PISTOIA. Armare l’indignazione di una cultura politica basilare per consentirle di trasformarsi in azione è l’obiettivo perseguito dai curatori del volume “Grammatica dell’indignazione”, a cura di Livio Pepino e Marco Revelli (collana Le staffette, Edizioni Gruppo Abele, €.16) che sarà presentato giovedì 7 novembre 2013, ore 21:15, presso la libreria Lo Spazio, in via dell’Ospizio.

L’incontro è promosso dal Forum toscano dei Movimenti per l’acqua e dalla lista civica Per un'altra Pistoia
“C’è, nel Paese, – scrivono i curatori nell’introduzione – un’anomalia da interpretare e sciogliere. L’indignazione è maggioranza, schiacciante maggioranza. Basta vedere l’andamento del voto nelle ultime tornate elettorali o sfogliare i sondaggi di tutti gli istituti di ricerca. Ancor più, è sufficiente passeggiare in un mercato e viaggiare su tram o treni (..) Eppure quell’indignazione, almeno ad oggi, non conta nulla a livello istituzionale. Oppure veicola movimenti populisti e pieni di contraddizioni: di contenuti soprattutto, ché le incongruenze tattiche sono, a ben guardare, poca cosa. Così cresce il rischio che l’indignazione si chiuda in se stessa e produca sfiducia e rassegnazione anziché resistenza e progettualità. Sciogliere l’anomalia, superarla, è la sfida (ineludibile) dei prossimi mesi, non anni, ché la misura è colma. Per farlo serve mettere ordine nelle ragioni dell’indignazione e predisporre, settore per settore, una cassetta degli attrezzi utile a guidare il cambiamento (o il rilancio di ciò che va mantenuto e che molti vorrebbero cancellare, dalla Costituzione al welfare). Serve una grammatica, sospesa tra analisi e proposta.”
“L’indignazione - si legge inoltre nel volantino dell'iniziativa - è maggioranza nel Paese ma rischia di non contare nulla a livello istituzionale o di veicolare risposte populiste e demagogiche di corto respiro.
Per questo è utile provare a mettere ordine, a trasformare un sentimento diffuso in proposta di cambiamento e allo stesso tempo di conservazione di ciò che, invece, va mantenuto e di cui troppi vorrebbero liberarsi, dalla Costituzione al welfare.
Per costruire la bozza di una grammatica dell’indignazione Livio Pepino e Marco Revelli hanno scelto di partire da alcune parole chiave. Non tutte quelle possibili, ovviamente. E non tutte omogenee, come eterogenei sono i 24 autori del libro Grammatica dell’indignazione. Per la ragione decisiva che l’indignazione è trasversale e che a questa trasversalità occorre dar voce da subito".
Livio Pepino è un magistrato italiano. Già sostituto procuratore generale a Torino e presidente di Magistratura Democratica, dal 2006 al 2010 è stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Direttore della rivista “Questione giustizia”, è co-direttore di “Narcomafie“, mensile redatto in strettissima collaborazione con Libera.
“C’è, nel Paese, – scrivono i curatori nell’introduzione – un’anomalia da interpretare e sciogliere. L’indignazione è maggioranza, schiacciante maggioranza. Basta vedere l’andamento del voto nelle ultime tornate elettorali o sfogliare i sondaggi di tutti gli istituti di ricerca. Ancor più, è sufficiente passeggiare in un mercato e viaggiare su tram o treni (..) Eppure quell’indignazione, almeno ad oggi, non conta nulla a livello istituzionale. Oppure veicola movimenti populisti e pieni di contraddizioni: di contenuti soprattutto, ché le incongruenze tattiche sono, a ben guardare, poca cosa. Così cresce il rischio che l’indignazione si chiuda in se stessa e produca sfiducia e rassegnazione anziché resistenza e progettualità. Sciogliere l’anomalia, superarla, è la sfida (ineludibile) dei prossimi mesi, non anni, ché la misura è colma. Per farlo serve mettere ordine nelle ragioni dell’indignazione e predisporre, settore per settore, una cassetta degli attrezzi utile a guidare il cambiamento (o il rilancio di ciò che va mantenuto e che molti vorrebbero cancellare, dalla Costituzione al welfare). Serve una grammatica, sospesa tra analisi e proposta.”
“L’indignazione - si legge inoltre nel volantino dell'iniziativa - è maggioranza nel Paese ma rischia di non contare nulla a livello istituzionale o di veicolare risposte populiste e demagogiche di corto respiro.
Per questo è utile provare a mettere ordine, a trasformare un sentimento diffuso in proposta di cambiamento e allo stesso tempo di conservazione di ciò che, invece, va mantenuto e di cui troppi vorrebbero liberarsi, dalla Costituzione al welfare.
Per costruire la bozza di una grammatica dell’indignazione Livio Pepino e Marco Revelli hanno scelto di partire da alcune parole chiave. Non tutte quelle possibili, ovviamente. E non tutte omogenee, come eterogenei sono i 24 autori del libro Grammatica dell’indignazione. Per la ragione decisiva che l’indignazione è trasversale e che a questa trasversalità occorre dar voce da subito".
Livio Pepino è un magistrato italiano. Già sostituto procuratore generale a Torino e presidente di Magistratura Democratica, dal 2006 al 2010 è stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Direttore della rivista “Questione giustizia”, è co-direttore di “Narcomafie“, mensile redatto in strettissima collaborazione con Libera.
A.B.
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