domenica 21 ottobre 2012

Storia Locale/ Dopo 68 anni dalla morte emergono dal carcere di Monsummano Terme nuovi interessanti documenti sul partigiano Agenore Dolfi.



PISTOIA-MONSUMMANO TERME_ A distanza di 68 anni dalla morte del partigiano Agenore Dolfi, alias “Catena Vinio”, vecchio, valoroso e leggendario dirigente del movimento antifascista in Argentina, Francia e Italia un documento inedito del registro matricolare del carcere di Monsummano Terme, sembra fare chiarezza su alcuni punti rimasti finora oscuri.
Roberto Daghini, studioso, autore di numerosi saggi sulla storia della Resistenza in Toscana e attualmente consigliere comunale a Serravalle Pistoiese, ne ricostruisce gli ultimi passaggi.
Costretto ad emigrare nel 1923 per la sua attività antifascista e conseguenti ritorsioni, quindi attivo con un ruolo rilevantissimo tra i fuorusciti in Argentina, Spagna, Svizzera e Francia, Dolfi fu arrestato e consegnato ai tedeschi, da questi deportato nel SS Sonderlager Hinzert, nel maggio 1941, poi espulso verso l'Italia dove venne confinato alle Tremiti.
In Toscana, la ripresa immediata dell'attività antifascista interna, che lo vedrà protagonista del Pci pistoiese nell'autunno- inverno e gli costerà un nuovo arresto e la restrizione nelle carceri di Monsummano

Secondo la tesi più accreditata, egli sarà ucciso infine dagli stessi comunisti nel corso di una faida interna dagli oscuri e mai chiariti contorni nel corso della guerra civile, con probabilità nel maggio 1944 durante una “passeggiata” nei boschi del Montalbano dai suoi stessi quattro compagni.

 
 
"Dal registro matricolare del carcere di Monsummano (inedito) – scrive Daghini - si può benissimo ricavare le date esatte della sua cattura a Montecatini,  da chi fu preso e l’ordine e data del suo rilascio avvenuto per disposizione del procuratore di Stato di Pistoia (Fraya Buffoni) . Altro punto fermo è che non fu liberato dai partigiani come qualcuno affermava ma dalle autorità.  Il procuratore Buffoni  sembra che facilitò  anche la liberazione dei prigionieri della carceri a Pistoia, liberati da Silvano Fedi e Licio Gelli" .
" Altro mistero - continua -  i registri matricolari del carcere di Pistoia, sono mancanti dei nomi degli arrestati a Pistoia da marzo 1944 e giugno dello stesso anno anche  questo documento era firmato da Buffoni".
 
"Evidentemente - afferma Daghini - non si voleva fare conoscere i nomi di alcune persone liberate , per la loro importanza o delicatezza. Mentre il Dolfi come tutti sappiamo venti giorni dopo la sua liberazione sparisce , eliminato dai suoi stessi compagni. Stessa sorte per Silvano Fedi caduto in un agguato a Montechiaro.   Tutto questo conferma la teoria di Pistoia, città  cospirativa e dai mille misteri, che forse resteranno tali per sempre”.
 

Ben volentieri pubblichiamo un piccolo saggio  inviatoci:

Agenore Dolfi. (1900-1944) il 22 agosto 1943 a Pistoia, rientrò dal confino, comunista di primo piano in Italia e all’estero. Costretto a emigrare nel 1923 per la sua attività antifascista e conseguenti ritorsioni, quindi attivo con un ruolo rilevantissimo tra i fuoriusciti in Argentina, Spagna, Svizzera e Francia, qui vi Dolfi fu arrestato e consegnato ai tedeschi, da questi deportato nel SS Sonderlager Hinzert, nel maggio 1941, poi espulso verso l'Italia dove venne confinato alle Tremiti. In Toscana, la ripresa immediata dell'attività antifascista interna, che lo vedrà protagonista del Pci pistoiese nell'autunno- inverno

Organizzò la liberazione dall’ ospedale di Pistoia del patriota Giulio Bruschi. L’ attività cospirativa del Dolfi però non passò inosservata, fu pedinato e fermato, a tal riguardo il registro matricola del carcere di Monsummano dice chiaramente che fu arrestato da agenti della Questura il 7 gennaio 1944, pare durante una visita ad alcuni parenti a Montecatini Terme.Altre fonti lo indicano in cerca di persone da fare aderire alla resistenza. Sicuramente fu riconosciuto da alcuni fascisti locali e denunciato. Portato nelle carceri di Monsummano pare che le autorità giudiziarie di Monsummano e Montecatini abbiano tenuto nei suoi confronti un comportamento di riguardo. L’ordine di fermo fu comunicato il 23 gennaio 1944 dal Procuratore di Stato di Pistoia, Fraja Buffoni, non risultando nessuna prova a suo carico, da questi il 23 marzo 1944 fu messo in libertà provvisoria.

Nei giorni successivi fece da staffetta in Emilia nella brigata Bozzi che nel mese di maggio era posizionata nel rifugio di “Pian della Rasa”. Nel mese di aprile 1944 misteriosamente scomparve. Fu fatta trapelare la voce che era stato catturato dai tedeschi durante una missione segreta e ucciso.

La versione più attendibile è che sia stato eliminato dai suoi stessi compagni, (secondo lo storico Risaliti quattro) da cui fu falsamente accusato di essersi appropriato dei denari della rapina al portavalori della SMI, avvenuta pochi mesi prima e che aveva fruttato la cifra ragguardevole di un milione e ottocentomila di lire. L’ordine sembra sia stato dato dall’ ispettore militare per ragioni di contrasti politici.

Roberto Daghini

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