FIRENZE-QUARRATA_ Si è svolta oggi mercoledì 30 gennaio all’Ippodromo del Visarno a Firenze una giornata dedicata alla memoria del quarratino Omero (Donatello) Baldi, meglio conosciuto nel mondo dell’ippica con il soprannome di “Cincerina”.
Omero è stato uno dei più abili uomini di cavalli del trotto
italiano nel periodo tra gli anni '20 e la fine degli anni ’60.
Era il capostipite di una dinastia di guidatori che si è poi
tramandata di generazione in generazione con una costante sempre ad alto
livello.
Partita dalla frazione di Casini la dinastia dei Baldi ha contato su
cinque fratelli come capostipiti di una genealogia regale con “rami” estesi
oltre che in Toscana anche in Emilia e nel Lazio.
Omero era un allevatore ma anche un allenatore di notevole
talento che in quegli anni aveva conseguito sulle piste di mezza Italia imprese
straordinarie alla guida di “quel gran cavallo di sua proprietà che era Adrio”.
Dei suoi cavalli (tra questi ricordiamo
anche Alex e Gallo d’Oro) sapeva intuirne profondamente le potenzialità
a.b.
Antonio Berti, vate dell'ippica toscana, ne ha
tracciato un interessante profilo che ben volentieri pubblichiamo anche perché “Cincerina”
era- come detto - originario della frazione di Casini e la famiglia Baldi (i fratelli Italo,
Benvenuto, Alfredo, Omero Jr e Gino) , i figli di Omero (Vivaldo e Spartaco) e
i nipoti (Giancarlo, Alessandro e Roberto Gradi) hanno fatto “da scuola in
tutta Italia”.
Una bellissima immagine di Checco Pra con Vivaldo Baldi
(da
"Il Trottatore", anno V, n. 7-8, luglio-agosto 1957).
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“Il ricordo
di quello che, certamente, è stato uno dei più abili uomini di cavalli del
nostro trotto nel periodo che va dagli anni ‘20 fino alla morte avvenuta nel
1969. Omero era bravo sia sul sulky che nella preparazione e possedeva delle
grandi capacità di talent scout, dotato, come era, di un incredibile intuito
quando si trattava di scegliere il cavallo giusto, in particolare fra i
puledri, e raramente sbagliava.
Ma quando
sbagliava sapeva come rimediare. E Omero, Donatello all’anagrafe, fu anche un
grande maestro di guidatori perchè alla sua scuola si fermarono, oltre ai figli
Vivaldo e Spartaco e ai nipoti Giancarlo, Alessandro e Roberto Gradi, anche
driver non della famiglia, ma esterni come Nello Belli, Orlando Orlandi e
Sergio Orlandi e l’idimenticabile Filippo Bresci, soprannominato
"l’indiano" oltre ai napoletani Di Vicenzo e Di Renzo, uomini di
cavalli che fecero tutti tesoro dei suoi insegnamenti.
Ma tanti gli
chiedevano come vestire un cavallo, come ferrarlo o come guidarlo in corsa e lui
un consiglio non lo negava mai a nessuno. Raccontava Orlando Orlandi, sempre in
"lite" sportiva con il coetaneo Vivaldo, ma rispettosissimo del
vecchio maestro, diceva, Orlando Orlandi, appunto, che a Omero bastava guardare
come un giovane montava in sulky e come teneva le guide per capire al volo se
quel giovane era tagliato per quel mestiere o era meglio che smettesse.
E in
proposito c’è un episodio raccontatoci da Nello Bellei, un episodio che
conferma quando ci disse Orlando Orlandi. Era il 1957 e il soggetto di punta
dei Baldi in quel momento era Checco Prà con il quale Vivaldo aveva vinto già
tanti grandi premi.
In quei
giorni c’era da correre il Ghirlandina a Modena, così si chiamava allora
l’attuale Renzo Orlandi, e Vivaldo non stava bene e quindi era indisponibile.
Così Omero andò dall’allora giovanissimo Nello Bellei, che era seconda guida di
Vivaldo e, senza mezzi termini, gli disse che avrebbe guidato lui Checco nel
Ghirlandina e, parlando sottovoce, con il suo linguaggio colorito, aggiunse:
< Guarda te hai le mani e la testa, il cavallo (Checco) te lo do io, vai in
corsa e non ti provare a perdere!> Bellei fu lusingato e preoccupato allo
stesso tempo, ma andò in corsa e vinse e Nello è stato poi per anni il campione
che tutti ricordano.
