QUARRATA_ In occasione del pomeriggio di studio sulla figura del musicologo professor Vinicio Gai tra i ricordi fatti dal gruppo di "amici" quarratini a chiusura della bella manifestazione l'ex consigliere comunale Massimo Niccolai è intervenuto con una "ricostruzione" personale del "personaggio" Gai.
"Ritengo - ci ha scritto Niccolai - che l'intervento fatto ed è un mio auspicio, possa sensibilizzare tutti quanti affinchè Quarrata, come comunità, divenga depositaria del suo insegnamento oltre che del suo ingente materiale".
H2O.
Un atomo di ossigeno, 2 atomi di idrogeno. Il primo un comburente, che
favorisce quindi la combustione; il secondo, l’idrogeno, un gas estremamente
infiammabile, persino detonante. Insieme però, acqua appunto, spengono il
fuoco. Sereni e tranquilli. Non è una lezione di chimica. E’ uno dei tanti
paradossi, così cari al professore Vinicio Gai, che ti buttava lì, quando meno
te lo aspettatavi.
Ossimori,
espedienti linguistici, usati mai, comunque, per metterti in difficoltà. Come
un bravo insegnante osservava la tua reazione. Sembrava volesse misurare la tua
capacità allo stupore, la tua inclinazione alla curiosità. Andiamo per gradi.
Voglio raccontare come l’ho conosciuto e soprattutto desidero riferire l’insegnamento
che ho ricavato da una cadenzata frequentazione.
Il
pomeriggio di un giorno imprecisato, credo del 1996 o 1997, si presenta nel negozio della mia azienda un
signore per chiedere assistenza per una stampante. Ero di spalle, davanti ad
una tastiera di un computer assorbito dal mio lavoro. Tuttavia fui attratto dal
modo e dalle parole con le quali si
rivolgeva a Veronica , la mia collaboratrice. “Ho una stampante che si è messa
a fare i capricci. Stampante mah ! participio presente. Non partecipa e al
presente si rifiuta di svolgere la funzione per cui l’ho comprata. Ho bisogno
che qualcuno venga a vederla possibilmente il sabato mattina, in via…. nel Chiuso, proprio accanto
all’abitazione di Vinicio Aiuti,” aggiunse.
Oltre al linguaggio desueto, fu
questa ultima precisa indicazione che mi destò curiosità. Più avanti capirete.
Mi voltai e di getto detti la mia disponibilità. Il sabato convenuto mi recai
presso il suo laboratorio. Già nel varcare il cancello ebbi la chiara
sensazione che quella mattina, mi stesse capitando qualcosa di straordinario. Camminando
lungo il vialetto ai miei occhi apparivano strumenti familiari per la mia
attività svolta in aeronautica anni prima: un pluviometro, una palina con
antenna radio, un anemometro con segnavento.
Massimo Niccolai |
Quando poi entrai nel laboratorio quello
che mi si presentò davanti, per numero e disposizione, mi immobilizzò
letteralmente. Il mio sguardo non poté fare altro che una scansione sommaria; un
gran d’angolo, un fermo immagine che mi
rapì. Uno stupore mai provato; non ricordo per quanto tempo sia rimasto
in quello stato. Credo di non aggiungere niente nel descrivere una esperienza
che certamente sarà capitato ad ognuno di voi nel varcare quella soglia.
Computer
sempre accessi per archiviare in tempo reale parametri meteorologici sia
esterni che interni, igrometri di varia tipologia, contenitori di vetro con
parti di violino, strumenti per pesare e misurare le torsioni del legno al
variare della temperatura e umidità, scaffali stracolmi di libri, manuali,
riviste scientifiche. Insomma Archimede
si sarebbe spaventato! Tuttavia tutto questo è niente al confronto del tesoro
che di li a poco avrei scoperto.
Una persona mite, gentile, affabile in
possesso di una cultura profonda, vera. Capace di cambiare registro a seconda
della persona con la quale interloquiva. Qualsiasi argomento poteva essere
trattato e approfondito da parte sua con
quella naturalezza e semplicità tipica delle persone che hanno dedicato la propria
esistenza allo studio: il sapere nel segno dell’essere e non dell’avere.
Su questo aspetto non mi dilungo oltre. Altri assai più preparati di me lo
hanno già fatto. Dico soltanto che da quel sabato, il sabato mattina, spesso
anche la domenica, è stato un appuntamento atteso e desiderato.
Non so definirla amicizia, ma sicuramente è
stata una frequentazione basata su una
profonda stima reciproca: per me senz’altro un onore. Il dialogo è
sempre stato formale con il “lei” , per intenderci. Da parte mia un obbligo, ma
da parte sua non lo ritenevo opportuno. Immancabilmente alla mia richiesta rispondeva
che per le mie conoscenze informatiche ero talmente fuori dalla sua portata
cognitiva e quindi irraggiungibile che il “lei” rappresentava la cifra di tale
distanza.
Confesso
che provavo compiacimento nel crederci….
