PISTOIA_ Ecco la situazione della Casa Circondariale di Santa Caterina in Brana a Pistoia così come emersa dopo la visita ispettiva effettuata nello scorso mese di giugno da parte dell’Unità Funzionale Igiene e Sanità Pubblica della Asl 3 di Pistoia e le osservazioni in merito di Antonio Sammartino, Garante delle persone private della libertà personale di Pistoia. Dalla analisi emerge un quadro desolante con numerosi problemi ancora da risolvere.
“ Dal rapporto della visita ispettiva
effettuata in data 14 Giugno 2012 all’interno della Casa Circondariale di
Pistoia, dall’Unità Funzionale Igiene e Sanità Pubblica zona di Pistoia, emerge
la seguente situazione:
(Annotazione personale. Il carcere di Pistoia è una Casa Circondariale e
pertanto può accogliere solamente detenuti in attesa di giudizio e detenuti con
sentenza definitiva fino ad un massimo di pena di 5 anni. In Italia vi è un uso
massiccio della custodia cautelare in carcere (detenuti in attesa di giudizio),
registrando una media nazionale del 42,5% sul totale dei detenuti, contro una
media europea del 24%.);
- I detenuti con
sentenza definitiva sono 63 (42%).
- I detenuti di origine
straniera sono 72 e rappresentano il 48%.
- I detenuti
tossicodipendenti sono 23 (16%).
Proseguendo la lettura del rapporto
redatto dall’ASL 3 di Pistoia, si evince che il personale di polizia previsto
sarebbe di 79 unità; che il personale di polizia amministrato risulta essere di
59, specificando però che quello effettivamente operante è di 50 agenti.
Il documento redatto dall’unità
funzionale igiene e sanità pubblica, riporta il numero di 64 detenuti come
capienza regolamentare dell’istituito, a fronte di una capienza tollerabile di
118 ed una presenza effettiva di 149 detenuti.
La definizione “capienza tollerabile” è a mio avviso impropria.
Antonio Sammartino |
La domanda sorge spontanea: tollerabile per chi? Forse per chi deve
sorvegliare e controllare i detenuti, non certo per quest’ultimi, per le loro
condizioni psicofisiche e per una loro possibile, per non dire piena,
rieducazione (Art.
27, comma 3 – Costituzione Italiana; art. 1, art. 5, art. 15 Legge 354/1975:
Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative
e limitative della libertà).
E’ opportuno a mio modesto avviso cambiare angolo di visuale, cioè
incominciare a vedere le cose non solamente dalla parte dei sorveglianti, ma
rivolgere lo sguardo anche alle istanze, bisogni, necessità rappresentate dalla
parte dei sorvegliati.
Le regole vanno rispettate da entrambe le parti e non può una di esse (i
sorveglianti), usufruire di una deroga a quello che le leggi e normative
stabiliscono, a maggior ragione, come in questo caso, quando parliamo di
diritti delle persone.
La capienza massima di un Istituto è massima, punto e
basta.
Lo spazio effettivamente disponibile è strettamente collegato alla salute
psicofisica dei detenuti.
Ricordo che una sentenza della Corte
Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) stabilisce 7 mq per una cella singola, a
cui ne vanno aggiunti 4 per ogni persona in più, per arrivare poi a un minimo
di emergenza di 3 mq.
Quando ciascun detenuto dispone di uno spazio inferiore
ai 3 mq a testa, in queste condizioni non c'è regime detentivo che tenga, e per
la Corte la vita in una simile cella si configura oggettivamente come tortura.
(L'Italia è stata condannata dalla CEDU su ricorso del detenuto Sulejmanovic in
carcere nel 2003).
In gran parte delle
carceri italiane, e Pistoia non è un’eccezione, i detenuti hanno a disposizione
singolarmente meno di 3mq. (
Vedi Interrogazione parlamentare Seduta n. 504
del 19/7/2011).
Riporto un esempio banale che mi è
venuto in mente non appena ho letto questo dato sulla capienza tollerabile.
E’ come se nella targhettina degli
ascensori, dove vi è scritto la capienza massima, esempio 5 persone, ce ne
infilassimo 8 perché tollerabile…
In ogni modo tale condizione non sarebbe
sicura, e se poi l’ascensore cadesse?....
Riprendendo la metafora dell’ascensore,
è bene inoltre ricordare che tali spazi ristretti e degradanti, non sono per
qualche secondo o minuto, il tempo cioè di salire o scendere al piano
selezionato, ma per i detenuti costituisce la condizione di gran parte delle 24
ore giornaliere.
I detenuti di Pistoia, all’interno delle celle (tre persone in
7mq), fanno a turno a stare in piedi, perché contemporaneamente non riescono a
starci, comprendendo in questo esiguo spazio quello occupato dai letti a
castello a tre piani, da un tavolino, e da uno pseudo bagno.
Ma di tutto questo la visita di
vigilanza non ne parla e rileva solamente l’umidità come fattore di insalubrità
e annota la realizzazione in corso di n° 3 locali per un totale di mq 65,70 da
destinare a stanza del DNA e locali infermeria.
