martedì 20 novembre 2012

La straordinaria testimonianza di Federica Bresci (presidente dell'Unitalsi di Pistoia" sui bambini che soffrono. "Alla Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari ho incontrato il Papa".


PISTOIA_ La presidente dell’Unitalsi di Pistoia Federica Bresci (madre di un bambino che alla nascita fu colpito da una malattia rara) ha portato sabato scorso la sua testimonianza di fede all’interno della Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari all’interno della sala Nervi in Vaticano. La mamma pistoiese ha parlato davanti a cardinali, ministri, dirigenti sanitari, medici e malati nello specifico su “L’Ospedale, luogo di Evangelizzazione, missione umana e spirituale”. Doveva esserci anche il Papa che in effetti è poi è potuto arrivare solo dopo l’intervento della Bresci che ha comunque avuto modo poi di salutare il Pontefice al termine della cerimonia.

La donna- una delle tante madri-coraggio presenti nell’Aula dedicata a Paolo VI ha raccontato della storia collegata che si è svolta nelle camerette dell’ospedale Meyer di Firenze, pubblicata da Unitalsi in un volume dal titolo “Il Rosario Narrato" che i piccoli malati hanno tradotto in disegni e che è a disposizione presso Unitalsi Pistoia al costo di 3 euro.
Ecco come la stessa Federica Breschi descrive la sua esperienza:
" Quando nei mesi scorsi mi è stato chiesto, di parlare, di raccontare la nostra storia (mia, di Giulio mio marito e di Andrea) davanti al Papa, la prima cosa che mi è venuta alla mente è: perché io? Perche io, che ho la terza media presa a pedate, devo parlare davanti al papa e a tanti cardinali? Non ho una risposta precisa, però se me lo hanno chiesto vorrà dire che mi vorranno ascoltare ...
Siamo partiti venerdi in treno; il pomeriggio ho partecipato ai lavori del convegno e poi mi hanno fatto fare delle prove in sala Paolo VI. Io cosi piccola in quel salone cosi grande e maestoso, sotto quella scultura che quasi mi intimoriva… mi hanno spiegato come ci si muove, come ci si comporta, quanto tempo abbiamo per parlare ed io continuavo a chiedermi perché ero li.
Madre Teresa mi veniva in aiuto ricordandomi che ognuno di noi è una "matita" nelle mani di Dio. La mattina del sabato il mio primo pensiero era rivolto ai miei amici, a quei 60 che si erano alzati alle 4 sobbarcandosi una faticaccia per venire a Roma, per starmi vicina e trasmettermi sicurezza. Ci siamo visti, salutati, abbracciati e mi sono subito sentita meglio, c’era anche mia mamma e si sa quando abbiamo la mamma vicino stiamo tutti meglio.
Sapevo di non essere più sola anche se so che con loro io non sono mai sola, sono una privilegiata, mi basta un cenno e subito ho tanta comprensione e tanti amici pronti ad aiutarmi, a sopportarmi, come quando, per la prima comunione di Andrea, mi arrabbiai con uno di loro perché … pioveva (come se lui avesse avuto il potere di far cessare la pioggia).
Dopo le varie introduzioni ho raccontato la mia vita, che mi sento privilegiata, perché mi è stata assegnato Andrea:
“La mia Porta per il Paradiso; Il mio, anzi, il nostro Dono di Dio”. Nell’Unitalsi ho trovato il mondo che volevo per Andrea ! Qui Andrea non è un bambino di cui si dice: poverino, oppure, bada che cosa è capitato a quei genitori, oppure ancora, come è successo, rivolgendosi al bimbo “A te Dio ha voluto meno bene”. Quest’ultima voce non mi ha fatto dormire per tre giorni, ma mi ha dato la forza e la voglia di fare qualcosa per cambiare questa mentalità.
Qui Andrea è un bambino come gli altri bambini, gioca canta e partecipa alle iniziative insieme a tutti, anzi con la sua aria sbarazzina e lo sguardo vispo non disdegna qualche spregetto ai suoi amici … L’Unitalsi, tramite i volontari, saranno le mani che mi aiuteranno quando impazzirò, quando sarò stanca, quando la fiducia e lo sconforto mi assaliranno, sono le mani che mi sorreggano durante i momenti duri di Andrea.
Mentre parlavo, dall’alto cercavo i volti dei miei amici e non li vedevo in mezzo a più di mille persone, in quel momento ho pensato che tutti quelli che erano li sono miei amici, sono i miei familiari, sono coloro su cui posso contare. Sempre !
Ho raccontato del Meyer, del libro, della nostra avventura, del girare di camera in camera, della mia voglia di trasmettere amore, fiducia, speranza e soprattutto l’amore di Dio verso di noi … Io credo che noi tutti dobbiamo cambiare il modo di vedere di giudicare la diversità la malattia. Non vederla come una punizione, come un flagello, ma, facendo mie le parole di mons. Comastri queste prove testimoniano la grandezza della misericordia di Dio che opera su di noi, sul nostro bambino Andrea.
Imbarazzante alla fine il fatto che un cardinale mi si sia fermato dinnanzi e mi abbia stretto la mano ringraziandomi per la dimostrazione dell’amore di Dio che gli avevo appena dato … Poi festa con i miei associati. Una bella mattinata, una bella indigestione di amore, una bella boccata di aria fresca per l’anima ed il cuore".
 
a.b.

 

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