PISTOIA_ A pochi giorni dal verdetto della Regione
Toscana, si assiste ad un assoluto silenzio da parte della politica pistoiese,
su un progetto che mese dopo mese evidenzia tutti propri limiti. È il messaggio
che Coldiretti Pistoia ha inviato alla politica locale e regionale, durante un
incontro con la stampa, dove sono state evidenziate tutte le incongruenze
tecniche, economiche ed ambientali dell'ipotizzata costruzione di una centrale
elettrica a gas alle porte di Pistoia. E poi: le istituzioni locali investono
risorse per qualificare sempre più Pistoia come Città Verde, ma rischia di
trovarsi come biglietto da visita due ciminiere alte 40 metri.
“Circa 15 giorni fa
abbiamo inoltrato a tutti i consiglieri provinciali il nostro ultimo studio sui
reali effetti della centrale per la popolazione ed il tessuto produttivo
pistoiese, senza alcun riscontro -ha riferito Riccardo Andreini, presidente
di Coldiretti Pistoia-. Abbiamo l'impressione che Consiglio e Giunta
provinciali siano distratti in questo momento da altre priorità, piuttosto che
pensare al futuro dei cittadini e dell'economia pistoiese.
Nel 2010 una
multinazionale svizzera chiede di costruire una centrale a gas a ciclo
combinato alle porte di Pistoia, in mezzo ai vivai. L'area individuata tocca i
borghi di Badia, Canapale, Bottegone e Ponte alla Pergola, prima occupata dalla
EX FABBRICA RADICIFIL. La società promette di riassorbire parte degli oltre 100
dipendenti (ma all'atto pratico si tratterà solo di una decina di lavoratori).
Le istituzioni locali, senza pensare troppo alle implicazioni, firmano un
protocollo d'intesa con l'azienda. Al momento la Regione Toscana sta
effettuando la Valutazione di impatto ambientale (Via) e a breve dovrebbe
decidere.
“Pensavano di fare cosa
buona e giusta, perché c'era la promessa di riassorbire i dipendenti rimasti
senza lavoro-ha continuato Andreini-. Ma dopo? Nessun ripensamento
neppure in seguito alle ripetute denunce di incongruità e di dannosità del
progetto da parte di un'associazione come Coldiretti, e non solo, che evidenziava
i rischi sui livelli occupazionali dei vivai.
La Provincia, al
contrario, avrebbe potuto verificare presso le aziende vivaistiche se c'erano
opportunità occupazionali per gli ex lavoratori Radicifil. Non l'ha fatto, lo
farà ora Coldiretti. Nessuna garanzia o promessa al vento, naturalmente. Non
vogliamo illudere nessuno, men che meno chi ha un problema gravoso come la
mancanza di lavoro: verificheremo le esigenze delle aziende e, laddove
possibile, prepareremo una proposta concreta da inviare anche a Gianfranco
Simoncini, assessore regionale alle Attività produttive, lavoro e formazione”.
Simoncini nel 2010 firmò con provincia di Pistoia, comune di Pistoia e società
proponente, quel protocollo d'intesa che oggi grava pesantemente sul futuro
assetto produttivo e ambientale della piana pistoiese.
“Le due ciminiere della
centrale, di oltre 40 metri, diventerebbero il biglietto da visita della città.
Bruciando gli sforzi per qualificare nel mondo 'PISTOIA CITTÀ VERDE' -ha
spiegato il direttore di Coldiretti Pistoia, Francesco Sossi-. Ad
esempio, ogni tre anni la città ospita la manifestazione 'Vestire il
paesaggio', organizzata proprio dalla Provincia ed utilizzando importanti
risorse provenienti anche da altri enti pubblici e privati. Dov'è la coerenza?.
Ma veramente si pensa di emulare i successi turistici, commerciali e di
immagine del ChiantiShire, con due ciminiere ad accogliere i visitatori?”.
L'IMPATTO
AMBIENTALE DI UNA CENTRALE CHE FA PAURA ED IMBARAZZA LA POLITICA PISTOIESE. LO
STUDIO
Dopo
la presentazione del progetto alla Regione per la Valutazione di impatto
ambientale (Via) da parte della Repower, per la costruzione di una centrale a
gas a ciclo combinato (nei pressi dei borghi abitati di Badia, Canapale,
Bottegone e Ponte alla Pergola, alle porte di Pistoia), Coldiretti Pistoia
nell'estate 2011 ha presentato uno studio che ha elencato ben 9 motivi perché
la Regione non desse il suo assenso. Uno studio condotto da un'agenzia
scientifica esterna, Ema srl (Environmental Management Agency), curato da
Simone Gorelli, docente di pianificazione ambientale all'università di Pisa, e
dall'agronoma Elena Balducci.
