PISTOIA_ Come ricevuto volentieri pubblichiamo l'ultimo appello dei Contributori volontari sottoscritto a Roma il 27 ottobre scorso:
ai
Componenti le Commissione Lavoro, e Bilancio di Camera e Senato
al Ministro del Lavoro
Ai Segretari dei partiti politici presenti in Parlamento,
ai Capi Gruppo parlamentari,
al Presidente dell’INPS
al Direttore INPS
al Presidente del Consiglio di Stato,
al Presidente della Corte Costituzionale,
al Presidente del TAR del Lazio
al Presidente della Corte dei Conti
Al Presidente della Repubblica
Loro Sedi
al Ministro del Lavoro
Ai Segretari dei partiti politici presenti in Parlamento,
ai Capi Gruppo parlamentari,
al Presidente dell’INPS
al Direttore INPS
al Presidente del Consiglio di Stato,
al Presidente della Corte Costituzionale,
al Presidente del TAR del Lazio
al Presidente della Corte dei Conti
Al Presidente della Repubblica
Loro Sedi
Oggetto: Ultimo appello dei Contributori Volontari Roma 27 ottobre 2012
Sono ormai 11 mesi che assistiamo impotenti allo stillicidio di provvedimenti
legislativi che pongono a serio rischio il futuro di oltre 200.000 famiglie dei
Contributori Volontari al sistema previdenziale. Una categoria matrice dei
cosiddetti “esodati” gravemente vessati dalle norme della riforma previdenziale
Monti- Fornero.
In questi mesi abbiamo assistito alla approvazione della legge 214/2011 ed ai successivi provvedimenti inseriti nel Milleproroghe e sul D.L.95/2012.
Il “Salvaitalia”, seppur fortemente penalizzante per i contributori volontari, prevedeva, comunque, una legittima salvaguardia dei nostri diritti sanciti dalle leggi sulla contribuzione volontaria (D.l.gs 30/Aprile1997, n° 184) che mai nessuna riforma previdenziale aveva posto in discussione. Lo stesso Monti garantiva che nessuno sarebbe stato lasciato solo!
Tuttavia le norme previste dal Ministro per la salvaguardia sono state in seguito da lui stesso modificate mediante il cinico DM 1.6.2012 con cui si impongono 3 condizioni capestro per beneficiare della salvaguardia dalle nuove norme: avere decorrenza della pensione entro il 2013, non aver lavorato dopo la data dell’autorizzazione, possedere un contributo volontario accreditato o accreditabile in data precedente al 4.12.11. Illegittime condizioni, che provano un modus operandi decisamente contraddittorio e che hanno escluso deliberatamente, con un efficiente cinismo, dalla salvaguardia il 90% dei contributori volontari, condannandoli di conseguenza a restare per anni senza alcun reddito e senza il trattamento pensionistico, sostanzialmente pignorato per sanare il bilancio dello Stato come riconosciuto dallo stesso Ministro nella sua audizione in Parlamento.
Lo stesso Ministro ha pubblicamente ammesso che si è trattato di un errore!
La difesa di una riforma delle pensioni necessaria per l’Europa avrebbe dovuto, per coerenza, scindere la previdenza (attiva) dall’assistenza (passiva) e poi, se necessario, innovarne le normativa.
Oggi con quale impudenza si può affermare che non ci sono risorse sufficienti per salvaguardare tutti, quando quelle norme retroattive non dovevano essere ne scritte ne approvate?
A maggior ragione è appena il caso di chiarire al Ministro, ed a Voi tutti che avete votato il provvedimento , che mai nessun provvedimento legislativo di riforma previdenziale degli ultimi 40 anni aveva negato le deroghe a favore dei Contributori Volontari, precedente che il Ministro ha l'onore di stabilire, adoperando perfino forme decisamente astute quali abrogazioni non esplicite ma mediante il procedimento della deduzione dalla somma di più articolati insieme, come si è fatto con le 5 deroghe alla legge Amato n.503 del 1992.
Ricordiamo che gran parte dei contributori volontari è costituita da disoccupati pluriennali e costretti a versare i Contributi Volontari (risorse proprie!) per poter maturare il diritto alla pensione.
Esodati, licenziati, cessati, donne sessantenni espulse dal mondo del lavoro, disoccupati che hanno finito il periodo di mobilità e cassa integrazione costretti per anni senza alcun reddito e senza la pensione.
In questi mesi abbiamo assistito alla approvazione della legge 214/2011 ed ai successivi provvedimenti inseriti nel Milleproroghe e sul D.L.95/2012.
