PISTOIA - "Carissime Sorelle e Fratelli del Vicariato di San
Marcello Pistoiese". Inizia così una lunga lettera che mons. Mansueto
Bianchi, vescovo di Pistoia, ha inviato ai fedeli dell'intera montagna
pistoiese "in un momento di particolare preoccupazione e inquietudine -
sottolinea il vescovo - per la vita di molte delle vostre comunità" a
causa del trasferimento di alcuni sacerdoti (cambi di parroci hanno interessato,
e stanno interessando, numerose realtà parrocchiali nell'intera montagna: da
Pian degli Ontani a Maresca, da San Marcello a Pracchia, da Cutigliano a Campo
Tizzoro, da Lagacci all’Abetone).
Il documento
(riportato in modo integrale nel sito diocesano: www.diocesipistoia.it ) è stato letto
durante le Messe di oggi domenica 16 settembre 2012.
Dopo aver fatto cenno a
lettere, raccolte di firme, ricevimenti di delegazioni, interventi sulla
stampa, pressioni varie mons. Bianchi sottolinea che gli è parso giusto non
lasciar cadere sotto silenzio un momento così particolare che può trasformarsi
in una "occasione positiva di riflessione, di dialogo, di crescita nelle
relazioni e nella comunione ecclesiale".
Mons Mansueto Bianchi |
Il vescovo
sgombra innanzitutto il campo da una interpretazione: la Chiesa – conferma
- non abbandona la Montagna, non si ritira da questo territorio che
peraltro è interessato da drastici cambiamenti in ambito istituzionale
("Seppure con fatica sono riuscito a mantenere gli stessi livelli di
presenza e di servizio"). E fa presente il valore positivo
dell'attaccamento e della stima dimostrate dalle comunità ai sacerdoti
trasferiti ("un trasferimento è spesso uno strappo, che provoca sofferenza
reciproca, sia nel sacerdote come nella gente. E’ questa sofferenza che può
talora provocare interpretazioni non giuste ed animosità che finiscono per
dividere la comunità alimentando sospetti e diffidenza. Da questo vi chiedo di
guardarvi rigorosamente").
Giunto alle
motivazioni sui trasferimenti e senza, ovviamente, entrare nei dettagli delle
singole situazioni, mons. Bianchi ne evidenzia tre: in certi casi è proprio il
sacerdote interessato a chiedere essere destinato a un diverso servizio
pastorale ("riconosciuta la validità dei motivi, il vescovo cerca di
aderire alla richiesta ricevuta").
In secondo luogo - prosegue Bianchi -
un cambiamento nei diversi contesti ecclesiali può essere un bene per il
sacerdote stesso e per le comunità ("Permanenze troppo prolungate possono
generare logoramenti, ripetitività e stanchezze").
C'è infine un terzo
motivo: "un quadro che va drammaticamente crescendo e chiede
generosità e disponibilità da parte di tutti".
Mons. Bianchi si riferisce
al "prevalere di mentalità particolaristiche, che perdono di vista il bene
più generale della Diocesi". Il trasferimento di un parroco - spiega
- è "una occasione per guardare al di là delle nostre parrocchie, renderci
concretamente conto che la Chiesa di Pistoia ha urgenze, necessità e attese che
possono essere prioritarie rispetto a quelle, pur reali, che sono presenti in
una parrocchia”.
Il vescovo invita a riflettere anche su un ulteriore fatto: il cambiamento di un parroco e una diversa organizzazione nel servizio alle parrocchie, diventa anche un appello e una possibilità perché si cammini con decisione verso le “parrocchie in alleanza”. Ed è anche una sfida agli stessi laici per nuove forme di loro partecipazione alla vita delle comunità.
Quello “del Reno e della Montagna” (la dizione ufficiale è questa) è uno dei dieci Vicariati in cui è divisa la diocesi di Pistoia: è formato da 24 parrocchie (il numero più elevato in assoluto delle parrocchie rispetto a tutti gli altri Vicariati) con poco più di 12 mila abitanti. Si tratta, in genere, di realtà numericamente piccole: la maggiore come numero di persone è San Marcello (sfiora le duemila) per arrivare a Lagacci (60). E’ sui territori di montagna, per definizione lontani dai centri più abitati ma anche caratterizzati – in particolare nelle realtà più turistiche – da flussi stagionali di nuovi residenti, che la figura del parroco riveste ruoli spesse volte non solo ecclesiali o pastorali.
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