mercoledì 18 settembre 2013

Da un gruppo di giovani dirigenti e amministratori del Pd pistoiese elaborato il documento "Rafforzare il rinnovamento per il cambiamento". E' un segnale "già prima di conoscere le regole e i tempi dei congressi". Tra i firmatari anche il consigliere comunale di Quarrata Tommaso Scarnato


PISTOIA_ In vista della prossima fase congressuale del Partito Democratico, un gruppo di giovani dirigenti e amministratori locali presentano il documento “Rafforzare il rinnovamento per il cambiamento”.
Il documento vuole essere una piattaforma basata su idee innovative e chiare su come vediamo il nostro territorio da qui a venti anni: un ragionamento ancora più necessario oggi, alla vigilia di una tornata elettorale che coinvolgerà 15 comuni sui 22 della nostra provincia.

Al tempo stesso, si tratta di un segnale politico chiaro: a Pistoia è nata e cresciuta una classe dirigente nuova, giovane politicamente e in molti casi anagraficamente, che ha preso in mano il PD locale e lo anima ogni giorno.

Una classe dirigente trasversale politicamente e territorialmente, che si propone di continuare a crescere insieme preservandosi da logiche di corrente, di filiera nazionale, di tatticismi estremi.
Proponiamo questa base di discussione a tutto il partito con la volontà di farlo confrontare e unirlo scommettendo sul proprio futuro. Lo faremo come ragazzi che manterranno anche al proprio interno una pluralità di scelte sul livello nazionale e regionale, ma che hanno sicuramente le idee chiare su come vogliono il Partito Democratico pistoiese: un partito rinnovato, unito e attento ai temi che riguardano la vita di tutti noi, senza barattarli con la pura tattica che ha così tanto allontanato dai cittadini la politica.
Per questo abbiamo deciso di dare un segnale già prima di conoscere le regole e i tempi dei congressi.
Questo primo simbolico gruppo di promotori, si allargherà già nei prossimi giorni, pronto a ricevere suggerimenti o contributi sul merito del documento, magari da integrare e discutere nel contesto di un’assemblea pubblica e aperta che verrà organizzata prossimamente.
 
Fonte: Comunicato Stampa

RAFFORZARE IL RINNOVAMENTO PER IL  CAMBIAMENTO


Con questo documento, come dirigenti e giovani amministratori del Pd pistoiese, vogliamo  avvicinarci alla fase congressuale locale dando ad essa un primo contributo totalmente aperto a ulteriori integrazioni e contributi che apra un vero e proprio “cantiere delle idee” che faccia dei nostri congressi il luogo di una riflessione complessiva sul futuro del partito e soprattutto del territorio pistoiese.
Nel farlo, vogliamo superare ogni logica e barriera di divisione che ha reso il nostro partito debole in tante fasi della vita politica, consapevoli che il cambiamento arriverà se lavoreremo tutti insieme e se i territori, vera linfa vitale della nostra forza politica, dimostreranno di saper creare il vero Partito Democratico, forte e unito, che l’Italia sta aspettando.
1. DAL 2010 AD OGGI

1.1 Da dove veniamo
Il documento congressuale dell'ottobre 2010 si intitolava "Il futuro è adesso"; vi era in esso la consapevolezza che, dopo una fase molto travagliata per il Pd pistoiese, bisognava mettere basi solide per il futuro e che la costruzione di esso non poteva avvenire domani, doveva partire dall'oggi.
Una lunga fase di transizione nella guida del coordinamento provinciale, durata quasi due anni e conclusasi con un commissariamento, chiamava il nuovo gruppo dirigente ad una forte assunzione di responsabilità per affrontare le molte questioni organizzative insolute, rafforzare il collegamento tra livello provinciale e livelli comunali, permettere una presenza più forte del Pd nel dialogo con la società, consapevoli che la politica recupera credibilità riconoscendo gli spazi che le sono propri e caratterizzandosi sulle questioni concrete e non sulle vicende politiciste o di altro genere.
Importanti appuntamenti, in primis le elezioni amministrative del 2012, ci avrebbero poi atteso di lì a breve. Il Pd doveva dunque essere in campo al 100 per cento, dal punto di vista organizzativo e soprattutto dal punto di vista politico.

1.2 Gli impegni mantenuti

Nel documento congressuale vi erano vari punti da attuare, sotto entrambi gli aspetti. Dal punto di vista organizzativo, durante un primo giro di contatto e ascolto con tutte le unioni comunali della provincia compiuto dalla nuova segreteria, abbiamo colto la necessità che il livello provinciale fosse davvero a servizio dei livelli comunali e dei circoli. Le importanti stagioni delle feste che abbiamo svolto in questi tre anni, con la presenza di esponenti nazionali e regionali, hanno qualificato fortemente il nostro impegno in questa direzione.
Nel nuovo regolamento finanziario, frutto di un articolatissimo percorso di confronto con i territori che ha portato ad una sua unanime approvazione, abbiamo previsto il cosiddetto "fondo perequativo", a vantaggio di tutte le realtà comunali in difficoltà a sostenere e finanziare autonomamente l'attività politica sul proprio territorio. Il fondo è sempre stato finanziato, con priorità rispetto ad altri settori del bilancio, insieme a servizi e materiali messi a disposizione di tutti dalla federazione provinciale, cosi da garantire attività e iniziative politiche in modo diffuso su tutto il territorio.

Abbiamo poi integralmente applicato lo Statuto in merito ad eventuali inadempienze per i soggetti non in regola: siamo, ancora oggi, la prima federazione in Toscana ad averlo fatto, così come ad aver pubblicato sul proprio sito internet l'elenco di coloro che avevano adempiuto alle previsioni del regolamento, come da impegni presi con gli iscritti al momento del congresso. Abbiamo attivato tutti i meccanismi (consiglio di tesoreria, revisori dei conti) previsti dal nostro statuto per una gestione lineare e trasparente, ben testimoniata dalla pubblicazione online dei bilanci. Non siamo riusciti, sotto gli aspetti organizzativi, a strutturare adeguati momenti di formazione politica come ci eravamo prefissi e abbiamo solo abbozzato un'idea di nuova festa provinciale, complice la necessità di definirne un modello compatibile con i vincoli del nostro bilancio.