Obiezioni
che hanno portato la Regione Toscana a chiedere chiarimenti alla proponente. La
Repower ha risposto, ma invece di chiarire i punti indicati dalla Regione... ha
parlato d'altro. Tali incongruenze sono state evidenziate in una nuova serie di
obiezioni da parte di Coldiretti, che vengono riproposte in sintesi di seguito.
Occupazione
In linea generale il
progetto risulta incoerente con i principali obiettivi di pianificazione
regionale e locale, a questo proposito si
ritiene utile evidenziare che anche la coerenza con i principali strumenti di
sviluppo sociale come quelli inerenti il mercato del lavoro non trova
riscontro positivo su quanto argomentato dal proponente, in quanto non viene
sviluppata alcuna analisi della forza lavoro impiegata nella centrale e
soprattutto il bilancio dei posti di lavoro che andrebbero verosimilmente persi
sia nel settore vivaistico che in quello turistico. Lo stesso proponente dopo
aver affermato importanti ricadute occupazionali, senza peraltro aver tenuto
conto dei potenziali ripercussioni negative in altri settori, afferma di essere
“in questa fase di difficile quantificazione” e ci si chiede in quale
fase vorrebbe sviluppare tali analisi. Peraltro una centrale turbogas non è un
progetto innovativo ed il proponente dovrebbe essere con certezza a conoscenza
della forza lavoro necessaria a regime di impianto.
L'aria
Per quanto gli effetti
degli inquinanti emessi dalla centrale in atmosfera, c'è da evidenziare che le
analisi della società si basano su dati del 2005, che inficiano del tutto la
valenza scientifica delle elaborazioni della Repower sugli effetti delle
emissioni sull'aria.
Basti considerare che relativamente
all’NO2 (Diossido di azoto) si riscontrano valori molto vicini al limite con
una tendenza in aumento, come descritto nel report ARPAT “Lo stato della
qualità dell’aria - Rete di monitoraggio della provincia di Pistoia” anno
2010-2009, dove si afferma che “per questo inquinante si assiste negli
ultimi anni ad un inversione del trend con un incremento dei livelli medi di
concentrazione particolarmente evidente nel 2009”. Tendenza confermata
anche dai dati 2011.
Le controdeduzioni di
Repower, poi, trascurano del tutto gli effetti dell'Ozono (O3). L'Ozono è un
inquinante secondario fortemente connesso alle sostanze emesse dalla centrale.
In pratica gli inquinanti che fuoriescono dalle ciminiere contribuiscono alla
formazione in atmosfera dell'Ozono, i cui effetti sono trascurati in tutta la
documentazione Repower. È come se si valutasse l'effetto del fumo di un
braciere in uno spazio aperto, mentre ho intenzione di scaldare una stanza di 9
metri quadri senza finestre.
Le criticità sono
riconducibili all'introduzione di un nuovo elemento che emette in ambiente tra
gli altri gli NOx precursore per l'ozono (inquinante secondario) il quale può
creare danni alla salute in quanto è un forte ossidante, ma anche alla
vegetazione sensibile quindi potenzialmente anche a specie coltivate nei vivai
causando normalmente necrosi fogliari (quindi pianta esteticamente non
appetibile) o riduzione di biomassa (le piante crescono meno), i problemi
con la salute sono connessi anche alle polveri sottili (anche se viene dichiarato
che non vengono emesse), ma sicuramente avremo problemi in fase di costruzione
e una lieve emissione ci sarà anche in produzione. Inoltre l'impianto è in
prossimità di una autostrada quindi potremmo avere effetto cumulativo di tali
inquinanti.
Motivazioni che hanno
spinto alla presentazione del progetto
L’area di localizzazione
del progetto è classificata industriale, ma non si tratta di una zona in cui si
sviluppa una rete di aziende e un sistema infrastrutturale e di servizi a
supporto di tali attività. Pertanto, risulterebbe di più immediata comprensione
ed utilità per il territorio, la riconversione degli edifici ex-industriali in
strutture a supporto dello sviluppo delle attività già presenti come, ad
esempio, strutture commerciali o per la gestione dei rifiuti nell’ambito del
settore vivaistico.
Si ritiene necessario
specificare che, essendo la rilevanza del l’impianto proposto di tipo
regionale, come indicato dal proponente, si rilevano nei confini amministrativi
della Toscana numerose aree industriali da riqualificare, a nostro avviso ben
più vocate che dovevano essere quanto mento considerare nelle diverse
alternative di localizzazione nel SIA, oltre ovviamente all’alternativa zero,
cosa che non è stata inquadrata dimostrando una fossilizzazione del proponente
sul territorio di Pistoia, al punto che viene specificato che “Nel
territorio di Pistoia appare molto difficile reperire un’area della superficie
richiesta dalla Centrale in altre aree industriali esistenti o programmate,
essendo queste o già occupate o di dimensione troppo ridotta” come se fosse
l’unica localizzazione possibile del progetto, pertanto si rileva in tali
affermazioni una mancanza di analisi delle alternative di localizzazione e di
progetto all’interno del SIA.