Il “Salvaitalia”, seppur fortemente penalizzante per i contributori volontari, prevedeva, comunque, una legittima salvaguardia dei nostri diritti sanciti dalle leggi sulla contribuzione volontaria (D.l.gs 30/Aprile1997, n° 184) che mai nessuna riforma previdenziale aveva posto in discussione. Lo stesso Monti garantiva che nessuno sarebbe stato lasciato solo!
Tuttavia le norme previste dal Ministro per la salvaguardia sono state in seguito da lui stesso modificate mediante il cinico DM 1.6.2012 con cui si impongono 3 condizioni capestro per beneficiare della salvaguardia dalle nuove norme: avere decorrenza della pensione entro il 2013, non aver lavorato dopo la data dell’autorizzazione, possedere un contributo volontario accreditato o accreditabile in data precedente al 4.12.11. Illegittime condizioni, che provano un modus operandi decisamente contraddittorio e che hanno escluso deliberatamente, con un efficiente cinismo, dalla salvaguardia il 90% dei contributori volontari, condannandoli di conseguenza a restare per anni senza alcun reddito e senza il trattamento pensionistico, sostanzialmente pignorato per sanare il bilancio dello Stato come riconosciuto dallo stesso Ministro nella sua audizione in Parlamento.
Lo stesso Ministro ha pubblicamente ammesso che si è trattato di un errore!
La difesa di una riforma delle pensioni necessaria per l’Europa avrebbe dovuto, per coerenza, scindere la previdenza (attiva) dall’assistenza (passiva) e poi, se necessario, innovarne le normativa.
Oggi con quale impudenza si può affermare che non ci sono risorse sufficienti per salvaguardare tutti, quando quelle norme retroattive non dovevano essere ne scritte ne approvate?
A maggior ragione è appena il caso di chiarire al Ministro, ed a Voi tutti che avete votato il provvedimento , che mai nessun provvedimento legislativo di riforma previdenziale degli ultimi 40 anni aveva negato le deroghe a favore dei Contributori Volontari, precedente che il Ministro ha l'onore di stabilire, adoperando perfino forme decisamente astute quali abrogazioni non esplicite ma mediante il procedimento della deduzione dalla somma di più articolati insieme, come si è fatto con le 5 deroghe alla legge Amato n.503 del 1992.
Ricordiamo che gran parte dei contributori volontari è costituita da disoccupati pluriennali e costretti a versare i Contributi Volontari (risorse proprie!) per poter maturare il diritto alla pensione.
Esodati, licenziati, cessati, donne sessantenni espulse dal mondo del lavoro, disoccupati che hanno finito il periodo di mobilità e cassa integrazione costretti per anni senza alcun reddito e senza la pensione.
Numerosi di loro
avrebbero maturato il diritto alla pensione nei prossimi 2 anni ma sono rimasti
bloccati dalle tre condizioni capestro, e retroattive, imposte con cinica
efficienza dal Ministro nel Suo Decreto Ministeriale attuativo della legge di
riforma.
La Commissione Lavoro della Camera con la proposta di legge n.5103 aveva cercato di porre rimedio a questa gravissima ingiustizia ed a questo gravissimo errore riconosciuto pubblicamente anche dal Ministro. Un Ministro che anziché collaborare attivamente alla sua riparazione (modificando il Suo cinico decreto) è intervenuto ripetutamente e con pesanti pressioni sui media e verso il Parlamento per impedire l’approvazione dell’unica proposta che vi avrebbe posto rimedio.
La Commissione Lavoro della Camera con la proposta di legge n.5103 aveva cercato di porre rimedio a questa gravissima ingiustizia ed a questo gravissimo errore riconosciuto pubblicamente anche dal Ministro. Un Ministro che anziché collaborare attivamente alla sua riparazione (modificando il Suo cinico decreto) è intervenuto ripetutamente e con pesanti pressioni sui media e verso il Parlamento per impedire l’approvazione dell’unica proposta che vi avrebbe posto rimedio.
Oggi ci ritroviamo davanti all’ulteriore tentativo (purtroppo al ribasso) della Commissione di sanare il grave errore della riforma con l’emendamento n.5534 al DDL su Bilancio di Stabilità all’esame del Parlamento.
Un dispositivo che,
seppur apprezzabile per l’intento di risolvere il problema, non soddisfa la
categoria dei Contributori Volontari ancora una volta fortemente penalizzata
rispetto a tutte le altre dei non-salvaguardati dalla legge di riforma.
Inoltre, le Direzioni INPS stanno respingendo, con le pretestuose motivazioni
del decreto 1° giugno 2012, tutti gli accessi alla pensione di coloro che hanno
ottenuto l'autorizzazione alla contribuzione volontaria prima del 20 luglio
2007.
