PISTOIA_ Non è risolto il capitolo sugli esodati a causa delle risorse insufficienti individuate nell’emendamento alla legge di stabilità presentato ieri in Commissione Bilancio alla Camera dai relatori.
L’allargamento della platea potrebbe essere infatti eccessivo rispetto alle somme previste dalla proposta di modifica: sarebbe questa la ragione per cui la Ragioneria generale dello Stato avrebbe chiesto una riscrittura dell’emendamento con criteri più selettivi.
Sull’argomento di grande attualità abbiamo ricevuto dal Comitato nazionale Autorizzati alla contribuzione volontaria (CACV) un comunicato stampa che ben volentieri pubblichiamo:
E’ falso e fuorviante quanto emerso oggi sui media frutto delle dichiarazioni
di chi ha concordato l’emendamento 8500 al DDL sulla legge di stabilità
tendente a risolvere il problema dei cosiddetti “esodati”
In particolare tale dispositivo rappresenta l’ennesimo sopruso che viene consumato ai danni della categoria dei contributori volontari. Una categoria vessata dalla legge di riforma delle pensioni ed ancor più dalle condizioni poste per l’accesso alla salvaguardia dalle norme imposte cinicamente con il Decreto Ministeriale del 1° giugno 2012 che prevedeva pesanti restrizioni per la salvaguardia dei contributori volontari (ristretto regime delle decorrenze, non aver rilavorato dopo l’autorizzazione, avere almeno un contributo accreditato o accreditabile).
In particolare tale dispositivo rappresenta l’ennesimo sopruso che viene consumato ai danni della categoria dei contributori volontari. Una categoria vessata dalla legge di riforma delle pensioni ed ancor più dalle condizioni poste per l’accesso alla salvaguardia dalle norme imposte cinicamente con il Decreto Ministeriale del 1° giugno 2012 che prevedeva pesanti restrizioni per la salvaguardia dei contributori volontari (ristretto regime delle decorrenze, non aver rilavorato dopo l’autorizzazione, avere almeno un contributo accreditato o accreditabile).
Condizioni capestro che hanno sostanzialmente escluso oltre il
90% dei contributori volontari dalla salvaguardia prevista dai commi 14 e 15
dell’art. 24 della Legge 214/2011.
Con il progetto di legge 5103 la Commissione Lavoro della Camera aveva cercato di porre rimedio a tale iniquità ed ingiustizia ripristinando il diritto previsto al comma 14 dell’art.24 della legge di riforma che prevedeva la salvaguardia dei contributori volontari fino al 2018 per la decorrenza del diritto alla pensione.
Con il progetto di legge 5103 la Commissione Lavoro della Camera aveva cercato di porre rimedio a tale iniquità ed ingiustizia ripristinando il diritto previsto al comma 14 dell’art.24 della legge di riforma che prevedeva la salvaguardia dei contributori volontari fino al 2018 per la decorrenza del diritto alla pensione.
A seguito dell’accantonamento di tale proposta di legge
per le pressioni esercitate dal Governo, la stessa Commissione Lavoro aveva
successivamente presentato un suo emendamento (n.8309) al DDL sul Bilancio di
Stabilità che riprendeva alcuni punti qualificanti della proposta di legge
5103, seppur limitando le decorrenze del diritto alla pensione ma preservando
alcuni importanti principi della legislazione sulla contribuzione volontaria.
Oggi con la presentazione dell’emendamento 8500, da parte dei relatori della
Commissione Bilancio, si azzera di fatto il percorso compiuto dalla Commissione
Lavoro della Camera in quanto tale dispositivo ricalca quanto contenuto nel
decreto ministeriale del 1° giugno 2012, ed in particolare:
1) Si limita gravemente la decorrenza del diritto alla pensione al 31.12.2014, lasciando in tal modo privi di lavoro e di pensione decine di migliaia di contributori volontari. Tale limite è , di fatto, ristretto a chi matura i requisiti entro il 30.08.2013 ai quali si debbono aggiungere la finestra precedente di 12 mesi ed ulteriori 3 mesi per l’aspettativa di vita (21 mesi per gli autonomi).
2) Si pone come condizione per la salvaguardia la grave discriminazione di non avere svolto attività lavorativa a tempo indeterminato, ovvero a tempo determinato o di altro tipo che abbia prodotto un reddito superiore a 7.500 euro annui, impedendo in tal modo l’accesso alla pensione a chi ha svolto regolari attività di lavoro, retribuite secondo le tabelle sindacali, dopo aver ottenuto l’autorizzazione ai versamenti volontari, e, al tempo stesso, ha sopportato i pesanti oneri previdenziali della contribuzione volontaria una volta perso definitivamente il lavoro.