L'istituzione dei coordinamenti di area della Valdinievole e della Montagna Pistoiese rappresentano altri punti del documento congressuale che sono attuati, al fine di un maggior coordinamento politico in zone importanti del nostro territorio.

1.3 I risultati ottenuti

Decine di iniziative politiche e il percorso di ascolto e di confronto con le forze sociali e nel nostro partito in vista della Conferenza programmatica provinciale ci hanno portato ad affrontare il vero banco di prova, ovvero le elezioni amministrative del 2012. Cinque anni prima esse erano state fonte di grande preoccupazione e dunque ci siamo avvicinati a questo appuntamento con un percorso articolato, sia per la costruzione delle coalizioni, sia per la scelta dei candidati.
Un percorso anche faticoso che ha portato a vittorie nettissime, consentendo al Pd pistoiese ed ai suoi candidati a sindaco di essere quelli con le più percentuali in Italia in tale tornata amministrativa. Anche alle elezioni politiche del febbraio 2013, in un quadro nazionale sicuramente difficile, ci siamo riconfermati primo partito in 20 comuni su 22, tra cui tutti quelli dove attualmente non governiamo.
Risultati incoraggianti e segnati da una forte spinta di rinnovamento, ma dove non certo tutto è stato azzeccato: deve esserci sempre una equilibrata visione dei punti di forza e dei limiti, proprio per consentirci di migliorare. E' necessario adesso, sia sotto il piano politico che organizzativo, aprire una fase 2.0 che rafforzi il rinnovamento compiuto in questi anni come elemento essenziale per una stagione di cambiamento. In questo contesto così difficile affronteremo un congresso che, se diventasse una conta autoreferenziale e sui posizionamenti dei singoli, darebbe un colpo durissimo alla credibilità del nostro partito, dimostrandone cosi una totale lontananza dai problemi e dai drammi che stanno vivendo molti italiani e che sono invece la stella polare del nostro impegno. Non vogliamo che ciò sia e siamo altresì consapevoli che il percorso congressuale locale ha ovviamente proprie peculiarità in rapporto ai temi del governo locale e della dimensione politica del nostro territorio, che in queste pagine vogliamo declinare.

2. Una fase 2.0: un rinnovamento che ha il coraggio di un riformismo radicale

Il percorso di forte rinnovamento compiuto in questi anni, non solo generazionale ma anche nelle proposte, che in questo territorio è stato più attuato che proclamato come invece spesso avviene, deve adesso essere rafforzato e consolidato, affinché si dimostri concretamente che la fiducia data dai cittadini al nostro partito è stata ben riposta.
In poche parole la fase 2.0 deve dimostrare appieno che "rinnovamento significa cambiamento", ovvero che l’attuale quadro politico e istituzionale, in gran parte rinnovato, ha il coraggio e la forza di concretizzare proposte caratterizzate da un riformismo radicale in grado di affrontare le grandi sfide che ci troviamo di fronte, in un passaggio storico per il Paese e drammatico per molte persone.

Il Pd pistoiese mette a paradigma delle scelte amministrative e politiche le giovani

generazioni.

Vogliamo mettere al centro di questa fase che si apre la questione giovanile, non per rivendicazione generazionale ma come scelta di lungimiranza per il nostro Paese e per questo territorio. Due milioni di giovani in Italia che non studiano e non lavorano ed i migliaia di ragazzi nella nostra provincia che rischiano di avere la loro prospettiva di vita "bruciata" da una crisi dopo la quale rischiano di essere troppo "vecchi" per il mercato del lavoro e dunque condannati ad una prospettiva di sostanziale marginalità, chiamano la politica ad assumersi una responsabilità di portata storica verso di loro e verso dunque il futuro del Paese. Una generazione che sembra invisibile ma il cui grido di allarme è un problema che riguarda tutte le generazioni. Il progetto “Giovani sì” ed altre iniziative sono state importanti, ma non bastano: la questione giovanile deve divenire priorità e paradigma di tutte le politiche. Solo cosi la parola “futuro” ritornerà ad avere un senso.

2.1 Declinare la concretezza del cambiamento
Bisogna declinare cosa significa “cambiamento”, affinché non rimanga uno slogan. Si deve fare in rapporto ad alcune priorità essenziali, che qui proviamo a focalizzare.

