PISTOIA_ Più di 50 i detenuti, nell’affollato carcere
pistoiese di Santa Caterina in Brana, che hanno partecipato alla Santa Messa di
Natale celebrata ieri mattina dal vescovo Mansueto Bianchi.
“Ho riscontrato una
attenzione grandissima, ho intercettato occhi molto attenti e perfino una certa
commozione quando alla fine, impartendo la benedizione, ho ricordato come nel
cuore di Dio non esistano grate e che in quel momento, accanto a ciascun
detenuto, idealmente erano sedute tutte le persone che a loro vogliono bene”.
Con il vescovo anche il cappellano padre Alfredo, le suore di Casore del
Monte che prestano servizio nel carcere, i volontari dell’associazione “Il
Delfino” e della cooperativa sociale “In Cammino” impegnata nel recupero
lavorativo.
Presente il nuovo direttore del Santa Caterina in Brana oltre che,
ovviamente, il personale penitenziario.
Con letture e salmi affidati proprio ai detenuti, la piccola stanza (“senza
finestre”, nota mons. Bianchi) adibita a cappella all’interno del carcere, ha
ospitato la celebrazione eucaristica di Natale 2012.
Nella sua omelia, svolta a braccio (“li ho guardati in faccia e ho
parlato”), il vescovo di Pistoia è partito dal ricordo delle primissime persone
che resero omaggio al Bambino appena nato: i pastori. “Gente, allora, poco
raccomandabile, uomini che non potevano entrare nel Tempio né rendere
testimonianza, persone propense al furto e alla violenza. Eppure i Vangeli
ricordano che furono proprio loro, i pastori, i primi a essere ammessi davanti
al Bambino e ciò consente di dire, ieri come oggi, che il Natale è soprattutto
per chi ne ha bisogno, per chi sente che da solo non ce la può fare, per chi ha
sbagliato, per chi ha bisogno del perdono”.
L’altro gruppo di personaggi nel presepe cattolico, gli angeli che cantano,
sono serviti a mons. Bianchi per una considerazione successiva rispetto a una
domanda (“Dove, oggi, possiamo incontrare gli angeli che cantano, cioè la voce
del Cielo, la voce di Dio?”). Per il vescovo, un tale incontro si può
effettuare in tre spazi: “nella intelligenza, dunque nella razionalità; nella
coscienza, dunque nella interiorità; nel bisogno degli altri, dunque non certo
sulla strada della passione, dell’odio o della vendetta ma nello spazio del
cambiamento”.
Per mons. Bianchi questa evangelizzazione in carcere non è stata la prima
esperienza: già altre volte ha varcato i cancelli esprimendosi poi
pubblicamente, come fa adesso, sulle “difficili condizioni in cui i detenuti
sono costretti a vivere e la polizia penitenziaria è costretta a operare rispetto
al valore riabilitativo della pena secondo quanto, in teoria, previsto dalla
Costituzione e dalle leggi. Mi auguro – conclude mons. Bianchi ripetendo
(“specie ai credenti”) l’invito a non dimenticare l’esistenza di questo spazio
e a sostenere i volontari impegnati con i detenuti - di poter ancora celebrare
Messa in Santa Caterina: fra persone che hanno certo sbagliato ma che in
carcere dovrebbero essere detenute in modo civile e che dal carcere, avendo
pagato il debito, dovrebbero poter uscire in condizione di ricominciare a
camminare su strada giuste”.
Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia
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