potrà ricorrere al sorteggio.

Allo statuto e al regolamento è allegato un “preambolo teologico-pastorale” che ricorda il senso di questi organismi partecipativi a servizio della Chiesa. Di particolare rilevo la notazione sullo stile richiesto a chi ne farà parte: “ascolto, umiltà, sottomissione alla Parola di Dio, conoscenza e fedeltà all’insegnamento della chiesa”.

Fonte: Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Pistoia

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci siamo......e la Chiesa, che è in Pistoia, è in cammino nel solco tracciato dai Padri del Concilio Vaticano II . Sarà una nuova primavera? Credo che molto dipenda da tutti noi e dal nostro impegno perchè, ciò che deve essere, accada!!

Massimiliano Sforzi

Anonimo ha detto...

obbravo profeta!

Anonimo ha detto...

Mi pare una bella iniziativa, molto simbolica in termini di partecipazione. Speriamo che anche la politica trovi una via di uscita all'attuale legge elettorale, che ha il solo pregio di tutelare il potere e le sue oligarchie.

Franco Burchietti

Anonimo ha detto...

una legge preceduta dalla tua democraticissima toscana, Franchino epurato dalla Sabry cattocomunista senza mezzi termini.
studia la storia che ti fa bene, professore!