2.1. Le politiche economiche

Dal 2009 l'Italia è in recessione e la crisi “picchia duro” anche in questo territorio. In base ai dati  dei Centri provinciali per l’impiego, alla fine del 2012, sono circa 40 mila le persone domiciliate nella nostra provincia iscritte allo stato di disoccupazione, il 22% della popolazione residente, tra i 15 e i 64 anni.
Dal 2008 ad oggi il numero delle persone iscritte è aumentato del 45%; solo nel corso del 2012 le iscrizioni sono state circa 10 mila e nel 38% dei casi si tratta di lavoratori tra i 30 ed i 44 anni. Il perdurare della crisi ha effetti negativi non soltanto sui più giovani (gli under 30 rappresentano  il 36% di tale flusso), ma anche sulle persone over 55 anni, le cui iscrizioni continuano ad aumentare(dopo il +30% del 2011, nel 2012 sono incrementate di un ulteriore 41%).
L’Istat ha stimato per la nostra provincia un tasso di disoccupazione dell’8,5%, in crescita di oltre 2 punti percentuali sul 6,3% del 2011. Il numero dei disoccupati rilevato da Istat risulta in crescita di quasi il 34% sul 2011, un aumento superiore di quattro punti rispetto alla variazione media nazionale e di oltre dieci punti rispetto a quella regionale.
Oltre alla contrazione degli occupati e all’incremento delle persone senza lavoro, da rilevare anche l’incremento dell’inattività: nella nostra provincia il tasso medio di inattività è del 32,5%, raggiungendo circa il 40% per le donne. Fra i giovani con meno di 30 anni si sono dichiarati inattivi
il 44% dei ragazzi ed il 66% delle ragazze.
Il perdurare della crisi porta anche a mettere in discussione la capacità della politica e delle istituzioni democratiche di essere utili ad adempiere al loro fine: migliorare la qualità della vita dei cittadini e la coesione sociale nelle comunità.
L'avvitamento tra recessione ed austerità che abbiamo vissuto in questi anni ha provocato una minore capacità delle Istituzioni di far fronte ad una domanda sociale crescente anche nel nostro territorio, di fronte alla quale si rischia che la politica ed il sistema democratico siano giudicati, sull'onda di un'esasperazione oggettiva, come inadeguati, inutili, impotenti.
Una economia in crisi accelera un cambiamento sociale fortissimo che può avere anche approdi regressivi, populisti o demagogici che minano alla fine la qualità della democrazia. Il governo “di servizio” a cui abbiamo dato vita ha questa come “mission” caratterizzante: invertire la tendenza al declino per il nostro tessuto economico e sociale.
Ma se tutto questo vale per il quadro nazionale, cosa possiamo fare concretamente a livello locale.
Dal punto di vista del nostro tessuto produttivo, esso presenta alcune peculiarità:
- Una rete importante di piccole e medie imprese, asse portante della nostra economia. Anche dal punto di vista politico a queste realtà occorre dare più attenzione, agevolando la creazione di consorzi e reti di impresa che ne rafforzino la loro competitività e supportando l’innovazione produttiva nel segno di una crescente qualità. Il sostegno all'imprenditoria giovanile diventa, in questo quadro, essenziale e prioritario, sia in termini di semplificazione degli oneri burocratici sia di sostegno a forme innovative di organizzazione del lavoro come il coworking.
- AnsaldoBreda ed il suo indotto, ricco di maestranze e di professionalità. In questi anni la nascita del distretto tecnologico ferroviario e le scelte ad esso correlato hanno testimoniato l'attenzione di Regione ed enti locali per creare le opportune condizioni di contesto per la crescita di questo settore, come elemento essenziale dell'economia pistoiese e della Toscana.
La vicenda Breda va inquadrata all’interno della politica industriale del nostro Paese: il Governo ritiene che il settore ferrotranviario sia strategico per il rilancio economico del Paese? In questo caso AnsaldoBreda è di fatto l’unica presenza italiana in questo settore, uno dei pochi in crescita nei mercati internazionali. Ciò significa che il Governo deve dare i conseguenti indirizzi a Finmeccanica, chiarendo dunque se AnsaldoBreda fa parte del core business o è un’azienda partecipata del tutto accessoria.
Siamo altrettanto consapevoli che AnsaldoBreda compete ormai su un mercato che è europeo e mondiale e dunque si deve attrezzare per essere all’altezza di una sfida cosi impegnativa, stringendo le necessarie alleanze.

L’ingresso dunque di un partner all’interno della compagine sociale di AnsaldoBreda sarebbe sicuramente positivo se finalizzato ad accrescere la presenza dell’azienda sui mercati internazionali e a dare un vero valore aggiunto alla prospettiva industriale e produttiva.

Ciò non sarebbe affatto incompatibile con il rafforzamento della presenza sul nostro territorio, tutt’altro; nel lungo periodo sicuramente lo stato perdurante incertezza che si sta vivendo può dare, questo si, un colpo durissimo al nostro presidio produttivo ed al suo importante indotto.
Il tema fondamentale é dunque il rilancio produttivo di AnsaldoBreda, senza il quale si vanificano i sacrifici fatti dai lavoratori, le professionalità presenti in azienda e la qualità dell’indotto.

- Il settore del turismo termale, invernale, culturale e rurale ha nella nostra provincia vari punti di forza. Vi è sicuramente la necessità di arrivare ad una promozione che tenda ad integrare maggiormente tra loro le varie tipologie di offerta turistica presenti sul nostro territorio provinciale, tradizionali ed emergenti. Questa integrazione deve avvenire sia all’interno del nostro territorio, sia posizionando la nostra offerta turistica come elemento essenziale del brand “Toscana”, famoso in tutto il mondo. Il superamento delle APT ha aperto una nuova fase nelle politiche di promozione che è ancora lontana dall'essere approdata in uno strumento efficace per l’integrazione delle politiche della promozione. E’ essenziale che la Toscana sciolga questo nodo ma anche che, nel nostro territorio, ci sia una maggiore consapevolezza della necessità di una più forte integrazione nella promozione della nostra offerta turistica.

- L’economia verde, che ha il suo cuore nel settore vivaistico e floricolo, da sempre punti caratterizzanti il tessuto economico provinciale. Lo sviluppo del settore vivaistico ha consentito di proiettare Pistoia ai vertici europei per quanto riguarda queste produzioni; la floricoltura sconta invece una fase di difficoltà strutturale. In questo senso la legge regionale a sostegno dell’attività vivaistica e del verde urbano, approvata nel 2012 e per la quale è adesso fondamentale l’emanazione del regolamento attuativo, costituisce uno strumento concreto per rafforzare lo sviluppo di tali attività.

