QUARRATA_ Mentre la parrocchia di Tizzana e Catena sta con fatica
cercando di reagire alla tragica scomparsa del proprio parroco e di tornare
alla normalità, forte anche dell’appoggio del Vescovo che da subito si è mosso
per “riattivare una normale vita comunitaria” affidando momentaneamente la
guida a don Roberto Razzoli e comunque in attesa di notizie sul fronte delle
indagini, le forze dell’ordine stanno continuando le proprie ricerche.
Ci sarebbero al momento piste da seguire e “riscontri da sviluppare” nell’inchiesta
sull’omicidio di don Mario Del Becaro.
Gli investigatori si stanno concentrando in particolare sulla ricerca dell’auto
del sacerdote, una Fiat Punto grigia con cui gli aggressori sono fuggiti dalla
piazza della chiesa di Tizzana dove era parcheggiata la sera del 28 dicembre
scorso (attraverso la ricostruzione di qualche fase del percorso che ha seguito
quella notte) ma anche sugli ultimi giorni di vita del parroco attraverso la
raccolta di ulteriori testimonianze tra chi gli è stato più vicino.
Finora - come riportato oggi anche
in un comunicato dell’Ansa - sono state due le ipotesi principali formulate dalla
Procura e dai Carabinieri. La prima: quella della vendetta di un clan familiare
di nomadi a cui apparterrebbe il ragazzo ventiquatrenne (di etnia Sinti, residente in un campo
nomadi di Prato) fatto arrestare il 18 dicembre per estorsione dallo stesso don
Mario Del Becaro.
Il ragazzo – sembra –
che ricattasse da tempo il sacerdote e quella sera venne arrestato dai
Carabinieri mentre tentava di sfondare a calci una delle porte della canonica
di Catena. Il nomade voleva da don Mario 30 mila euro. I motivi sono al momento
ignoti.
L’altra pista che rimane tuttora aperta è
quella di una lite con un romeno, forse ospitato nella canonica della chiesa di
Tizzana, con cui il parroco avrebbe avuto un diverbio sempre per questioni di
soldi.
Si è parlato di “spedizione punitiva” camuffata da rapina
o anche di rapina finita male fatta da balordi e marginali a cui don Mario Del Becaro
dava saltuariamente ospitalità.
Un aiuto alle indagini è atteso comunque dai risultati
scientifici del Ris che come noto hanno raccolto numerose prove ed elementi sul
luogo del delitto.
Dalla parrocchia arriva intanto l’invito alla “preghiera” “affinchè
chi ha compiuto questo gesto si converta e capisca la gravità consegnandosi
nelle mani di chi ha l’autorità di giudicarli. Non spetta a noi dare un
giudizio ma solo pregare”..
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