La visita al campo Rom ospitato nel territorio
della parrocchia di Vicofaro)
Foto: Carlo Quartieri
|
Così il
vescovo di Pistoia, Mansueto Bianchi, in un commento a caldo dopo la visita
odierna a due campi “nomadi” nella città che, in realtà, occupano soprattutto
uomini, donne e bambini stanziali: quello di Brusigliano e quello di
Sant’Agostino (nell’altro campo, Pontelungo, il vescovo Bianchi era stato lo
scorso 11 ottobre, invitato dalla parrocchia di Vicofaro, a poche ore dalla
solenne inaugurazione, in Cattedrale, dell’anno della Fede.
“La fede senza le
opere – sottolineò allora Bianchi – è una cosa morta”).
Questa volta mons. Bianchi è stato
accompagnato dai direttori di due Uffici pastorali (Marcello Suppressa per
Caritas e Selma Ferrali per Pastorale Sociale e Lavoro) e dai loro collaboratori:
le persone, in diocesi, più direttamente coinvolte sulle tematiche della
marginalità.
Una situazione molto diversificata,
quella in cui si è imbattuto il vescovo Mansueto: se il campo in Sant’Agostino
“presenta una sua sostanziale decenza anche per quanto riguarda la frequenza
dei bambini nelle scuole”, nel campo di Brusignano “ho potuto constatare un
livello di degrado ambientale difficilmente immaginabile da parte di chi non lo
abbia visto in prima persona”.
Il vescovo, rimasto colpito dal fatto
che i bambini di quel campo non frequentano le scuole e che questo “limita
ancora di più le possibilità di un effettivo riscatto umano e sociale”, insiste
su un punto che ha anche evidenziato agli stessi rom: vivere nella legalità è
un requisito indispensabile, ma insieme a questo monito ne occorre un altro, e
stavolta non rivolto ai Rom ma all’itera comunità locale: aiutarli a recuperare
una dignità oggi, almeno in quel campo, compromessa.
Il vescovo Bianchi precisa di essere a
conoscenza degli sforzi tentati dall’Amministrazione Comunale di Pistoia per
trovare un’altra collocazione e di condividere questo impegno (“Caritas
diocesana offre certo la sua piena collaborazione”).
Nel campo di Brusigliano le famiglie sono 16 (per un totale di 55 persone). Una
richiesta avanzata da quelle persone sta in un aiuto ad acquistare un furgone
che servirebbe per raccogliere, nella legalità, metalli e materiali di scarto.
10 le famiglie (per un totale di 50 persone) che vivono in Sant'Agostino.
Elevata, in entrambi i campi, la presenza di minori.
Quanto al dato religioso,
se in origine queste persone (alcune di loro risiedono lì da quasi 40 anni)
erano di fede musulmana, “adesso – sottolinea il vescovo che, in Conferenza
Episcopale Italiana, presiede la Commissione che si occupa proprio di
Ecumenismo e Dialogo Interreligioso - hanno quasi perso una identità ben
definita anche sotto il profilo religioso e questo aumenta i loro problemi”.
Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia
1 commento:
Il campo nomadi era un gioiello... Costruito. Dal comune di Pistoia... Aveva servizi igienici... Acqua... Piazzole... Igiene .. Tutto... In pochi mesi è stato distrutto tutto... Tanti anni fa... Già 20 anni fa ... Denunciai la situazione come presidente della Croce Rossa... E c'erano dei portatori sani di meningite... Ammiro il Vescovo... Ma penso che sia il primo religioso a mettere piede al campo nomadi... È un campo che svergogna Pistoia... Ma tutti fanno finta di non vedere... Forse anche perchè un gruppo Rom è musulmano... A parte che i nomadi pistoiesi non sono nomadi ma nat e cresciuti pistoiesi... Penso cittadini italiani e quindi pistoiesi a tutti gli effetti... Spero di non sbagliare .. A me risulta così... Non riesco a capire... Perchè vengono chiamati nomadi... Nomadi di che... Se sono i pistoiesi più stabili!!!
Carmine Mario Germinara (da Facebook)
Posta un commento