Se questa può essere una sintetica ricognizione dei principali settori, va affermato con chiarezza che una politica di rilancio economico ha profili di scelte settoriali, come quelli sopra delineati, ma anche di tipo più complessivo e organico.
Occorre ribadire la necessità della centralità dell’industria manifatturiera, come elemento portante di un tessuto economico, perché il settore terziario è importante ma non può diventare l’unico caratterizzante un territorio, pena anche il progressivo e inesorabile ridimensionamento di quest’ultimo.
Il tema dell’accesso al credito rimane altresì centrale e prioritario per tutti i settori economici, in questo territorio e nel Paese.
In questo senso gli enti locali dovrebbero porsi anche il tema, in un momento così difficile, di come possano essi stessi costituire forme di garanzie pubbliche (anche in rapporto con i Confidi) per l’accesso al credito delle aziende in crisi ma che realmente vogliono salvaguardare e rilanciare la propria attività produttiva, per evitare un totale depauperamento del nostro tessuto produttivo. Una strada che, anche se percorsa per percentuali limitate di garanzia, potrebbe essere essenziale per dare un apporto significativo a molte imprese del nostro territorio, in particolare le più piccole che affrontano con maggiore difficoltà questa congiuntura.
Questi anni hanno inoltre ben dimostrato come, anche in tema di credito, le scelte non siano più nazionali ma europee e come dunque anche il settore creditizio debba affrontare la sfida della razionalizzazione e integrazione dei soggetti bancari, per aumentare la loro capacità di sostegno al tessuto economico e per dare ad essi una maggiore solidità. Nel nostro territorio vi sono alcuni storici istituti bancari locali che risultano avere, in rapporto a queste sfide, una dimensione non sufficiente per capitalizzazione e solidità finanziaria. La loro concentrazione in un unico istituto creditizio aumenterebbe la loro solidità patrimoniale e finanziaria, permettendo così un’interlocuzione più forte con i gruppi bancari nazionali e lanciando così basi non più deboli ma semmai più salde nel rapporto con il tessuto produttivo locale.
Essenziale per lo sviluppo economico è anche l’infrastrutturazione digitale del nostro territorio, che presenta ancora zone sprovviste di connessione a banda larga, nonostante gli importanti interventi regionali e provinciali in termini di copertura wi-fi.
Dopo la conferenza programmatica provinciale, per affrontare in modo più compiuto tutti questi temi, appare necessario mettere in campo un percorso di confronto con le forze sociali per arrivare ad un momento programmatico questa volta unicamente centrato sul tema del rilancio economico del nostro territorio con al centro l'industria, la piccola e media impresa e l'imprenditoria giovanile e femminile.

2.2. Governo del territorio

Il rilancio economico passa anche da rinnovate politiche in tema di assetto del territorio. Su esse gli enti locali hanno un’importanza fondamentale e dunque dalle loro scelte dipende l’ordinato sviluppo dei nuovi nuclei insediativi e produttivi, la vivibilità urbana, la presenza di adeguate infrastrutture e servizi che sono essenziali per la qualità della vita. In poche parole tramite questi strumenti si può incidere sia per una maggiore competitività economica sia per una maggiore coesione sociale.
Il consumo di suolo in Italia avanza al ritmo di 8 metri quadrati al secondo (per oltre 50 anni la media era stata di 7 mq al secondo). E' come se ogni 5 mesi venisse cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli. Per questo le politiche in tema di assetto del territorio devono avere come parametro lo stop al consumo di suolo e, in modo prioritario, l’attenzione al riuso, alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, in particolare salvaguardando la vocazione produttiva delle aree a ciò finora vocate ma adesso abbandonate per crisi produttive.
La crescente integrazione del tessuto urbano ed insediativo nel nostro territorio provinciale comporta che si debbano utilizzare strumenti di governo del territorio condivisi e uniformi per aree omogenee dal punto di vista geografico, sociale, economico (Montagna, Piana, Valdinievole), così da consentire l’adozione di scelte comuni in materia di programmazione urbanistica. Ciò comporterebbe una notevole semplificazione amministrativa in grado di favorire lo sviluppo economico e un rilevante risparmio nei costi che le singole amministrazioni comunali devono impegnare per la realizzazione degli strumenti urbanistici. Per consentire questo risultato, vista la normativa regionale della Toscana, lo strumento di Piani Strutturali d’area sembra essere quello più adeguato per assicurare un effettivo coordinamento in territori omogenei, lasciando ai singoli regolamenti urbanistici comunali la definizione delle scelte di dettaglio in coerenza con i Piani strutturali.
Intervenire sugli strumenti di governo del territorio può anche far crescere un’economia ecosostenibile creando opportunità per lo sviluppo di settori ad alto contenuto di ricerca e innovazione; ciò può avvenire inserendo negli strumenti di governo del territorio vincoli più stringenti in materia di efficienza energetica degli edifici esistenti e inserendo precisi standard orientati alla bioedilizia nelle nuove costruzioni, autosufficienti dal punto di vista energetico.
E’ essenziale inoltre puntare, negli interventi di adeguamento degli edifici pubblici, all’approvvigionamento con biomasse e/o altre fonti energetiche rinnovabili degli impianti di riscaldamento e refrigerazione, come già avvenuto in alcune scuole del nostro territorio
E' altresì importante investire in politiche di rigenerazione urbana, ovvero tese alla rigenerazione di quartieri o zone del nostro tessuto urbano. Le azioni di rigenerazione urbana sono finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali, perché tali interventi sono in grado di affrontare in modo integrato problemi di vivibilità urbana e disagio. Tali interventi permetterebbero di dare “nuova vita” ad aree periferiche o in declino dal punto di vista del tessuto abitativo e produttivo. Visto che tali interventi si caratterizzano per il loro tasso di innovazione, essi sarebbero il contesto ideale per consegnare un effettivo protagonismo a giovani professionisti e ricercatori, riservando ad essi la progettazione degli stessi.

