giovedì 24 ottobre 2013

La telefonata di papa Francesco a Piuvica/ Il giorno dopo. Parla don Sebastiano: "Adesso riflettiamo. In silenzio". Il Vescovo: "Papa Francesco mostra il volto di una Chiesa simpatica, capace di portare conforto e speranza a chi abita il mondo".



PISTOIA – “Capisco bene l’importanza del vostro lavoro e vi ringrazio per l’attenzione che avete dedicato alla vicenda, ma a questo punto nessuna parola ulteriore, in particolare quella di un povero parroco certo non abituato alle luci dei riflettori, può aggiungere qualcosa a un racconto così bello”. A parlare, rivolgendosi ai tanti giornalisti che oggi hanno cercato lui e il suo parrocchiano Alessandro, è don Sebastian (per tutti don Sebastiano) Nawej Mpoy, il parroco pistoiese (50 anni) che ieri pomeriggio ha ricevuto la telefonata di papa Francesco attraverso la quale il Santo Padre lo pregava di stare vicino a due suoi parrocchiani appena usciti da una dolorosa vicenda personale.
Faremo certo di tutto – aggiunge il parroco di San Sebastiano a Piuvica, frazione di campagna del Comune di Pistoiaper accogliere la preziosa disponibilità che il Santo Padre ha offerto in vista di un possibile incontro, in Vaticano, con Alessandro, Luana e il loro figlioletto Simone. Anche con l’aiuto del vescovo Mansueto cercheremo di trovare date e modalità. Vedere il papa, stringere le sue mani, ringraziarlo per un gesto così particolare, sarà per me e per i genitori una grande gioia. Per adesso non resta che riprendersi dalla sorpresa davanti alle telefonate di papa Francesco. E non resta che fermarsi un attimo, qualunque sia il nostro rapporto con la fede, per riflettere in silenzio sulla bella lezione proveniente dalla tenerezza di questa storia: una storia che intreccia dolore e speranza, fede in Cristo e fiducia nella grande forza di una famiglia capace di superare momenti di dramma”.
Il clamore mediatico della vicenda ha caratterizzato la giornata, in quel di Piuvica e dintorni. Qui da circa 15 anni è parroco don Sebastiano e qui abitano Alessandro e Luana Marchetta, genitori di Simone: il bambino (nato a fine dello scorso giugno) per il cui battesimo, proprio da Piuvica, era partita una lettera indirizzata a papa Francesco con la richiesta di essere proprio Lui a far entrare nella comunità cristiana il piccolo, presiedendo il battesimo, dopo che all’inizio di settembre dello scorso anno era stato proprio babbo Alessandro, per una involontaria manovra di retromarcia con la sua automobile, a togliere la vita ad Alessia, la prima figlia della coppia.
Una storia tenera e commovente, che ha molto colpito la comunità pistoiese e che è stato inevitabile raccontare dopo le telefonate, avvenute ieri, del papa: quella, non riuscita, ad Alessandro e quella, andata in porto, a don Sebastiano. Certo non potrà essere papa Francesco – che comunque ha auspicato un momento di incontro - a celebrare il battesimo, ma queste telefonate hanno un evidentissimo valore per la fede dei protagonisti.
Torna sulla vicenda anche il vescovo di Pistoia. “Quello di Francesco non è un gesto né populistico né ispirato a un alfabeto emotivo-emozionale. E’ invece – sottolinea Mansueto Bianchi l’espressione del Suo modo di essere Chiesa: vicina alla vita delle persone. E quando il papa chiede ai pastori di portare su sé stessi l’odore delle pecore indica la necessità di immergersi nella vita vera, quotidiana, autentica delle persone". Per mons. Bianchi quello di papa Francesco è “un gesto schiettamente evangelico che mostra il volto di una Chiesa etimologicamente simpatica: capace di portare conforto e speranza a chi abita il mondo. Davvero un bel volo di speranza”.
 
 
Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia

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