Il
sabato, come dicevo, vuoi per il collegamento di un fonometro professionale al
computer, vuoi per un test e la taratura
di uno strumento di pesatura di precisione anch’esso collegato al computer, era divenuto di fatto, un appuntamento indifferibile;
confesso, non tanto per questo quanto
perché rappresentava invece il pretesto per
sentirlo discorrere ed approfondire qualsiasi tema proponessi. Una vera e
propria lezione e tutto questo con un
sottofondo di musica classica, La musica non mancava mai, un sistema audio era
lì con delle casse acustiche di notevole qualità ad indicare come la musica
rappresentasse completamente la sua esistenza. Quasi sempre capitava Carlo
Rossetti, altre volte anche la signora Laura Caiani. Mi sembrava allora di
essere alla Versiliana, per giunta senza pagare il biglietto.
Con
il tempo la confidenza aumentava….
I
quesiti posti si moltiplicavano in numero e complessità, ma avevano sempre una
conseguente, accurata e puntuale risposta. Se articolati si prendeva il tempo
necessario per documentarsi e anche per via e-mail, mi inviava la risposta.
Ricordo di averlo coinvolto proficuamente anche su alcune parti dello statuto del nostro Comune durante la sua
revisione. Mi sono emozionato quando lo vidi estrarre una cartellina da uno
scaffale di libri dove, all’interno della quale, conservava alcuni ritagli
della cronaca locale riguardanti certe mie esternazioni su significativi temi
della politica del territorio Comunale. Certamente mi sono sentito gratificato
ma ho compreso successivamente il ben più alto significato di quella azione.
Quella metodica abitudine comprendeva più spiegazioni. L’amore per la propria
città innanzi tutto, il sentirsi vivo e parte attiva della propria comunità e
la passione per la Politica sentita come necessaria attività di relazione
sociale.
Mentre lui conosceva le mie tendenze
politiche, io non ho mai chiesto delle sue. Le sue argomentazioni erano sempre
così elevate che non potevano essere ridotte e collocate in una parte.
Letteratura,
storia contemporanea, pittura, scultura, musica, politica, Che fortuna dicevo
fra me: basta chiedere e sono servito! Pensate che a volte, per fare bella
figura, mi preparavo su un argomento così il sabato avrei potuto proporlo e
conseguentemente dissertare alla pari. Ebbene, immancabilmente, anche nel caso
più positivo e favorevole, potevo arrivare al massimo ad un 6 meno meno di
incoraggiamento. Persino temi delicati
quali quello sulla esistenza dell’uomo venivano sempre affrontati con grande e
acuta ironica leggerezza. Sopportava a mala pena. così diceva, il pensionamento
dalla attività lavorativa, ma era assolutamente terrorizzato
per il pensionamento dei … neuroni.
Se qualcuno gli chiedeva l’età rispondeva
che purtroppo non era in grado di fornire una risposta sufficientemente precisa
perché essa stessa variava continuamente. Sulla età ricordo una interessante
discussione che per concludere vi ripropongo nella sua sintesi.
Se
noi qui in questo momento ci considerassimo una parte rappresentativa della
nostra comunità e definissimo l’età del più giovane come limite inferiore e
l’età del più anziano come limite superiore. Successivamente analizzando,
affinando il calcolo per fascia di età e numero arriveremo a definire con
precisione l’età media. Il risultato ottenuto rappresenterebbe l’età media solo
matematicamente; un numero pertanto, senza alcun significato per eventuali
considerazioni in ambito sociale.
L’età media significativa invece, dovrebbe comprendere
altri valori come la quota dell’esperienza individuale, il livello culturale di
ciascuno di noi; insomma l’insieme di
tutto ciò che è insito in ciascuno di noi. Capirete bene che uno come il
professore Vinicio Gai alzerebbe, se presente, l’EMS, l’età media
significativa, di questa assemblea.
In considerazione di ciò, il dovere di
ognuno in quanto parte di una comunità,
è quello di prodigarsi a ridurre tali differenze. In primo luogo è un dovere
per coloro che si occupano di Politica, per i genitori, e anche per gli insegnanti. Una comunità che
riesce a livellare le differenze culturali è una comunità vera e libera. Spazio
dunque e importanza al sapere, alla conoscenza, educare alla curiosità. Non
solo. Siamo a ricordare il professor Vinicio Gai. E’ giusto, ma, a mio parere, non
basta.
Quando fortunatamente capita fra di noi un talento, una personalità che
si distingue come il professor Vinicio Gai, non possiamo limitarci alla sola
commemorazione. Quando un albero dà
buoni frutti il contadino accorto conserva i semi dei suoi frutti per estenderne
la coltivazione. Così dovremmo fare noi, ma soprattutto devono coloro che
pro-tempore ricoprono il ruolo di rappresentanza della comunità. Persone come
Vinicio sono un dono prezioso e pertanto devono essere delineate a modello. Penso
per esempio alla istituzione di borse di studio per studenti.
Ciascuno di noi conserverà sicuramente
per la propria esperienza e vicinanza un soggettivo e personale ricordo. La
nostra individuale memoria, però, è ben poca cosa rispetto al valore della
memoria collettiva. La prima si spegne piano piano nei ricordi dei nostri familiari, la memoria
collettiva al contrario, rappresenta la cifra della civiltà di un popolo.
Massimo Niccolai
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