2.3 La coesione sociale

2.3.1 Servizi educativi e cultura

Il tema delle giovani generazioni è centrale anche rispetto al welfare locale, un elemento fondativo della coesione sociale di un territorio. L'esperienza delle sezioni "Pegaso" nelle scuole di infanzia attivate grazie al contributo regionale e comunale perché lo Stato non le finanzia più dal 2008 ha dato la possibilità a migliaia di bambini della nostra regione, di cui centinaia nella nostra provincia, di poter accedere alla scuola d'infanzia, essenziale dal punto di vista pedagogico e che costituisce un servizio importante per le famiglie. La valenza pedagogica dei servizi educativi per la fascia 0-6 anni è indubbia e, in una fase come quella che stiamo attraversando, per la vita di molte famiglie non certo barattabile: per questo è essenziale che in primis la legislazione nazionale li consideri non più servizi a domanda individuale ma quali servizi essenziali, dunque a carico della fiscalità generale.
Nel nostro territorio vi è una forte tradizione di servizi educativi e sociali di qualità, che hanno permesso di rafforzare la coesione sociale.
In questi anni di tagli agli enti locali l'investimento prioritario in servizi sociali ed educativi è stato un tratto caratterizzante della nostra azione nelle amministrazioni locali, consapevoli che il quadro sta fortemente mutando e che dunque bisogna riorganizzare le strutture per mantenere la qualità dei servizi resi ai cittadini e, in ultima analisi, i valori di solidarietà che ci contraddistinguono e che sono fondamentali antidoti contro l'esplodere degli effetti sociali della crisi.
Dobbiamo porci l’obiettivo, ambizioso ma imprescindibile, di cercare di coprire tutta la domanda di
servizi all’infanzia ed all’adolescenza, ad esempio immaginando strumenti innovativi con il coinvolgimento del privato sociale che assicurino sempre un alto livello degli standard educativi ed un rigoroso controllo pubblico sul rispetto degli stessi e anche agevolando la significativa esperienza dei nidi aziendali.
E’ comunque essenziale in tutto l’arco della vita l’investimento sulla formazione permanente e, più in generale, sulle attività culturali. La rete teatrale e le tante iniziative culturali sparse sul territorio provinciale testimoniano un’attenzione costante su questi temi; dobbiamo essere anche consapevoli infatti che un offerta culturale di qualità è strettamente collegata anche allo sviluppo del turismo a ciò legato. Anche in questo ambito si segnala la necessità di una maggiore integrazione, anche in termini promozionali, delle attività culturali promosse dagli enti locali nonostante le crescenti difficoltà finanziarie. Questa integrazione permetterebbe di concentrare le risorse anche su alcune scelte e progetti strategici in questa materia e, più semplicemente, consentirebbe anche una maggiore conoscenza delle iniziative promosse nei singoli Comuni, così da aumentarne la fruizione.
In ultima analisi, il sapere risulta essere appieno un vero e proprio diritto di cittadinanza, in quanto essenziale per favorire la mobilità sociale e poiché consente la crescita dell’individuo a tutto tondo e non solo dal punto di vista delle condizioni materiali.
2.3.2. Sanità

Il Pd, con alcune importanti iniziative pubbliche nel 2011 e con la riflessione compiuta nel documento della conferenza programmatica, ha cercato di dare un suo contributo alla riorganizzazione della sanità pistoiese, accompagnando un percorso istituzionale nella conferenza aziendale dei sindaci, rinnovata con le amministrative 2012, che si è caratterizzato fin da subito dalla ricerca di una forte coesione tra i territori della nostra provincia.
L'approdo, storico e sul quale in pochi avrebbero scommesso, di un documento di riorganizzazione unanimemente votato è frutto di un indirizzo, maturato in questi ultimi anni, che nasce dalla consapevolezza della necessità di una forte coesione tra l'area pistoiese, la Valdinievole e la Montagna che abbiamo cercato di portare avanti a livello politico e istituzionale. Questa esperienza dimostra che è importante, per portare a compimento processi di riorganizzazione, la concertazione con gli enti locali e dunque il ruolo di essi nella definizione degli indirizzi concreti nel settore sociosanitario deve essere semmai rafforzato e non indebolito.
Il documento condiviso sulla riorganizzazione della rete ospedaliera provinciale ci chiama, politicamente, a rafforzare la nostra riflessione anche sugli altri essenziali profili del futuro della nostra sanità:
1- l'intensità di cura comporta un rafforzamento della sanità territoriale e del rapporto con i medici di medicina generale e con tutti i presidi sanitari (a partire dalle farmacie pubbliche e private presenti sul territorio), per realizzare le unità di cure primarie ed intermedie che diventano essenziali nel nuovo sistema sanitario, perché la sanità sarà sempre meno equivalente alla dimensione ospedaliera.
2- come Pistoia sarà presente nell'area vasta? Le competenze che abbiamo maturato, ad esempio, nell'emergenza urgenza e nell'anatomia patologica possono candidare la nostra realtà ad esserne riferimento per l'intera area vasta e questo può valere anche per altre specialità.

Occorre continuare il percorso di approfondimento interno svolto anche in questi ultimi mesi anche su questi due aspetti sopra richiamati per arrivare ad un momento pubblico in cui, dopo aver affrontato i temi della riorganizzazione ospedaliera, poter esprimere come partito le nostre proposte su queste due fondamentali dimensioni del futuro della sanità provinciale.

2.3.3. Impresa sociale

Nel nostro territorio vi è anche un’importante realtà di cooperazione sociale e, più in generale, di impresa sociale. Non a caso Pistoia è stata designata come prima “social business city” di Italia e la terza nel mondo. Diventare Social Business city significa scegliere il business sociale, ovvero scommettere un'impresa economicamente sostenibile e che risponde ai bisogni del territorio:
dall'assistenza agli anziani all'occupazione dei giovani, alla salvaguardia dell'ambiente.
Un riconoscimento dunque ad una realtà di impresa sociale importante e radicata che, adesso, deve anch’essa affrontare la sfida di costruire una dimensione industriale adeguata a consentirgli di differenziare la propria committenza (dunque non dipendere solo dalle erogazioni pubbliche) così da sviluppare compiutamente un’attività che raggiunga, come è nei suoi fini, una completa autonomia ed emancipazione, contro ogni rischio di deriva assistenzialistica.

2.3.4. Integrazione

Il nostro territorio provinciale ospita quasi 25.000 cittadini stranieri, sia comunitari che non, e tra loro i minori sono in costante aumento. I cittadini stranieri danno un apporto essenziale al nostro tessuto produttivo ed in servizi essenziali per le famiglie, ad esempio quando esse hanno al loro interno anziani non autosufficienti.
Nella nostra provincia vi sono esempi di azioni per l’integrazione particolarmente efficaci, come ha dimostrato il riconoscimento attribuito nel recente rapporto CNEL per l’integrazione, che ha posizionato Pistoia al quarto posto a livello nazionale per potenziale di integrazione. Un dato da valorizzare e che incoraggia nel proseguire un quadro di politiche attive per sviluppare un’integrazione che è il migliore antidoto contro lo svilupparsi di fenomeni di disagio sociale che sono il retroterra per la commissione di illeciti, che vanno sempre contrastati indipendentemente da chi li commette.

