PISTOIA– “Don Primo Mazzolari, una voce ancora viva”. Questo il titolo di un incontro organizzato dalla diocesi di Pistoia con il Centro culturale “Maritain” per le ore 17,30 di giovedì 10 febbraio nell'aula magna del Seminario vescovile.
Dopo l’introduzione del vescovo, Mansueto Bianchi, la pistoiese Mariangela Maraviglia e don Bruno Bignami dialogheranno proprio su don Mazzolari. Da notare che Maraviglia fa parte del Comitato scientifico della Fondazione intitolata a don Mazzolari mentre Bignami è presidente della stessa Fondazione.
Interverrà anche padre Alfio Filippi, delle Edizioni Dehoniane di Bologna, la casa editrice dell’opera omnia mazzolariana.
“La tromba dello Spirito Santo in terra mantovana” (Giovanni XXIII, 1959); “un profeta” che “camminava avanti con un passo troppo lungo” (Paolo VI, 1070); “un cristiano vero, un prete che camminava con Dio, sincero e ardente” (Giovanni Paolo I, 1978); un presbitero da indicare tra le figure “esemplari” per l’Anno sacerdotale (Benedetto XVI, 2009).
Con queste parole è stata fatta memoria della figura di don Primo Mazzolari (1890-1959), definito anche dai suoi biografi parroco dei lontani, voce dei poveri, profeta della pace, “contestatore per tutte le stagioni” o figlio “obbedientissimo” della Chiesa.
Molteplici, differenti letture che rivelano le tracce persistenti impresse dalla avventura cristiana di questo “parroco rurale” nella storia e nella Chiesa del secolo scorso.
Nella stagione che va da Pio X a Giovanni XXIII, dai primi anni del Novecento alle soglie del concilio Vaticano II, don Primo si presenta in prima linea nel confronto bruciante del messaggio cristiano con la modernità, offrendo risposte e percorsi originali che si rivelano ancora fonte di ispirazione feconda per la vita cristiana di oggi.
Intuizioni, le sue, note e meno note, emerse nei tanti studi a lui dedicate nel tempo e più recentemente in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo della sua morte (2009).
Accanto al conosciuto “principio dell’incarnazione”, che impedisce al cristiano di autoescludersi dalle traversie della storia, il meno noto spirito ecumenico, volto alla ricerca delle radici comuni per superare ostacoli e contraddizioni secolari che lacerano il cristianesimo.
Accanto a un’immagine di Chiesa come “focolare che non conosce assenze”, capace di accogliere i lontani e gli “smarriti” e di valorizzare le voci franche e creative presenti al suo interno, una fede salda e appassionata ma che si scopre sempre “pellegrina”, “più bella avventura” che conduce al mistero dell’amore di Dio e del fratello.
Ricorda don Luigi Pozzoli, uno dei tanti preti del Novecento che da questo parroco lombardo ha attinto linfa viva per il suo ministero, che “il giorno dei funerali di don Primo Mazzolari, uno dei suoi parrocchiani che pure non era solito frequentare la chiesa fece del suo parroco il più bell’elogio dicendo: ‘Bastava guardarlo e vederlo passare: per noi era pane’ ”.
Una testimonianza che ci spinge ancora a scommettere su Mazzolari come “pane” sostanzioso per il nostro tormentato presente.
Mariangela Maraviglia ha pubblicato recentemente Don Primo Mazzolari. Con Dio e con il mondo, Magnano 2010 e ha curato il volume mazzolariano Tempo di credere (Edizioni Dehoniane, Bologna 2010); Sorella Maria di Campello-Primo Mazzolari, L’ineffabile fraternità, Carteggio (1925-1959), Magnano 2007; insieme a M. Margotti, L’ecumenismo di don Primo Mazzolari, Genova-Milano 2009.
fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Pistoia
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