La proposta contenuta nell’emendamento, infatti, elimina le 3 condizioni capestro che hanno inizialmente limitato la nostra salvaguardia, ma ne pone delle nuove che limitano a solo il 10% dei contributori volontari, la nuova possibilità di salvaguardia ed in misura circoscritta agli anni 2013 e 2014.
La proposta contenuta nell’emendamento, infatti, elimina le 3 condizioni capestro che hanno inizialmente limitato la nostra salvaguardia, ma ne pone delle nuove che limitano a solo il 10% dei contributori volontari, la nuova possibilità di salvaguardia ed in misura circoscritta agli anni 2013 e 2014.
Circostanza inaccettabile perché ancora una volta non si vuole ristabilire un
sacrosanto diritto sancito da leggi dello Stato che si vorrebbero iniquamente
abrogare invocando strumentali ragioni puramente finanziarie e di Bilancio.
Riteniamo inoltre gravissimo il tentativo contenuto nell’emendamento, di modificare direttamente la legge primaria in maniera restrittiva, dove in essa è sancito in maniera esplicita il diritto alla salvaguardia di tutti i contributori volontari, per tentare in questo modo di rendere vani i nostri legittimi appelli contro i provvedimenti che minano gravemente la possibilità di vedere riconosciuto il nostro diritto alla sopravvivenza negatoci dalla riforma previdenziale.
Assistiamo, inoltre, impotenti al continuo ed incessante sbandieramento dell’insopportabile costo della nostra salvaguardia , costo che cambia di volta in volta a seconda della reazione che si vuole ottenere, e del colpevole occultamento del costo sociale che questa infausta riforma sta provocando.
Ci chiediamo, e Vi chiediamo, quale altro Stato civile e che si definisca di
Diritto di questo pianeta è disponibile a sacrificare il futuro sociale di
oltre 150.000 famiglie di Contributori Volontari, ed ulteriori 120.000 delle
altre categorie di “esodati”, per il risanamento dei conti dello Stato?
Quante volte questi cittadini devono concorrere al risanamento dei conti dello Stato (avendo loro pagato - con contributi da lavoro e volontari - il loro diritto alla pensione) stante la circostanza che noi lo pagheremo 2 volte: con il pignoramento della nostra pensione per numerosi anni e con l’appropriazione indebita, da parte dell’INPS, dei nostri contributi volontari versati inutilmente??.
Ma quante volte dobbiamo pagare la nostra quota di Debito Pubblico?
Non resteremo inermi ad una tale ingiustizia sociale e ad un siffatto obbrobrio giuridico: abbiamo richiesto a tutti i nostri colleghi di sospendere nell’immediato i versamenti volontari all’INPS; nei prossimi giorni provvederemo al deposito presso il TAR del Lazio del ricorso contro l’illegittimo Decreto Ministeriale dell’1.6.2012 e successivamente depositeremo presso i Giudici del Lavoro di tutta Italia i ricorsi per richiedere il riconoscimento del nostro legittimo diritto al trattamento pensionistico, in gran parte pagato con i nostri risparmi di una vita di onesto lavoro.
Ricorsi con i quali chiederemo il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale per tutti coloro che si saranno resi corresponsabili di azioni politiche e amministrative in nostro danno, poiché è ormai palese che molti di Voi si sono adoperati e si stanno adoperando scientemente per agire discriminando i contributori volontari in spregio al principio di eguaglianza tra cittadini sancito dalla Costituzione, nonché per appropriazione indebita nei confronti della Presidenza e della Direzione Generale dell'INPS dei nostri contributi volontari senza controprestazione previdenziale.
Iniziative che,
siamo sicuri, avranno un costo per lo Stato di gran lunga superiore a quello
della nostra legittima salvaguardia dalle norme della riforma previdenziale.
Auspichiamo che tutti i deputati e senatori si riapproprino urgentemente delle
loro prerogative parlamentari acconsentendo l’approvazione di provvedimenti,
come il progetto di legge 5103, o analoghe iniziative, da inserire nella legge
di bilancio ora all’esame del Parlamento, per consentire il ripristino del
nostro legittimo diritto al trattamento pensionistico.
Diritto che intendiamo difendere in tutte le sedi istituzionali e giudiziarie italiane, comunitarie ed internazionali; lo dobbiamo a noi stessi ed alle nostre famiglie il futuro delle quali è gravemente compromesso da questi iniqui ed illegittimi provvedimenti.
Un cordiale
saluto.
Francesco FLORE
Francesco FLORE
Coordinatore
del Comitato Nazionale Autorizzati alla Contribuzione Volontaria agli Enti
Previdenziali.
Tel. 0784 203888 - 3389976878
Tel. 0784 203888 - 3389976878
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