La riduzione dei fondi destinati al sociale può sicuramente far venire meno politiche adeguate di integrazione e questo rischio deve essere scongiurato ad ogni livello; accanto a questo occorre anche una riforma della legge sulla cittadinanza che consenta di acquisirla a tutti coloro che nascono in Italia (indipendentemente da vincoli di sangue) e che qui cresceranno oltre, fin da subito, ad una equiparazione tra cittadini comunitari e non comunitari in regola con il permesso di soggiorno che consenta loro di poter votare nelle elezioni amministrative.
In questa direzione va anche la scelta, ad alto valore simbolico, di attribuire la cittadinanza onoraria ai figli di cittadini extracomunitari nati in Italia. Una prassi da promuovere e incentivare anche per richiamare all’urgenza dell’intervento del Parlamento rispetto al diritto di cittadinanza.

2.3.5. Welfare locale nel segno dell’equità

Non possiamo certo nascondere che, di fronte ad una domanda di servizi di welfare crescente, le risorse degli enti locali per farvi fronte sono in diminuzione. Per questo è essenziale che l’accesso a tali servizi passi dal rafforzamento di profili d’equità, secondo il principio “chi ha di più paghi di più” e assicurando pari opportunità di fruizione anche a coloro che risiedono in territori marginali e svantaggiati. Da ciò consegue che devono essere rafforzati i controlli sull’effettivo livello reddituale dei richiedenti, affinché possa godere di misure più favorevoli solo chi versa in effettive condizioni di necessità.
Anche per garantire un sistema di welfare più efficiente è importante utilizzare appieno le prerogative affidate dalla legge ai Sindaci per quanto riguarda la definizione dei tempi e degli orari delle città, in particolare per ciò che riguarda l’effettiva accessibilità ai servizi pubblici per aumentarne la fruizione adattandoli alle mutate esigenze di vita di tanti cittadini.
In estrema sintesi il welfare locale deve essere diretto alla promozione sociale ed alla crescita in termini emancipativi della persona e non ad una logica assistenziale/risarcitoria. Questo deve essere l’orizzonte entro il quale muoversi nelle singole scelte.

2.3.6. La sicurezza

Per quanto attiene le politiche della sicurezza, il nostro territorio ha visto negli ultimi mesi, anche grazie all’impegno dei parlamentari Pd, una prima risposta in termini di potenziamento degli organici delle forze dell’ordine, che rimangono ancora sottodimensionati rispetto alle piante organiche. La situazione della Questura è un tema che abbraccia tutto il territorio provinciale e rispetto al quale chiediamo al Governo, come già fatto in tutte le sedi, di mantenere gli impegni presi portando in fondo la realizzazione del nuovo Polo della Sicurezza, anche per risolvere definitivamente gli annosi problemi che riguardano l’attuale sede della Questura.
Allo stesso modo proseguiremo e intensificheremo l’attenzione nei confronti della situazione del carcere di Pistoia, che ha rilevanti problemi di sovraffollamento e di sottodimensionamento degli
organici del personale a ciò addetto.
3. Coesione istituzionale

Anche l'ammodernamento istituzionale è essenziale per una ripresa sociale ed economica.
Dobbiamo capire se la nostra organizzazione istituzionale è ancora efficace in rapporto alle sfide che stiamo vivendo e fare questa riflessione a prescindere da imposizioni legislative nazionali, spesso incoerenti come la surreale vicenda delle province durante il Governo Monti ha dimostrato.
L’assemblea nazionale del Pd, oltre a richiamare la necessità di un non più prorogabile ridisegno complessivo dei livelli di governo in rapporto alle funzioni da svolgere, ha delineato con chiarezza che lo strumento delle Unioni di Comuni risulta essere quello più efficace per consentire un ammodernamento nel sistema delle autonomie locali, in particolare delle funzioni comunali. Questo condivisibile indirizzo deve essere però concretamente declinato in tutti i territori in rapporto al percorso ed alle esigenze di ognuno di essi, dove possono essere anche adottate soluzioni più avanzate se più utili e adeguate a realizzare gli obiettivi di sviluppo che ci prefiggiamo.
Partendo da queste considerazioni generali, dobbiamo passare dalle parole ai fatti su alcuni orizzonti di fondo.

3.1 Il rapporto con i territori a noi contigui

I molteplici interventi avvenuti negli ultimi anni sull’ordinamento delle autonomie da parte dello Stato hanno raggiunto l’obiettivo di complicare ancora di più la situazione e di non produrre alcuna innovazione sostanziale, lasciando il quadro immutato. In tale contesto normativo, è prevista la creazione delle Città Metropolitane (tra cui Firenze) come enti che unificano il Comune principale e quelli del suo immediato hinterland, non altri. In un quadro dove il capoluogo di Regione diventa guida di un ente metropolitano così disegnato ed in cui dunque si mette in discussione più complessivamente l’assetto istituzionale della nostra Regione, il nostro territorio è chiamato ad aprire una nuova e aperta riflessione rispetto al tema dei territori con cui rapportarsi, prendendo in esame, tra le varie opzioni, anche quella di considerare l’opportunità di una interlocuzione con l’area pratese e lucchese, di cui la nostra provincia è ideale baricentro e con cui condivide rilevanti aspetti economici (ad es. il tessile ed il settore cartario), come segnalano alcune categorie economiche.
3.2 Il futuro istituzionale della Montagna Pistoiese

Recentemente il Partito Democratico ha dato un contributo determinante a individuare un'intesa istituzionale condivisa, come tale certificata dal voto unanime in Consiglio Regionale, che ha fissato tempi certi per lo svolgimento del referendum (inizio 2014) e per la creazione del Comune Unico della Montagna Pistoiese (inizio 2015). Dopo esserci adoperati con convinzione per arrivare ad un percorso condiviso ed esserci riusciti, riteniamo fondamentale che i Comuni promuovano subito un articolato percorso partecipativo, che veda un confronto con i cittadini per avere da loro spunti e indicazioni per riempire di contenuti questa idea che dovrà concretizzarsi in un progetto di futuro ente, che affronti i temi della futura dislocazione dei servizi e degli uffici sul territorio con un dialogo dunque anche con le rappresentanze sindacali dei lavoratori su questi aspetti.
Il percorso partecipativo e la definizione di questo progetto che declini concretamente questa proposta ci porteranno al referendum, dove ci impegneremo al massimo per la vittoria del Sì.
La scelta della costituzione dell’Unione dei Comuni non può che essere elemento preparatorio e transitorio in vista di questo approdo, ovvero di un ente unico che potrebbe appieno candidarsi a riacquisire tutte le funzioni passate obbligatoriamente alla Provincia, a seguito dell’estinzione della Comunità Montana Appennino Pistoiese, ma la cui allocazione ottimale sarebbe nel territorio montano, a quel punto dotato non di un ente supplementare ma di un ente unico che rappresenti con più forza le istanze della nostra montagna.
3.3 Sinergie nella piana pistoiese e in Valdinievole

