PISTOIA-MONSUMMANO TERME_ A distanza di 68 anni dalla
morte del partigiano Agenore Dolfi, alias “Catena Vinio”, vecchio, valoroso e
leggendario dirigente del movimento antifascista in Argentina, Francia e Italia
un documento inedito del registro matricolare del carcere di Monsummano Terme,
sembra fare chiarezza su alcuni punti rimasti finora oscuri.
Roberto Daghini, studioso, autore di numerosi saggi sulla storia della Resistenza in Toscana e
attualmente consigliere comunale a Serravalle Pistoiese, ne ricostruisce gli
ultimi passaggi.
Costretto ad emigrare
nel 1923 per la sua attività antifascista e conseguenti ritorsioni, quindi
attivo con un ruolo rilevantissimo tra i fuorusciti in Argentina, Spagna, Svizzera
e Francia, Dolfi fu arrestato e consegnato ai tedeschi, da questi deportato nel
SS Sonderlager Hinzert, nel maggio 1941, poi espulso verso l'Italia dove venne
confinato alle Tremiti.
In Toscana, la ripresa immediata dell'attività
antifascista interna, che lo vedrà protagonista del Pci pistoiese nell'autunno-
inverno e gli costerà un nuovo arresto e la restrizione nelle carceri di
Monsummano.
Secondo la tesi più accreditata, egli sarà ucciso infine dagli
stessi comunisti nel corso di una faida interna dagli oscuri e mai chiariti
contorni nel corso della guerra civile, con probabilità nel maggio 1944 durante
una “passeggiata” nei boschi del Montalbano dai suoi stessi quattro compagni.
"Dal registro
matricolare del carcere di Monsummano (inedito) – scrive Daghini - si può benissimo ricavare le date esatte della sua cattura a
Montecatini, da chi fu preso e l’ordine
e data del suo rilascio avvenuto per disposizione del procuratore di Stato di
Pistoia (Fraya Buffoni) . Altro punto fermo è che non fu liberato dai
partigiani come qualcuno affermava ma dalle autorità. Il procuratore Buffoni sembra che facilitò anche la liberazione dei prigionieri della
carceri a Pistoia, liberati da Silvano Fedi e Licio Gelli" .
" Altro mistero - continua - i registri matricolari del carcere di Pistoia, sono mancanti
dei nomi degli arrestati a Pistoia da marzo 1944 e giugno dello stesso anno
anche questo documento era firmato da
Buffoni".
"Evidentemente - afferma Daghini - non si voleva fare conoscere i nomi di alcune persone
liberate , per la loro importanza o delicatezza. Mentre il Dolfi come tutti
sappiamo venti giorni dopo la sua liberazione sparisce , eliminato dai suoi
stessi compagni. Stessa sorte per Silvano Fedi caduto in un agguato a
Montechiaro. Tutto questo conferma la
teoria di Pistoia, città cospirativa e
dai mille misteri, che forse resteranno tali per sempre”.
Ben volentieri pubblichiamo un piccolo saggio inviatoci:
Agenore Dolfi. (1900-1944) il 22 agosto 1943 a
Pistoia, rientrò dal confino, comunista di primo piano in Italia e all’estero.
Costretto a emigrare nel 1923 per la sua attività antifascista e conseguenti
ritorsioni, quindi attivo con un ruolo rilevantissimo tra i fuoriusciti in
Argentina, Spagna, Svizzera e Francia, qui vi Dolfi fu arrestato e consegnato
ai tedeschi, da questi deportato nel SS Sonderlager Hinzert, nel maggio 1941,
poi espulso verso l'Italia dove venne confinato alle Tremiti. In Toscana, la
ripresa immediata dell'attività antifascista interna, che lo vedrà protagonista
del Pci pistoiese nell'autunno- inverno
Organizzò la liberazione dall’ ospedale di Pistoia del
patriota Giulio Bruschi. L’ attività cospirativa del Dolfi però non passò
inosservata, fu pedinato e fermato, a tal riguardo il registro matricola del
carcere di Monsummano dice chiaramente che fu arrestato da agenti della
Questura il 7 gennaio 1944, pare durante una visita ad alcuni parenti a
Montecatini Terme.Altre fonti lo indicano in cerca di persone da fare aderire
alla resistenza. Sicuramente fu riconosciuto da alcuni fascisti locali e
denunciato. Portato nelle carceri di Monsummano pare che le autorità
giudiziarie di Monsummano e Montecatini abbiano tenuto nei suoi confronti un
comportamento di riguardo. L’ordine di fermo fu comunicato il 23 gennaio 1944
dal Procuratore di Stato di Pistoia, Fraja Buffoni, non risultando nessuna
prova a suo carico, da questi il 23 marzo 1944 fu messo in libertà provvisoria.
Nei giorni successivi fece da staffetta in Emilia
nella brigata Bozzi che nel mese di maggio era posizionata nel rifugio di “Pian
della Rasa”. Nel mese di aprile 1944 misteriosamente scomparve. Fu fatta
trapelare la voce che era stato catturato dai tedeschi durante una missione
segreta e ucciso.
La versione più attendibile è che sia stato eliminato
dai suoi stessi compagni, (secondo lo storico Risaliti quattro) da cui fu
falsamente accusato di essersi appropriato dei denari della rapina al
portavalori della SMI, avvenuta pochi mesi prima e che aveva fruttato la cifra
ragguardevole di un milione e ottocentomila di lire. L’ordine sembra sia stato
dato dall’ ispettore militare per ragioni di contrasti politici.
Roberto Daghini
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