domenica 8 settembre 2013

La canzone infame della guerra. Celebrata dal vescovo di Pistoia la messa nel rifugio antiaereo. Mons. Bianchi: "Da qui vogliamo scrivere la canzone della pace".


PISTOIA – “Sopra si costruivano armi, sotto si dava scampo alla morte: qui è come scendere nella culla di Caino”. Omelia particolare, quella del vescovo di Pistoia, stamani, nel rifugio SMI di Campotizzoro, durante una messa celebrata in un luogo a altissima suggestione per raccogliere l’invito di papa Francesco a pregare per la pace in giorni nei quali si sta, forse, preparando un nuovo, pericoloso, conflitto armato. 
Molte le persone che, con mons. Mansueto Bianchi, sono scese a 20 metri sotto il livello stradale, all’interno di quello che fino agli anni Ottanta del secolo scorso fu un importante stabilimento industriale (dove si fabbricavano munizioni per l’esercito italiano, ma non solo. Negli ultimi anni di attività si produssero anche, fra l’altro, i tondini da cui si ricavavano le monete di euro).
Molto appropriato un salmo all’inizio della messa (“Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione”) celebrata in una delle tante gallerie (in tutto circa tre km, oggi recuperati per qualche centinaio di metri) scavate dalla fine degli anni trenta per dare ospitalità, contro i bombardamenti aerei, agli operai e alle loro famiglie nella fabbrica degli Orlando: qui potevano trovare rifugio oltre seimila persone, con una infermeria, locali tecnici, scale elicoidali, ricambio d’aria e anche una piccola cappella intitolata a santa Barbara, patrona del paese nato attorno alla fabbrica, sul territorio di San Marcello Pistoiese.
Potrebbe sembrare soltanto un incontro originale in un luogo particolare – ha introdotto mons. Bianchima in realtà il significato è profondo perché questo, dove si è respirato autentico terrore, è un luogo che aiuta a sentire vicini, fratelli quei popoli che sono sotto il segno dell’oppressione ma anche, in generale, gli inermi, i poveri, quelli che possono solo piangere e sanguinare, patire e morire”.

Questo – ha proseguito Bianchi riferendosi alle immagini di sofferenza che vediamo in questi giorni sui media – è spazio che aiuta ad ascoltare il grido disumano delle madri, il pianto disperato dei bambini che nessuno ascolta perché i genitori non ci sono più: queste mura conservano la memoria e l’eco della canzone di Caino. Ma qui gli uomini hanno collocato anche una cappella, segno di vita nel cuore della morte”.

E alla “canzone di Caino”, (“la canzone infame che si va cantando nel mondo e che si chiama guerra, ma che è anche consumismo, materialismo, indifferenza, menefreghismo, sfruttamento delle persone e delle risorse”) il vescovo ha contrapposto la “canzone della croce” (“che canta l’accoglienza, il servizio, il dono”).
Essere qui accogliendo l’invito di papa Francesco è perché “vogliamo scrivere la canzone della pace”.Preparato da don Domenico Fini, parroco di Bardalone, un particolare “percorso” ha accompagnato le tante persone che sono scese nel bunker per la celebrazione eucaristica calpestando le pavimentazioni in cemento armato: foglie di ulivo, poche all’ingresso e sempre più evidenti mano a mano che si scendeva fino ai rami frondosi collocati sull’altare. “Un richiamo – ha commentato Bianchi – a come tutti noi, ogni giorno, possiamo calpestare segni della pace, ma anche un segno di speranza per far crescere le ragioni della pace”.

Resa possibile anche grazie alla disponibilità dell’associazione che gestisce il museo rifugio SMI (possibili visite guidate. Sul sito web tutte le informazioni), la celebrazione è stata animata dalla corale parrocchiale di Campotizzoro. “Spero di non aver disturbato troppo – ha detto il vescovo riferendosi alla particolare giornata che, ogni 8 settembre, vive la Montagna Pistoiese nel giorno di Santa Celestina, la sua patrona – e mi auguro anche che l’attenzione oggi catalizzata sul rifugio di Campotizzoro possa servire per rinnovare l’attenzione sulla vita della nostra Montagna”.
 Sulla messa nel rifugio, mons. Bianchi, in mattina, è stato intervistato a Radio Vaticana, nella rubrica “Non un giorno qualsiasi,” da Federico Piana.
Portare la parola del papa in un luogo in cui si è sperimentata l’atrocità e la durezza della guerra, attrezzato anche per difendersi dai gas letali, ha un forte valore pedagogico – ha detto - specie oggi, quando la follia degli uomini sembra vicina alla follia della guerra”.

Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia

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