Va salutata altresì con favore la volontà di alcune amministrazioni comunali della Piana di iniziare un percorso per arrivare a più forti forme di coordinamento nelle proprie funzioni, in particolare nel governo del territorio come sopra veniva richiamato e in alcune gestioni associate. E' questa una concreta attuazione degli indirizzi della Conferenza programmatica che va supportata dal punto di vista politico, anche implementandola con ulteriori esperienze di collaborazione. In Valdinievole il coordinamento provinciale e di area nell'ultimo periodo hanno dato vita ad un percorso di confronto con i soggetti sociali per avere ulteriori spunti di riflessione rispetto alle possibili forme di coesione istituzionale di questo territorio e sulla definizione dei servizi da associare. Questo percorso dovrà poi ritornare all'interno del partito per una discussione e per arrivare ad un approdo condiviso che ci permetta di presentarci alle elezioni amministrative del 2014, che riguarderanno 9 comuni su 11 di questo territorio, con un indirizzo comune che sarà presente nei nostri programmi elettorali rispetto alle priorità programmatiche di area e anche rispetto agli strumenti istituzionali più adeguati a raggiungerle, affinché la prossima legislatura possa essere compiutamente "costituente" sotto questi aspetti.
L’obiettivo di questo articolato percorso dovrà essere quello di raggiungere forme di semplificazione istituzionale più avanzate, tramite l’implementazione di gestioni associate su un maggior numero di funzioni fondamentali o utilizzando l’istituto delle Unioni di Comuni.
3.4 Servizi pubblici locali

Affrontare l'ammodernamento non significa solo disegnare nuovi confini ma soprattutto ridefinire compiti e funzioni dei singoli livelli di governo, così da concentrare su essi le risorse. Questo è compito del legislatore nazionale ma anche degli enti locali in ciò che compete loro. Nei temi dei servizi pubblici locali il quadro della finanza pubblica chiama adesso a scelte concrete non più rinviabili e coerenti anche con l’impostazione del legislatore, che chiede agli enti pubblici di mantenere le loro partecipazioni solo in soggetti che svolgano funzioni coerenti con i loro fini istituzionali (es. servizio idrico, rifiuti, mobilità), così da concentrare lì le risorse ed aumentarne la capacità di investire e dismettendo le altre partecipazioni non essenziali, in modo da riattribuire così al mercato privato lo spazio che gli è proprio e rafforzando la presenza pubblica nei servizi essenziali e dunque strategici.
Ci attendono, in questo campo, sfide importanti:
- per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, occorre in tutto il territorio continuare ed implementare scelte amministrative importanti per l’attuazione delle previsioni contenute nel Piano Interprovinciale Rifiuti e nel Piano d’Ambito per quanto riguarda azioni per portare la raccolta differenziata al 65% nel 2015 ed al 70% nel 2017 e la realizzazione dell’impiantistica dell’area metropolitana necessaria allo smaltimento della frazione rimanente non differenziabile;
- La gestione del servizio idrico ha avuto negli anni indirizzi legislativi contrastanti e contraddittori che hanno portato ad un quadro attuale non chiaro su aspetti rilevanti. Dopo i referendum abrogativi del giugno 2011, il legislatore nazionale deve dare indirizzi e strumenti chiari in merito alla gestione del servizio idrico, che siano coerenti con la volontà espressa dai cittadini ma che assicurino gli imprescindibili e necessari investimenti sulla rete.

Non può certo sfuggire che i processi di razionalizzazione, dovuti anche al contesto economico attuale, presentano il rischio di aumentare una sensazione di maggiore marginalità nelle zone più periferiche, che rischiano di essere private di servizi essenziali. In questo senso il ruolo degli enti pubblici, ad ogni livello, deve essere quello di contemperare i risparmi e gli efficientamenti necessari con il mantenimento di servizi essenziali sui territori, in particolare quelli montani e più svantaggiati.
3.5 Oltre le norme, serve la politica

L’approccio di fondo con cui affrontare queste sfide è quello, al di là delle formule normative, di una reciproca volontà di lavorare insieme, superando una storica frammentazione che ha penalizzato questa provincia nel confronto con altri territori e con il livello regionale: la nostra voce sarà più forte se dimostreremo di saper condividere idee e obiettivi. Il percorso compiuto in questi ultimi anni ha segnato una positiva inversione di marcia ma esso va ancora di più rafforzato in rapporto alle sfide importanti che ci attenderanno.
4. Il partito

