PISTOIA – Prosegue il viaggio in Senegal
del vescovo Mansueto Bianchi e della delegazione di “Una scuola e un
pozzo in Africa”, onlus pistoiese guidata da don Piergiorgio Baronti
parroco di Bottegone.
Un piccolo diario, con corredo fotografico, è ospitato
sul sito della diocesi (www.diocesipistoia.it):
lo scrive Tommaso Lucarelli, un giovane che fa parte dell’associazione
impegnata da molti anni, sui iniziale intuizione di Vinicio Nesti, nelle
attività di solidarietà e di cooperazione verso questa parte di Africa.
I fondi
raccolti durante l’intero anno vengono portati, nel mese di gennaio,
direttamente nelle realtà più bisognose delle regioni senegalesi e sono
indirizzate, soprattutto, a sostenere le attività delle scuole.
Il viaggio, aperto
con il toccante incontro con i figli dei due senegalesi uccisi a Firenze dalla
follia razzistica, si conclude sabato 21 gennaio.
Tra le altre realtà, è stato visitato il seminario di Niassya
dove studiano i ragazzi più piccoli nel percorso formativo verso il sacerdozio
cattolico: una struttura particolarmente cara all’associazione di Pistoia
perche è stata completamente restaurata proprio con fondi pistoiesi.
“Una delle
caratteristiche di questi incontri – spiega Tommaso - è l'accoglienza, da parte
dei ragazzi, espressa con canti e danze”. Visitato anche il seminario maggiore
di Brin dove attualmente studiano 35 seminaristi liceali. “Abbiamo
pranzato con i superiori, ci siamo intrattenuti con gli studenti a cui abbiamo
portato materiale scolastico e graditissime divise sportive. Anche qui siamo
rimasti molto commossi dalla grande gioia e felicità di questi ragazzi nel
ricevere questi doni, naturalmente lasciamo dei contributi economici non solo
all'istituzione seminario ma anche un piccolo contributo da condividere tra gli
stessi seminaristi”.
La delegazione ha anche visitato la casa di don Isac
Sagna il viceparroco del Bottegone, di origine senegalese.
Una tappa decisamente singolare è stata, ieri nell’isola
di Carabane lungo il fiume Casamance, l’incontro con un re e con
la figlia. Nello scenario delle grandi mangrovie che coprono le sponde di un
fiume navigabile solo in piroga, ecco l’incontro con il re, di religione
animista, sotto la cui giurisdizione sono posti 17 villaggi.
“Incontrando questa persona – scrive Tommaso - possiamo
dire che abbiamo incontrato l'anima del Senegal con le sue antiche tradizioni,
con gli usi ereditati dai padri, con la visione della vita che da sempre ha
caratterizzato questo popolo fino a farne una civiltà. Il re si e presentato
scalzo con un lungo abito e mantello rosso, un copricapo dello stesso colore e,
in mano, l'equivalente dello scettro costituito da un fascio di fili vegetali”.
Avvenuto ai piedi di un grande baobab, simbolo del
paese del Senegal, l’incontro con la delegazione di Pistoia guidata dal vescovo
cattolico è iniziato con un discorso dello zio del re: “Ha preso la parola
presentando la religione animista, religione tradizionale del Senegal, e
spiegando come non si tratti di un vero politeismo ma di un monoteismo in cui
Dio è chiamato il Signore del Cielo e la sua figura è contornata da altri
esseri celesti che agiscono come mediatori tra il Dio supremo e il popolo”.
“La figura del re – prosegue il racconto - ha un
prevalente valore morale: non domina sui sudditi, non impone leggi, non esige
tasse. Il suo compito è il servizio alla pace tra i diversi villaggi, alla
giustizia e ai poveri cui è destinato il raccolto delle risaie reali. Ma anche
un servizio all'equilibrio tra l'uomo e la foresta vista come grande madre
della vita”.
Durante l'udienza regale
è comparsa una ragazzina. “Era – conclude Tommaso - una delle figlie del re:
dunque una principessa; e stava andando nelle risaie, con i suoi coetanei, a
raccogliere riso per i poveri. A lei abbiamo donato una manciata di caramelle e
i suoi occhi hanno brillato di gioia: chi sa se esiste un altro posto al mondo
in cui una principessa possa essere felice grazie a una manciata di caramelle”.
Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia
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