Anche sull’argomento dell’ambulatorio medico mi permetto di fare
alcune osservazioni.
E’ riconosciuto ormai da tutti,
soprattutto dal personale medico ed infermieristico che vi opera, che l’attuale
spazio destinato a questo tipo di attività non è idoneo e non adeguatamente
rispondente, né alle cure dei detenuti, né alle normative nazionali e regionali
in materia sanitaria.
Rispetto alle ultime disposizioni la mancanza, ad
esempio, di un collegamento in rete all'interno dell'ambulatorio, non rende possibile,
come invece richiesto, la compilazione della cartella clinica per ciascun
paziente detenuto, oppure semplicemente inoltrare le domande alla commissione
medica locale per richiedere la visita dell’invalidità civile.
A questi esempi se ne possono aggiungere
altri più sostanziali rispetto alla prestazione medica che attualmente, in
mancanza di un ambiente idoneo e attrezzature adeguate, al di là della bravura
e competenza del personale medico che vi opera, non può essere sempre
garantita.
Tali problemi potrebbero essere risolti
trovando una nuova localizzazione dell'attuale ambulatorio medico, dividendolo
in più stanze e consentendo così la simultanea attività di prestazioni
sanitarie diverse, evitando, come ora accade, che quando ad esempio è presente
il dentista le altre attività mediche sono di fatto bloccate, senza considerare
che svolgendosi tutto in un'unica stanza sempre aperta ed in più collocata
nella zona del transito non è garantito nessun livello dignitoso di privacy.
L'individuazione di uno spazio più
grande e idoneo consentirebbe anche l’istallazione di un ecografo, che la
cooperativa dei medici pistoiesi garantirebbe di poter donare gratuitamente
all’istituto.
Si pensi al risparmio anche in termini
di denaro pubblico che si potrebbe avere solamente per il fatto di poter
svolgere alcune visite mediche specialistiche interne al carcere senza ogni
volta doversi recare obbligatoriamente all'esterno prevedendo due agenti per la
scorta.
Ultimamente per l’aspetto medico, (o meglio riguardante la sicurezza),
si è intervenuti, come riportato per l’appunto nella relazione dell’Asl,
andando a realizzare (ancora in fase di completamento) delle stanze
ambulatoriali per il prelievo del dna cosi come da disposizioni ministeriali.
Pertanto, se rimarranno così le cose,
continueremo ad avere un ambulatorio medico indecente, ma paradossalmente,
quando saranno terminati i lavori, avremo delle super stanze per il prelievo
del dna come nei film di fantascienza.
Infine il rapporto della visita
ispettiva, per il reparto destinato ai semiliberi, annota che attualmente sono
presenti 8 posti letto, riportando solamente che è previsto il trasferimento
della sezione all’esterno senza specificare quando e soprattutto perché si
richiede questo spostamento.
Vorrei allora ricordare che l’attuale
sezione dei semiliberi non risponde a nessun
requisito d’idoneità, trattandosi sostanzialmente di un ambiente/corridoio di
44 mq con un'unica finestra nel bagno. Le finestre all'interno della camera non
possiamo considerarli tali in quanto si affacciano in un ambiente chiuso
utilizzato dal carcere come deposito/magazzino.
Lascio immaginare il
caldo, la mancanza di cambio d’aria che possono essere riscontrate in tali
condizioni.
E’ chiaro che urge una
soluzione alternativa. E’ vero che vi è allo studio l’ipotesi di una
dislocazione esterna di questa sezione, e che è quindi opportuno a mio avviso
che l’amministrazione penitenziaria s’impegni per una sua possibile veloce
realizzazione.
Nella relazione non vi
è infine nessun riferimento alla mancanza di spazi adeguati per attività di
socializzazione, ricreazione, per non parlare di quelli formativi e scolastici.
Forse questi aspetti non sono di stretta competenza dell’organo di vigilanza
che ha svolto la visita ispettiva, anche se è difficile disgiungere la salute
di un detenuto con la non completa adeguatezza o assenza di questi spazi.
Faccio notare solamente a titolo informativo che ad esempio nell’attuale spazio
biblioteca (molto piccolo), sono svolte attività formative e scolastiche,
alcune volte anche contemporaneamente, con forti disagi di chi deve condurre e
seguire le lezioni/corsi.
I passeggi utilizzati per la cosiddetta ora d’aria,
uno per sezione, sono scoperti. In caso di maltempo viene utilizzata la
palestra.
Aggiungo e concludo che su 149 detenuti sono presenti 6 docce anche
questo non menzionato nel rapporto.
Mi auguro che la
prossima visita ispettiva rilevi con più attenzione e precisione le problematiche
attinenti la struttura carceraria e suggerisca e indichi alle autorità
competenti, per quanto ne compete, possibili azioni migliorative.
Antonio Sammartino
Garante delle persone
private della libertà personale
di Pistoia
Nessun commento:
Posta un commento