Nato nel
1897 in quel grande "allevamento" di guidatori che furoni i Casini di
Tizzana, Comune di Quarrata, in provincia di Pistoia, "Cincerina",
questo il soprannome con cui era conosciuto in tutta l’Italia del trotto,
insieme ai fratelli Italo, Benvenuto, padre di Gabriele, Alfredo, padre di
Claudio, Omero Jr., padre di Odoardo ed Ubaldo, e Gino, padre di Giancarlo, si
mise in grande luce sulle piste italiane negli anni 30 - 40 conquistando
traguardi di rilievo con soggetti pagati , come si dice, una girata di cappello
e da lui portati ai vertici nazionali.
Intorno a lui, come capita per i
personaggi da leggenda, gli episodi da ricordare non mancano proprio. Senza
citare il nome degli "attori"in questione, sia uomini che cavalli,
Cincerina, in quei tempi lontani, come spesso gli capitava, dal nulla, si era
inventato un cavallo che fra Roma, Milano e Bologna non si stancava di vincere.
Così un
proprietario in vista ed un guidatore di grido, andarono da Omero e gli
chiesero di acquistarlo.
Il prezzo fu concordato, l’affare fu fatto ed il
cavallo passò ai nuovi colori ed al nuovo driver che, ripetiamo, era uno dei
migliori. Un disastro.
I nostri tornarono allora dal "venditore" per
chiedere spiegazioni. Omero riprese questo cavallo per un pò di tempo e
ricominciò a vincere. Tornato nuovamente agli "acquirenti" il
cavallo, però, andò ancora in bianco.
Allora questi si fecero nuovamente vivi
da Omero e, anche un pò seccati, temendo la fregatura, chiesero spiegazioni e
lui, candido come un fanciullo, disse loro: < Scusate io e v’ho venduto
i’cavallo, mica le mani.....> e da quel momento, pur con i nuovi colori, il
cavallo rimase a Cincerina. E
gli episodi curiosi sarebbero tanti da
raccontare. Una volta a Firenze, in un Gran Premio, probabilmente il Premio
d’Autunno 1952, correvano Birbone con Vivaldo ed Agrio con Cincerina. Agrio era
in testa e Birbone secondo, quando, improvvisamente, Agrio si mise di galoppo.
Il "Nostro", oltretutto squalificato, avrebbe dovuto farsi da parte,
invece Agrio di aperto galoppo tirò la corsa a Birbone per oltre un giro, poi,
finalmente Agrio si fece da parte. Chiamato dalla Giuria che chiedeva
spiegazioni, Omero rispose così: < E l’ha ragione, sor presidente, e un mi
riusciva di fermarlo!>.
Naturalmente,
visto che Omero sarebbe stato capace di far trottare anche un mulo, la Giuria
non credette a una parola di quello che gli raccontò Cincerina e lo mise a
piedi, ma Birbone aveva vinto.
Grande uomo
di cavalli, grande preparatore e grande driver, come sostiene ancora oggi
Giancarlo Baldi, ma con scarso feeling per gli uomini della torretta tanto che
nel 1956, a Villa Glori, ne cambinò un’altra delle sue, ci fu uno scambio
di......idee molto caldo e il risultato fu che gli fu tolta la licenza di
guida.
Omero,
ormai, aveva scommesso tutto sul figlio Vivaldo e fu una scommessa vincente. Ma
il suo ruolo di preparatore e di scopritore di talenti lo continuò ad
esercitare fino agli ultimi giorni della sua vita portando in casa Baldi sempre
soggetti di primo piano come, fra gli altri, ricordiamo Comacino, Checco Prà e,
primo fra tutti, Crevalcore. E continuò, anche se indirettamente, il suo
"dialogo" con le Giurie. Lo ricordiamo una sera dell’estate ‘69 a
Montecatini.
Nel
centrale della serata correva Nu Hill con Vivaldo, ennesima scoperta del Comm.
Omero Baldi, che restava su una vittoria in 1.15 a San Siro nel Premio UNIRE.
In partenza, però, Nu Hill sbagliò e fu subito squalificato. Omero, già malato,
con la mazza e accompagnato dalla moglie Gina, andò nella stanzetta della
Giuria e si sfogò, con la consueta energia, nei confronti del Presidente che
quella sera era Zacconi. E probabilmente quella sera aveva ragione Omero per la
squalifica apparve un pò precipitosa. Questo era l’indimenticabile Cincerina,
un grande maestro di uomini e di cavalli di cui noi abbiamo una grande
nostalgia perchè lui era un vero personaggio e nei nostri tempi, dove tutto è
previsto e programmato, ci manca proprio la sua inesauribile fantasia. Una
fantasia veramente doc".
a.b.
Foto (Antonio Berti premia Vivaldo Baldi, miglior erede di Cincerina) e ricordo di Omero Baldi sono tratti dal sito http://www.visarno.it.
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