Per raggiungere questi obiettivi serve un partito più coeso e che affronti, ancora più del passato, le questioni nel merito, per vincere le sfide sopra delineate, molte delle quali di portata storica per questo territorio.
Vi è senza dubbio la necessità di una maggiore collegialità e condivisione. In questo senso, oltre alla
necessità di un maggior numero di direzioni provinciali tematiche, la segreteria provinciale dovrà essere rafforzata, continuando a valorizzare le positive esperienze emerse in questi anni e allo stesso tempo attingendo ancora di più alle potenzialità che il nostro partito esprime sul territorio. Si dovrà passare necessariamente da una più forte responsabilizzazione dei componenti della segreteria nello
svolgimento degli incarichi politici e tematici e sarà essenziale che ogni responsabile tematico coordini percorsi di confronto con gli amministratori locali competenti nelle rispettive materie, al
fine di valorizzare un interscambio di esperienze e "buone pratiche" ed un maggiore coordinamento nelle scelte amministrative. Dobbiamo dunque lavorare affinché il coordinamento provinciale, in primis negli organismi dirigenti, sia appieno la “casa” delle istanze e delle peculiarità dei territori che compongono la nostra provincia; un elemento essenziale, questo, anche in vista di un passaggio elettorale quale quello del 2014 in cui saranno rinnovate 15 amministrazioni su 22 della nostra provincia, tra cui cinque di quelle che non governiamo. Un test, dunque, di valenza politica e non solo amministrativa. Questa più forte corresponsabilizzazione nell’attività del partito provinciale ha anche il fine di arrivare ad una compiuta maturazione di quadri dirigenti che hanno iniziato il loro percorso solo pochi anni fa e che hanno nel tempo assunto nuove capacità, imparando anche dai propri sbagli, come avviene sempre quando si fanno scelte di autentico rinnovamento.
Il mutamento sociale in atto chiama poi anche i partiti a “ripensarsi” nella loro presenza politica e organizzativa.
L’adozione delle primarie, che rimangono uno strumento e non certo un fine in sé, per la scelta delle maggiori cariche istituzionali rappresentative caratterizza fin dall’inizio il nostro partito e ci ha consentito di aprirci con forza alla società. Dobbiamo dunque essere i primi a tutelare il fondamento delle primarie, ovvero che chi le perde deve impegnarsi lealmente a sostegno di chi le vince. Parimenti le primarie vanno “vissute” nel senso che le è proprio, ovvero come strumento che sviluppa un confronto serrato e franco ma non degenera mai in uno scontro e che si fonda su una medesima base programmatica condivisa. Le primarie, infatti, servono a scegliere la persona più adatta ad interpretare un progetto, di partito o di coalizione, che sia definito prima di esse e che le fonda - essendo sottoscritto da tutti i partecipanti – nei valori di base e nel profilo politico e programmatico che il vincitore dovrà rappresentare ed esplicitare nel successivo programma di governo.
Anche per fare questo serve un partito presente e radicato che, oltre ad un organizzazione, abbia anche la consapevolezza di dover adempiere al suo primo ruolo: quello di impegnarsi per uniformare le politiche tra più livelli istituzionali, proprio per dare il suo apporto ad un territorio più coeso, perché il medesimo colore politico deve significare sempre più anche un comune indirizzo nelle scelte più importanti, come nei temi sopra richiamati.
Il partito è chiamato non certo a concorrere a scelte gestionali di dettaglio ma a svolgere un essenziale ruolo di indirizzo, che comporta dunque che esso debba verificare che tali orientamenti siano concretizzati, affinché ci sia una piena rispondenza tra gli impegni presi di fronte ai cittadini e la concreta azione di governo.

5. Una conclusione, anzi un inizio

Per affrontare bene il rinnovo amministrativo del 2014 servirà dunque un partito che ha le idee chiare sulle cose da fare in termini di governo locale e sugli strumenti per attuarli, consapevoli che in una società come la nostra “malata” di frammentazione e particolarismo il Pd, ad ogni livello, è chiamato ad essere il partito che crea cambiamento e la massima coesione possibile, provandoci per primo al suo interno.
Qualora la percezione dei cittadini nei nostri confronti fosse quella di un partito balcanizzato su tutti i livelli, rischieremmo dunque di essere considerati una parte dei problemi del Paese mentre noi dobbiamo candidarci a costituirne una possibile soluzione, ad ogni livello.
Con questa riflessione, principalmente incentrata sulle cose da fare, vogliamo dare anche un contributo al dibattito che si svolgerà in sede regionale, per rendere chiare le priorità che stanno a cuore ai democratici pistoiesi e sulle molte delle quali è essenziale una coerente azione del governo e del partito regionale, al quale vogliamo offrire il nostro contributo di idee di un territorio coeso sulle priorità che lo riguardano e su quelle non solo strettamente locali ma che attengono a strade concretamente percorribili per uscire da questa fase difficile.

Riteniamo infatti che il Pd nazionale possa avere un apporto essenziale dalla vitalità dei territori, dalle loro tante specificità e dalle esperienze di buon governo che in essi vivono; questa energia va, ora più che mai, messa a valore in un orizzonte nazionale che sia all’altezza delle grandi sfide che attendono il Paese, sia a livello di partito sia nell’azione di governo.
Con questo documento vogliamo fare la nostra parte affinché il Pd pistoiese sia considerato dai cittadini come una forza che rappresenta una soluzione ai problemi di questo territorio ed una risposta all’esigenza di cambiamento e, più in generale, di speranza che è nella mente e nel cuore di tanti uomini e donne, adesso più che mai.

 


I primi firmatari

Marco Niccolai, segretario provinciale
Simone Fragai, segretario provinciale Giovani Democratici
Riccardo Trallori, coordinatore segreteria provinciale
Luca Giunti, componente della segreteria provinciale
Donatella Natalini, componente della segreteria provinciale
Debora Santini, componente della segreteria provinciale
Giovanni Sarteschi, componente della segreteria provinciale
Walter Tripi, componente della segreteria provinciale
Barbara Vannelli, componente della segreteria provinciale
Roberta Beneforti, presidente Assemblea Provinciale PD
Valerio Bonfanti, capogruppo in Consiglio Provinciale
Paolo Bruni, segretario U.C. PD Pistoia
Valeria Nanni, segreteria regionale Giovani Democratici
Rachele Balza, consigliere comunale Pistoia
Benedetta Papa, assessore Comune di Buggiano.
Luca Buccellato, vicesindaco di Monsummano Terme
Dino Cordio, capogruppo centrosinistra Uzzano
Alessandro Giovannelli, consigliere comunale Pistoia
Massimiliano Montini, capogruppo centrosinistra Serravalle
Lorenzo Mucci, capogruppo Pd Comune di San Marcello
Tommaso Scarnato, consigliere com.le delega politiche giovanili Quarrata.
Chiara Innocenti, componente della segreteria comunale PD Pistoia

1 commento:

Anonimo ha detto...

un documento del PD pistoiese ilaremente uguale ai vecchi documenti del PCI di trent'anni fa....

Luciano Pallini (da Facebook)