3) Si escludono di fatto, e in maniera occulta e subdola, dalla salvaguardia i contributori volontari autorizzati prima del 20 luglio 2007, in possesso delle tutele previste della legge 247/2007. Infatti, questi lavoratori, finora sempre correttamente salvaguardati da ogni modifica pensionistica degli ultimi anni, si troveranno ad essere esclusi dalla salvaguardia per aver accettato, dopo l'autorizzazione alla prosecuzione volontaria, lavori che abbiano comportato un reddito superiore ai 7500 euro lordi annui. Si assiste al seguente paradosso discriminatorio e vessatorio: A) un lavoratore autorizzato ante 2007 che ha lavorato successivamente all'autorizzazione verrà certamente escluso dalla salvaguardia per aver conseguito redditi di lavoro basati sulla sua professionalità e specializzazione (si tenga conto che la soglia massima di 7500 euro lordi annui è inferiore a qualsiasi livello di sussistenza che rispetti l'art. 36 della Costituzione: "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa"). A maggior ragione la vessazione da parte dello Stato nei confronti di questo lavoratore sarà insopportabile se egli avrà cessato forzatamente ogni attività lavorativa ben prima della entrata in vigore della Legge 214/2011 e abbia pagato cospicui contributi volontari per raggiungere il minimo dei requisiti pensionistici (57/58 anni di età e 35 anni di contributi) previsti dalla Legge 247/2007; B) Per contro, un lavoratore che ha stipulato un accordo di esodo agevolato, poniamo nell'ottobre 2011, e che ha ricevuto successivamente l'autorizzazione alla contribuzione volontaria nel novembre 2011, sostenendo il costo di poche settimane di contribuzione volontaria, senza aver la necessità di reimpiegarsi e neanche il tempo di cercare un nuovo lavoro, risulterà pienamente salvaguardato.
4) Si escludono i lavoratori licenziati in possesso dell’autorizzazione alla contribuzione volontaria.
Tali modifiche portano sostanzialmente alla salvaguardia dalle nuove norme previdenziali meno di un migliaio di contributori volontari a fronte di una platea di oltre 130.000 prosecutori non salvaguardati (pari al 66,3% di tutte le categorie degli “esodati”) risultanti dalla relazione tecnica della Ragioneria della Stato del 5.10.12. Una vera e propria beffa ai danni di una categoria di ex lavoratori doppiamente truffati da questa riforma, in quanto si continua a negare loro il diritto alla pensione e rendere inutili i contributi da loro versati, a caro prezzo e con enormi sacrifici personali e familiari, nelle casse dell’INPS.
Inoltre per finanziare tali ipotetiche salvaguardie si vorrebbero tassare, ancora, una volta i pensionati prevedendo il blocco dell’adeguamento del loro assegno pensionistico mentre è evidente come le necessarie risorse vadano trovate al di fuori del sistema previdenziale, già pesantemente colpito.
Un emendamento pertanto fortemente deleterio che punisce e penalizza gravemente le sole categorie dei pensionandi e dei pensionati e lascia nell’angosciante limbo di anni senza alcun reddito e senza la pensione quasi 130.000 contributori volontari e complessivamente oltre 240.000 famiglie dei cosiddetti “esodati”.
1) Si limita gravemente la decorrenza del diritto alla pensione al 31.12.2014, lasciando in tal modo privi di lavoro e di pensione decine di migliaia di contributori volontari. Tale limite è , di fatto, ristretto a chi matura i requisiti entro il 30.08.2013 ai quali si debbono aggiungere la finestra precedente di 12 mesi ed ulteriori 3 mesi per l’aspettativa di vita (21 mesi per gli autonomi).
2) Si pone come condizione per la salvaguardia la grave discriminazione di non avere svolto attività lavorativa a tempo indeterminato, ovvero a tempo determinato o di altro tipo che abbia prodotto un reddito superiore a 7.500 euro annui, impedendo in tal modo l’accesso alla pensione a chi ha svolto regolari attività di lavoro, retribuite secondo le tabelle sindacali, dopo aver ottenuto l’autorizzazione ai versamenti volontari, e, al tempo stesso, ha sopportato i pesanti oneri previdenziali della contribuzione volontaria una volta perso definitivamente il lavoro.
3) Si escludono di fatto, e in maniera occulta e subdola, dalla salvaguardia i contributori volontari autorizzati prima del 20 luglio 2007, in possesso delle tutele previste della legge 247/2007. Infatti, questi lavoratori, finora sempre correttamente salvaguardati da ogni modifica pensionistica degli ultimi anni, si troveranno ad essere esclusi dalla salvaguardia per aver accettato, dopo l'autorizzazione alla prosecuzione volontaria, lavori che abbiano comportato un reddito superiore ai 7500 euro lordi annui. Si assiste al seguente paradosso discriminatorio e vessatorio: A) un lavoratore autorizzato ante 2007 che ha lavorato successivamente all'autorizzazione verrà certamente escluso dalla salvaguardia per aver conseguito redditi di lavoro basati sulla sua professionalità e specializzazione (si tenga conto che la soglia massima di 7500 euro lordi annui è inferiore a qualsiasi livello di sussistenza che rispetti l'art. 36 della Costituzione: "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa"). A maggior ragione la vessazione da parte dello Stato nei confronti di questo lavoratore sarà insopportabile se egli avrà cessato forzatamente ogni attività lavorativa ben prima della entrata in vigore della Legge 214/2011 e abbia pagato cospicui contributi volontari per raggiungere il minimo dei requisiti pensionistici (57/58 anni di età e 35 anni di contributi) previsti dalla Legge 247/2007; B) Per contro, un lavoratore che ha stipulato un accordo di esodo agevolato, poniamo nell'ottobre 2011, e che ha ricevuto successivamente l'autorizzazione alla contribuzione volontaria nel novembre 2011, sostenendo il costo di poche settimane di contribuzione volontaria, senza aver la necessità di reimpiegarsi e neanche il tempo di cercare un nuovo lavoro, risulterà pienamente salvaguardato.