Coerenza con la
pianificazione
Il piano energetico
regionale. Il Piano di Indirizzo
Energetico Regionale (Pier) prevede la riduzione del Gas serra del 20% tramite
l'utilizzo di Fonti di energia rinnovabile (Fer), che entro il 2020 deve
arrivare al 20% del fabbisogno.
In questo contesto si fa
riferimento al metano solo per la riconversione di centrali Enel di Livorno e
Piombino, attualmente alimentate anche da combustibili come olio. Pertanto, il
piano individua il metano come prodotto “di transizione nel medio periodo per
“traghettare”, nel lungo periodo, la nostra società dall’era del petrolio a
quella delle rinnovabili” e valorizza l’adozione di gas metano, ma come
elemento utile alla riconversione di impianti preesistenti più inquinanti.
Il piano regionale ammette
la costruzione di nuove centrali a metano solo nel caso che Enel accettasse la
riduzione della potenza degli impianti di Livorno e Piombino. Quindi, perché
possa essere costruita una centrale a metano da parte di Repower, occorre che
Enel sia disponibile a ridurre il proprio potenziale produttivo. In ogni caso
la realizzazione di una nuova centrale a gas metano non comporterà un
incremento della produzione di energia elettrica in Regione Toscana nel medio e
lungo periodo, implicando effetti nulli sul bilancio energetico.
Il piano provinciale. E’ di tutta evidenza la priorità della
pianificazione regionale di recuperare le aree industriali integrandole nel
tessuto produttivo locale, che, nel caso specifico è indiscutibilmente di tipo
vivaistico, come peraltro ripreso nel PSC di Pistoia, che indica come strumento
per la realizzazione dell’obbiettivo primario la “Riqualificazione e
razionalizzazione del tessuto produttivo primario e secondario e dei relativi
rapporti con le attività commerciali” tramite la “Realizzazione di un sistema
multipolare attrezzato e infrastrutturato principalmente attestato lungo l’asse
del vivaismo”.
Si ricorda in relazione
all’analisi della vincolistica, che gli elementi del progetto si distribuiscono
su aree a diversa classificazione: la centrale ricade in zona D1- zona
produttiva industriale, mentre il tracciato del gasdotto interrato, la
sottostazione elettrica interessano la zona E3 (Zone a Vivaio), e il cavidotto
interessa zone E3 (Zone a Vivaio), zone B1 (zone residenziali esistenti di
completamento) e parte di zona E4F (zone agricole con vincolo di rispetto). In
relazione a queste ultime si ritiene necessario di porre attenzione alle
interferenze connesse soprattutto alla fase di cantiere (movimentazioni di
terra, opere di fondazione, posa del cavidotto, ecc..) legate alla
realizzazione della sottostazione e del cavidotto, che interesseranno aree di
vivaio e zone agricole con vincolo di rispetto (quindi zone che rappresentano
la vocazionalità del territorio e lo caratterizzano dal punto di vista
paesaggistico, culturale ed identitario). Soprattutto per la zona E4F non è
chiara nel SIA la caratterizzazione specifica del sito interessato dal
progetto.
In relazione
all’occupazione di suolo da parte delle opere oggi a destinazione d’uso non
industriale come sopra specificato, si ritiene necessario approfondire
ulteriormente gli aspetti legati alle superfici occupate, alle proprietà di
queste e soprattutto si ritiene utile approfondire i temi legati alle azioni
di esproprio dei terreni interessati direttamente dalle opere in progetto
sia in fase di cantiere che di esercizio, nonché alla perdita di valore dei
terreni prospicenti la centrale e le opere connesse.
Il paesaggio. Inoltre, si ritiene che le opere in progetto
pur venendo realizzate prevalentemente in aree non sottoposte a vincoli
paesaggistici e /o ambientali possono sia in fase di cantiere che di esercizio
avere interferenze indirette sulle aree vincolate (es. interazioni -prelievi,
scarichi di acqua nel torrente Brusigliano, affluente dell’Ombrone Pistoiese
che interferisce con le aree tutelate); inoltre, si registra un’influenza
diretta del cavidotto con il fiume Ombrone Pistoiese che viene classificato nel
PTC (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) «Sistema funzionale per
l’ambiente regionale –Collegamenti Paesistici- Alvei e Fondovalle dei Corsi
d’Acqua di Pianura», ed una interazione diretta relativa alle interferenze
visive.
Fonte: Comunicato Stampa Coldiretti Pistoia
Nessun commento:
Posta un commento