PISTOIA_ Una settimana fa in conferenza stampa il sindaco di Quarrata Marco Mazzanti annunciò di avere firmato una lettera congiunta con gli altri sindaci della Provincia di Pistoia per esprimere le forti preoccupazioni sulla previsione di un'unica imposta locale sui servizi. La lettera è stata spedita oggi al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Economia e Finanze, al Ministro dell’Ambiente, ai Presidenti della Camera e del Senato, ai Presidenti delle Commissioni Bilancio e Ambiente e ai Capigruppo della Camera e del Senato.
A firmarla, il sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli, promotore della lettera congiunta, e i sindaci di Abetone, Giampiero Danti, Agliana, Eleanna Ciampolini, Buggiano, Daniele Bettarini, Chiesina Uzzanese, Marco Borgioli, Cutigliano, Carluccio Ceccarelli, Lamporecchio, Giuseppe Chiaramonte, Larciano, Antonio Pappalardo, Marliana, Marco Traversari, Massa e Cozzile, Massimo Niccolai, Monsummano Terme, Rinaldo Vanni, Montale, David Scatragli, Montecatini, Giuseppe Bellandi, Pieve a Nievole, Massimo Alamanni, Piteglio, Claudio Gaggini, Ponte Buggianese, Pier Luigi Galligani, Quarrata, Marco Mazzanti, San Marcello Pistoiese, Silvia Cormio, Sambuca Pistoiese, Marcello Melani, Serravalle Pistoiese, Patrizio Mungai, Uzzano, Riccardo Franchi.
Ecco di seguito il testo integrale della lettera:
Oggetto: lettera congiunta dei sindaci della provincia di Pistoia sul tributo comunale sui rifiuti e sui servizi
Abbiamo preso atto della volontà del Governo di riformare l’IMU prevedendo la creazione di un’unica imposta comunale sui servizi, all’interno della quale potrebbe essere ricompresa anche l’attuale TARES.
Le Amministrazioni Comunali della Provincia di Pistoia e le Associazioni di Categoria dello stesso territorio esprimono forti preoccupazioni circa questa prospettiva, e intendono, con la presente lettera, sollevare all’attenzione delle istituzioni competenti le seguenti osservazioni, alla luce dei problemi che la TARES ha fin qui presentato.
L’art. 14 del Decreto-Legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge 214 del 2011, ha introdotto il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), in sostituzione della TARSU (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e della Tia (tariffa di igiene ambientale). La Tares doveva coprire i costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento ma anche i costi relativi ai servizi indivisibili dei Comuni. All’importo così determinato in base al comma 13 dell’articolo 14 si applicherà la maggiorazione di 0.30 euro per metro quadrato per i costi dei servizi indivisibili dei Comuni, che può essere aumentata, con deliberazione del consiglio comunale, fino a 0.40 euro, e che si sovrappone in parte alla voce “servizi indivisibili” già presente nell’IMU.
Il comma 9 dell’art. 14, inoltre, mette in relazione la TARES con l’unità di superficie dell’immobile, continuando pertanto ad essere calcolata prevalentemente sulla base della superficie e collegando in questo modo la tassa sui rifiuti non tanto alla quantità dei rifiuti prodotti, ma piuttosto ad un criterio di tipo patrimoniale. Il nuovo tributo ipotizzato ricalca per quanto noto questa impostazione. Invitiamo il Governo e il Legislatore a ripensare profondamente questa scelta per i seguenti motivi.
1. Quanto previsto dall’art. 14, comma 3, del Decreto-Legge n. 201 del 2011, “il tributo è dovuto da chiunque possieda, occupi, o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani” risulta in pieno contrasto con i principi della normativa ambientale promulgata dall’Unione europea, basata sul principio “chi inquina paga”. Consideriamo la scelta di ancorare la determinazione della nuova tariffa alla superficie, e non ai rifiuti prodotti, un allontanamento sbagliato da quanto ci richiede, giustamente, l’Unione Europea, e da quanto ci insegna l’esperienza degli ultimi anni di gestione dello smaltimento dei rifiuti.
L’Unione Europea, con la direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, chiede agli Stati membri di prevenire, riciclare e recuperare i materiali, ridurre l’impatto della produzione e della gestione dei rifiuti sull’ambiente e la salute, ridurre l’impatto complessivo dell’uso delle risorse e migliorarne l’efficacia promuovendo comportamenti virtuosi in questi settori. Chiediamo quindi una modifica che traduca in legge quanto già il Parlamento, durante la XVI Legislatura, aveva indicato. La Commissione permanente “Territorio, ambiente, beni ambientali” del Senato aveva infatti varato una Indagine conoscitiva sull’argomento, dalla quale emergeva chiaramente che il contenimento dei rifiuti e quindi dei costi si ottiene attraverso una capillare opera di informazione e di educazione finalizzata alla prevenzione della produzione dei rifiuti e attraverso una tariffazione puntuale che commisuri il costo del servizio alla quantità dei rifiuti prodotta da ciascun cittadino. La disposizione finale del Documento XVII, n. 19, del 13 gennaio 2013, indicava le seguenti prescrizioni:
“il ripensamento del nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), che desta forte preoccupazione in quanto basato su elementi meramente patrimoniali e non invece raccordato al quantitativo dei rifiuti prodotti e avviati a smaltimento e distorsivo del moderno ed efficiente meccanismo di tariffa correlata ad un servizio”;
“la proposta e la diffusione di modelli di raccolta che consentano di passare realmente ad un sistema a tariffa, commisurato a qualità e quantità dei rifiuti prodotti”.
Vi sono, infatti, già oggi, realtà virtuose che, attraverso questa forma di contenimento dei rifiuti, riescono a raggiungere una raccolta differenziata fino al 90%. Sono oltre 1300 i Comuni che attualmente gestiscono in tal modo il servizio, e il 25% di loro applica anche la tariffazione puntuale. Nel caso della TARES questa possibilità rimane inattuabile in quanto risulta in pieno contrasto con l’orientamento della giurisprudenza in materia.
2. Secondo dati elaborati dalle associazioni di categoria, la TARES comporterà per le attività produttive un aumento delle tariffe che può arrivare, per alcune categorie, fino al loro raddoppio. Secondo i dati elaborati dalle associazioni dei consumatori, la TARES aumenterebbe la tassazione attuale per le famiglie del 15-20%, senza incrementi di produzione. Ciò significa un aumento notevole del peso fiscale sull’intero sistema Paese, che porterà ad una riduzione dei consumi con la conseguente lesione dei principi di equità e responsabilità. E’ pertanto necessario un adeguamento normativo che consenta di conciliare il principio di universalità, proprio dei servizi pubblici, con un sistema tariffario che permetta la differenziazione delle tariffe in base alla qualità e alla quantità dei rifiuti conferiti attraverso sistemi di rilevazione puntuale dei conferimenti attuati dai singoli utenti.
L’ANCI ha criticato la nuova tariffazione chiedendo una revisione e una rivisitazione del prelievo locale. Diverse associazioni ambientaliste, quali ad esempio Legambiente, hanno promosso una petizione “Chi inquina paga, chi produce meno rifiuti deve risparmiare”, chiedendo di rivedere il nuovo tributo sui rifiuti, predisponendo una tariffazione che sia calcolata solo sull’effettiva produzione dei rifiuti indifferenziati, permettendo così agli utenti più virtuosi di pagare meno.
Chiediamo pertanto al governo
Le Amministrazioni Comunali della Provincia di Pistoia e le Associazioni di Categoria dello stesso territorio esprimono forti preoccupazioni circa questa prospettiva, e intendono, con la presente lettera, sollevare all’attenzione delle istituzioni competenti le seguenti osservazioni, alla luce dei problemi che la TARES ha fin qui presentato.
L’art. 14 del Decreto-Legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge 214 del 2011, ha introdotto il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), in sostituzione della TARSU (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e della Tia (tariffa di igiene ambientale). La Tares doveva coprire i costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento ma anche i costi relativi ai servizi indivisibili dei Comuni. All’importo così determinato in base al comma 13 dell’articolo 14 si applicherà la maggiorazione di 0.30 euro per metro quadrato per i costi dei servizi indivisibili dei Comuni, che può essere aumentata, con deliberazione del consiglio comunale, fino a 0.40 euro, e che si sovrappone in parte alla voce “servizi indivisibili” già presente nell’IMU.
Il comma 9 dell’art. 14, inoltre, mette in relazione la TARES con l’unità di superficie dell’immobile, continuando pertanto ad essere calcolata prevalentemente sulla base della superficie e collegando in questo modo la tassa sui rifiuti non tanto alla quantità dei rifiuti prodotti, ma piuttosto ad un criterio di tipo patrimoniale. Il nuovo tributo ipotizzato ricalca per quanto noto questa impostazione. Invitiamo il Governo e il Legislatore a ripensare profondamente questa scelta per i seguenti motivi.
1. Quanto previsto dall’art. 14, comma 3, del Decreto-Legge n. 201 del 2011, “il tributo è dovuto da chiunque possieda, occupi, o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani” risulta in pieno contrasto con i principi della normativa ambientale promulgata dall’Unione europea, basata sul principio “chi inquina paga”. Consideriamo la scelta di ancorare la determinazione della nuova tariffa alla superficie, e non ai rifiuti prodotti, un allontanamento sbagliato da quanto ci richiede, giustamente, l’Unione Europea, e da quanto ci insegna l’esperienza degli ultimi anni di gestione dello smaltimento dei rifiuti.
L’Unione Europea, con la direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, chiede agli Stati membri di prevenire, riciclare e recuperare i materiali, ridurre l’impatto della produzione e della gestione dei rifiuti sull’ambiente e la salute, ridurre l’impatto complessivo dell’uso delle risorse e migliorarne l’efficacia promuovendo comportamenti virtuosi in questi settori. Chiediamo quindi una modifica che traduca in legge quanto già il Parlamento, durante la XVI Legislatura, aveva indicato. La Commissione permanente “Territorio, ambiente, beni ambientali” del Senato aveva infatti varato una Indagine conoscitiva sull’argomento, dalla quale emergeva chiaramente che il contenimento dei rifiuti e quindi dei costi si ottiene attraverso una capillare opera di informazione e di educazione finalizzata alla prevenzione della produzione dei rifiuti e attraverso una tariffazione puntuale che commisuri il costo del servizio alla quantità dei rifiuti prodotta da ciascun cittadino. La disposizione finale del Documento XVII, n. 19, del 13 gennaio 2013, indicava le seguenti prescrizioni:
“il ripensamento del nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), che desta forte preoccupazione in quanto basato su elementi meramente patrimoniali e non invece raccordato al quantitativo dei rifiuti prodotti e avviati a smaltimento e distorsivo del moderno ed efficiente meccanismo di tariffa correlata ad un servizio”;
“la proposta e la diffusione di modelli di raccolta che consentano di passare realmente ad un sistema a tariffa, commisurato a qualità e quantità dei rifiuti prodotti”.
Vi sono, infatti, già oggi, realtà virtuose che, attraverso questa forma di contenimento dei rifiuti, riescono a raggiungere una raccolta differenziata fino al 90%. Sono oltre 1300 i Comuni che attualmente gestiscono in tal modo il servizio, e il 25% di loro applica anche la tariffazione puntuale. Nel caso della TARES questa possibilità rimane inattuabile in quanto risulta in pieno contrasto con l’orientamento della giurisprudenza in materia.
2. Secondo dati elaborati dalle associazioni di categoria, la TARES comporterà per le attività produttive un aumento delle tariffe che può arrivare, per alcune categorie, fino al loro raddoppio. Secondo i dati elaborati dalle associazioni dei consumatori, la TARES aumenterebbe la tassazione attuale per le famiglie del 15-20%, senza incrementi di produzione. Ciò significa un aumento notevole del peso fiscale sull’intero sistema Paese, che porterà ad una riduzione dei consumi con la conseguente lesione dei principi di equità e responsabilità. E’ pertanto necessario un adeguamento normativo che consenta di conciliare il principio di universalità, proprio dei servizi pubblici, con un sistema tariffario che permetta la differenziazione delle tariffe in base alla qualità e alla quantità dei rifiuti conferiti attraverso sistemi di rilevazione puntuale dei conferimenti attuati dai singoli utenti.
L’ANCI ha criticato la nuova tariffazione chiedendo una revisione e una rivisitazione del prelievo locale. Diverse associazioni ambientaliste, quali ad esempio Legambiente, hanno promosso una petizione “Chi inquina paga, chi produce meno rifiuti deve risparmiare”, chiedendo di rivedere il nuovo tributo sui rifiuti, predisponendo una tariffazione che sia calcolata solo sull’effettiva produzione dei rifiuti indifferenziati, permettendo così agli utenti più virtuosi di pagare meno.
Chiediamo pertanto al governo
di adottare un adeguamento normativo in grado di conciliare il principio di universalità, proprio dei servizi pubblici, con un sistema tariffario basato sulla differenziazione delle tariffe, in base alla qualità e alla quantità dei rifiuti conferiti, attraverso sistemi di rilevazione puntuale dei conferimenti effettuati dai singoli utenti;
di attivarsi per l’eliminazione delle maggiorazioni di 0.30 centesimi di euro al metro quadrato, previste dall’art. 14, comma 13, del Decreto-Legge n. 201 del 2011, in quanto estremamente penalizzanti nei confronti di cittadini e imprese e non correlate in alcun modo all’esigenza di responsabilizzare i comportamenti individuali applicando criteri meritocratici;
di individuare un sistema premiante rivolto agli ambiti territoriali omogenei (ATO) che esprimano risultati significativi in termini di minore produzione ed elevata raccolta differenziata e recupero-riciclo dei rifiuti;
di attivarsi al fine di aggiornare i criteri e i coefficienti stabiliti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 158 del 1999 e superare i principi dello stesso decreto sulla base delle modifiche intervenute nel frattempo in materia di produzione e tipologia di rifiuti prodotti, tenendo conto degli aumenti esponenziali dei costi che vanno a gravare sulle attività produttive;
di tenere ben distinti il tributo relativo alla copertura dei costi del servizio di smaltimento rifiuti, con i correttivi sopra indicati, e eventuali altre imposizioni di natura patrimoniale per la copertura di servizi a carattere generale.
Fonte: Provincia di Pistoia
di attivarsi per l’eliminazione delle maggiorazioni di 0.30 centesimi di euro al metro quadrato, previste dall’art. 14, comma 13, del Decreto-Legge n. 201 del 2011, in quanto estremamente penalizzanti nei confronti di cittadini e imprese e non correlate in alcun modo all’esigenza di responsabilizzare i comportamenti individuali applicando criteri meritocratici;
di individuare un sistema premiante rivolto agli ambiti territoriali omogenei (ATO) che esprimano risultati significativi in termini di minore produzione ed elevata raccolta differenziata e recupero-riciclo dei rifiuti;
di attivarsi al fine di aggiornare i criteri e i coefficienti stabiliti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 158 del 1999 e superare i principi dello stesso decreto sulla base delle modifiche intervenute nel frattempo in materia di produzione e tipologia di rifiuti prodotti, tenendo conto degli aumenti esponenziali dei costi che vanno a gravare sulle attività produttive;
di tenere ben distinti il tributo relativo alla copertura dei costi del servizio di smaltimento rifiuti, con i correttivi sopra indicati, e eventuali altre imposizioni di natura patrimoniale per la copertura di servizi a carattere generale.
Fonte: Provincia di Pistoia
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