PISTOIA_ "Nella vicenda del Monte dei Pegni, chiuso a Pistoia e trasferito a Firenze, colpisce la dose di insensibilità dimostrata verso i più piccoli”. Così il vescovo di Pistoia, Mansueto Bianchi, sulla decisione presa dal gruppo bancario di cui fa parte la Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia in base alla quale il servizio prestato a Pistoia dal Monte viene chiuso e trasferito a Firenze.
“In via di Bure Vecchia – sottolinea mons. Bianchi, riferendosi alla sede pistoiese dell’antico servizio – alcune persone momentaneamente in difficoltà potevano ancora trovare uno strumento umile e quotidiano con una piccola speranza di essere aiutati a respirare. Chiudere il Monte perché l’azienda ci rimette non farà certo una piega con le ragioni di una astratta efficienza aziendalistica, ma fa certo a pugni con l’efficacia sostanziale e con l’obbligo di non creare ulteriori motivi di disagio per una fascia di popolazione già colpita dalla crisi”.
Da qui l’appello del vescovo Mansueto (“Mi rifiuto di pensare che la dirigenza dell’azienda non possa trovare soluzioni tecniche per mantenere aperto questo piccolo servizio: ripensare a decisioni prese non porterebbe a brutte figure ma rafforzerebbe la credibilità di un gruppo bancario davvero attento alle ragioni delle persone e delle comunità”). Un appello, quello di mons. Bianchi, unito alla disponibilità verso “ulteriori passi per favorire la soluzione”.Appena appresa la notizia, nei giorni scorsi era stato anche il direttore della Caritas diocesana, Marcello Suppressa, a prendere posizione critica sulla chiusura del Monte pistoiese. Anche in questo caso era stato chiesto un ripensamento (“Viene meno un antico servizio, utile soprattutto per le persone nelle fasce di maggiore disagio costrette a impegnare i propri beni, spesso ricordi di una vita, per avere in cambio piccole somme di denaro”). Anche Caritas si chiedeva se era proprio questo “nel pieno di una brutta crisi economica, il momento per chiudere il Monte, essendo fin troppo facile immaginare le difficoltà derivanti dalla chiusura”.
Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia
Da qui l’appello del vescovo Mansueto (“Mi rifiuto di pensare che la dirigenza dell’azienda non possa trovare soluzioni tecniche per mantenere aperto questo piccolo servizio: ripensare a decisioni prese non porterebbe a brutte figure ma rafforzerebbe la credibilità di un gruppo bancario davvero attento alle ragioni delle persone e delle comunità”). Un appello, quello di mons. Bianchi, unito alla disponibilità verso “ulteriori passi per favorire la soluzione”.Appena appresa la notizia, nei giorni scorsi era stato anche il direttore della Caritas diocesana, Marcello Suppressa, a prendere posizione critica sulla chiusura del Monte pistoiese. Anche in questo caso era stato chiesto un ripensamento (“Viene meno un antico servizio, utile soprattutto per le persone nelle fasce di maggiore disagio costrette a impegnare i propri beni, spesso ricordi di una vita, per avere in cambio piccole somme di denaro”). Anche Caritas si chiedeva se era proprio questo “nel pieno di una brutta crisi economica, il momento per chiudere il Monte, essendo fin troppo facile immaginare le difficoltà derivanti dalla chiusura”.
Fonte: Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Pistoia
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