4) Si escludono i lavoratori licenziati in possesso dell’autorizzazione alla contribuzione volontaria.
Tali modifiche portano sostanzialmente alla salvaguardia dalle nuove norme previdenziali meno di un migliaio di contributori volontari a fronte di una platea di oltre 130.000 prosecutori non salvaguardati (pari al 66,3% di tutte le categorie degli “esodati”) risultanti dalla relazione tecnica della Ragioneria della Stato del 5.10.12. Una vera e propria beffa ai danni di una categoria di ex lavoratori doppiamente truffati da questa riforma, in quanto si continua a negare loro il diritto alla pensione e rendere inutili i contributi da loro versati, a caro prezzo e con enormi sacrifici personali e familiari, nelle casse dell’INPS.
Inoltre per finanziare tali ipotetiche salvaguardie si vorrebbero tassare, ancora, una volta i pensionati prevedendo il blocco dell’adeguamento del loro assegno pensionistico mentre è evidente come le necessarie risorse vadano trovate al di fuori del sistema previdenziale, già pesantemente colpito.
Un emendamento pertanto fortemente deleterio che punisce e penalizza gravemente le sole categorie dei pensionandi e dei pensionati e lascia nell’angosciante limbo di anni senza alcun reddito e senza la pensione quasi 130.000 contributori volontari e complessivamente oltre 240.000 famiglie dei cosiddetti “esodati”.
Tale emendamento, stante il suo cinismo, è chiaramente scritto sotto la dettatura del Ministro del Lavoro in quanto ricalca chiaramente il cinismo con il quale ha scritto il DM attuativo della riforma.
Ancora una volta, qualora
tale emendamento non fosse modificato, il Parlamento avrà abdicato il suo
potere legislativo ad un ministro e ad un Governo che dopo avere fatto del
sistema previdenziale una sorta di bancomat della riduzione del debito,
vogliono anche pervicacemente vessare i contributori volontari e l’intera
categoria degli “esodati”. Questa circostanza è inaccettabile, inqualificabile
ed ingiustificabile. Come è insopportabile l’altissimo costo sociale che questa
riforma pensionistica vuole far pagare alle 240.000 famiglie di ex lavoratori
sulle spalle dei quali si vorrebbe far ricadere gran parte del costo del
risanamento del Bilancio dello Stato.
Analogo giudizio fortemente critico e negativo è stato espresso sull’emendamento 8500 dall’intera Rete dei Comitati con un puntuale documento inviato oggi a tutte forze politiche rappresentate in Parlamento.
Auspichiamo che le forze politiche parlamentari recuperino immediatamente il loro potere legislativo nei confronti di questo iniquo governo ristabilendo lo stato di diritto gravemente compromesso da queste illegittime norme.
Analogo giudizio fortemente critico e negativo è stato espresso sull’emendamento 8500 dall’intera Rete dei Comitati con un puntuale documento inviato oggi a tutte forze politiche rappresentate in Parlamento.
Auspichiamo che le forze politiche parlamentari recuperino immediatamente il loro potere legislativo nei confronti di questo iniquo governo ristabilendo lo stato di diritto gravemente compromesso da queste illegittime norme.
Noi
vittime di questa cocente ingiustizia sociale non staremo inermi davanti a
questo scempio e macelleria sociale ma sapremo reagire con i dovuti strumenti
ed azioni volte a vendere cara la nostra pelle nei confronti di chi la vuole
immolare sull’altare del “ce lo chiede l’Europa” e su quello del risanamento
dei conti dello Stato.
Stiamo pagando il maggiore prezzo tra tutte le categorie
di lavoratori per il risanamento dei conti pubblici, mentre il governo ha
comunque deciso l'acquisto di 90 cacciabombardieri F-35 del costo complessivo
di circa 18 miliardi di euro e non ha ancora concluso alcun accordo con la
Svizzera e altri paradisi fiscali per la tassazione dei capitali esportati
all'estero (con un’ipotesi di incassi di decine di miliari di euro di tasse
evase) non ha messo mano ad alcuna vera patrimoniale sugli ultra-ricchi, a
differenza di quanto invece ha previsto il Presidente Obama sui redditi dei
contribuenti americani al di sopra dei 250.000 dollari (tra i quali, lo
sottolinea lui, lo stesso presidente degli U.S.A. !).
Francesco FLORE (Coordinatore Comitato Contributori Volontari)
Fonte: Comunicato Stampa
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