domenica 13 gennaio 2013

"Scoprire i 10 Comandamenti": a Pistoia prende il via il percorso biblico-sapienzale della Fraternità Apostolica di Gerusalemme. 10 "Comandi" per non spingere i "bottoni" a caso.


 
PISTOIA - Riscoprire (o scoprire. Per la prima volta) i dieci Comandamenti. E' la proposta della Fraternità Apostolica di Gerusalemme (Pistoia): un percorso biblico-sapienzale per "apprendere le istruzioni della vita" e per "conoscere sé stessi" attraverso un metodo particolare: "lo sguardo d'amore di Dio per ciascuno di noi".
Il primo incontro è fissato per lunedì 14 gennaio alle ore 21 presso l'Oratorio di San Gaetano a fianco della chiesa di San Paolo a Pistoia. Tutti gli altri incontri si terranno alla stessa ora nel medesimo luogo.
Per ulteriori informazioni: 0573 32129 (don Pierluigi).

In una lunga nota la Fraternità Apostolica di Gerusalemme di Pistoia spiega le ragioni di questa iniziativa che è aperta a tutti, sopratutto a coloro che hanno voglia di farsi interrogare dai 10 Comandamenti.
 
Stanno tornando di moda i Dieci Comandamenti. Fenomeno sorprendente se si pensa a quanto forte sia stato l’impulso, nella storia del pensiero occidentale recente, a liberarsi di ogni imposizione, di ogni legge. Arriviamo perfino a chiederci se sia opportuno rispolverare i Dieci Comandamenti e usarli come mezzo di annuncio rispetto a quel "mondo" specifico che sono i giovani.

Esistono crocevia storici che rendono questo o quell’altro argomento puntuale o fuor di proposito. È questo il tempo per “tenere a mente la legge data sul monte Oreb al servo di Dio, Mosè”? (cf Mal 3,22).
Sappiamo quello che i mezzi di comunicazione fanno sapere. Siamo sottoposti a una cascata, a una inondazione di informazioni. Queste informazioni sono in realtà selezionate, addomesticate. Inoltre c’è un altro fenomeno collegato: la scomparsa, nelle società sviluppate come la nostra, dell’analfabetismo.

Quindi la gente “sa” di più, i giovani in primis. Ma cosa sanno? Sapere poco può significare sapere bene, sapere molto (nel campo divulgativo di cui stiamo parlando) è spesso sapere male, superficialmente. Qualità e quantità hanno i loro contrasti. Le persone di questo inizio millennio sanno molto e male.

Inoltre c’è stato il lungo processo di distruzione della figura paterna-autorevole, iniziato nell’illuminismo e arrivato fino ad oggi. L’antipatia per l’autorità si sviluppa e cresce, via via, fino agli slogan del 1968 e alla odierna cultura individualista, anti-paterna, e quindi non-fraterna.
Il giovane di oggi sa molte cose, assai contraddittorie e ricevute da molte fonti contrapposte. Sociologicamente non accetta le autorità, non crede nei padri, di qualsiasi genere. A livello culturale professa un relativismo evanescente, una visione del mondo a livello gassoso, tutto è vero e tutto è falso, niente è certo. È chiaro che questa è un’analisi in poche righe, una generalizzazione che richiederebbe mille distinguo.

Quale è il risultato del quadro appena disegnato? Una disperata mancanza di certezze. Questa mancanza non è quasi mai consapevole, è uno spiffero di angoscia nel fondo del cuore delle persone di oggi.

La cultura dei talk-show, del dibattito, dell’esternazione di otto punti di vista contrapposti, della libertà per la libertà, specie quella di opinione, scrive nelle coscienze in via di formazione, come quelle giovanili, una confusione molto più devastante di quanto si pensi. Sarebbe il caso di approfondire, e non è questo il momento, cosa possa significare un atto di fede per soggetti addestrati in tale contesto.
E i Dieci Comandamenti? Dopo 200 anni di devastazioni abbiamo un uomo che, per saper tanto, non sa proprio niente. Abbiamo un analfabetismo esistenziale, ogni scelta è incerta, e si vive a casaccio. Abbiamo perso le istruzioni per l’uso. Adoperiamo la vita, il corpo, l’affettività, l’amicizia, il tempo, come un elettrodomestico sconosciuto, spingiamo i bottoni a caso. La felicità sembra un incidente fortuito, e l’alchimia della vita pare ineffabile. Pecore senza pastore, che hanno rifiutato il pastore culturalmente, esistenzialmente, scientificamente.

“In quel tempo non c’era un re in Israele; ognuno faceva quel che gli pareva meglio” (Gdc 21,25). La storia, però, è provvidenziale. Tutto questo non è pura perdizione, ma occasione, questo è un ottimo punto di partenza. Anche perché la verità non è così lontana ed inarrivabile, è un uomo, il Figlio Unigenito del Padre. Il Re che ci manca. Possiamo rifiutarlo, dimenticarlo, ma ci manca, senza di Lui non sappiamo che fare; proviamo e sbagliamo, ci sembra all’inizio di stare meglio e poi scopriamo di vivere al buio.
Arriva il benefico momento in cui siamo ridimensionati, ci siamo fatti male, siamo finalmente delusi dalle menzogne. E iniziamo ad essere destinatari idonei di una parola, quella di Chi diceva che sono beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Il regno dei cieli si annuncia ai poveri.
La vita ha le sue istruzioni per l’uso, ha la sua filigrana di autenticità. Noi, annunciatori, sappiamo (se lo sappiamo) che nella santa volontà del Padre c’è la nostra pace, la nostra certezza, e che esiste un uso buono delle cose. Proprio questo sono i 10 comandamenti: la via della pace, la via della sapienza. Se è vero che bisogna passare dalla Legge alla Grazia, è pur vero che l’uomo che non conosce neanche la Legge è un cieco senza punti di riferimento.
Il buon gioco dell’annuncio dei 10 comandamenti (soprattutto come radiografia di Cristo, del suo modo di pensare, della sua obbedienza al Padre e del suo amore per noi) trova la sua forza proprio nel dolore sordo di questa generazione.
Per essere ascoltati, bisogna prima ascoltare quello spiffero di angoscia dentro di noi, saper parlare ai poveri da poveri e non da teoreti. E, magari, parlare da innamorati. Non perché lo si sappia fare. Perché lo si è. Dobbiamo temere un neo-moralismo. Il Cristianesimo non è un’etica. Il Cristianesimo è una persona, Cristo. I Dieci Comandamenti sono stati applicati da Dio Padre, in primis, a se stesso, e lo abbiamo visto nel corpo crocifisso del suo Figlio Unigenito. I Dieci comandamenti sono lo stile di vita di Dio.

 
Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia.

Nessun commento: