martedì 16 aprile 2013

"Ricordando il professor Vinicio Gai". Massimo Niccolai: "Quarrata, come comunità, deve diventare depositaria del suo insegnamento oltre che del suo ingente materiale".

 
QUARRATA_ In occasione del pomeriggio di studio sulla figura del musicologo professor Vinicio Gai tra i ricordi fatti dal gruppo di "amici" quarratini a chiusura della bella manifestazione l'ex consigliere comunale Massimo Niccolai è intervenuto con una "ricostruzione" personale del "personaggio" Gai.
"Ritengo - ci ha scritto Niccolai - che l'intervento fatto ed è un mio auspicio, possa sensibilizzare tutti quanti affinchè Quarrata, come comunità, divenga depositaria del suo insegnamento oltre che del suo ingente materiale".


H2O. Un atomo di ossigeno, 2 atomi di idrogeno. Il primo un comburente, che favorisce quindi la combustione; il secondo, l’idrogeno, un gas estremamente infiammabile, persino detonante. Insieme però, acqua appunto, spengono il fuoco. Sereni e tranquilli. Non è una lezione di chimica. E’ uno dei tanti paradossi, così cari al professore Vinicio Gai, che ti buttava lì, quando meno te lo aspettatavi.
Ossimori, espedienti linguistici, usati mai, comunque, per metterti in difficoltà. Come un bravo insegnante osservava la tua reazione. Sembrava volesse misurare la tua capacità allo stupore, la tua inclinazione alla curiosità. Andiamo per gradi. Voglio raccontare come l’ho conosciuto e soprattutto desidero riferire l’insegnamento che ho ricavato da una cadenzata frequentazione.
Il pomeriggio di un giorno imprecisato, credo del 1996 o 1997,  si presenta nel negozio della mia azienda un signore per chiedere assistenza per una stampante. Ero di spalle, davanti ad una tastiera di un computer assorbito dal mio lavoro. Tuttavia fui attratto dal modo e dalle parole  con le quali si rivolgeva a Veronica , la mia collaboratrice. “Ho una stampante che si è messa a fare i capricci. Stampante mah ! participio presente. Non partecipa e al presente si rifiuta di svolgere la funzione per cui l’ho comprata. Ho bisogno che qualcuno venga a vederla possibilmente il sabato mattina,  in via…. nel Chiuso, proprio accanto all’abitazione di Vinicio Aiuti,” aggiunse.
Oltre al linguaggio desueto, fu questa ultima precisa indicazione che mi destò curiosità. Più avanti capirete. Mi voltai e di getto detti la mia disponibilità. Il sabato convenuto mi recai presso il suo laboratorio. Già nel varcare il cancello ebbi la chiara sensazione che quella mattina, mi stesse capitando qualcosa di straordinario. Camminando lungo il vialetto ai miei occhi apparivano strumenti familiari per la mia attività svolta in aeronautica anni prima: un pluviometro, una palina con antenna radio, un anemometro con segnavento.
Massimo Niccolai

Quando poi entrai nel laboratorio quello che mi si presentò davanti, per numero e disposizione, mi immobilizzò letteralmente. Il mio sguardo non poté fare altro che una scansione sommaria; un gran d’angolo, un fermo immagine che mi  rapì. Uno stupore mai provato; non ricordo per quanto tempo sia rimasto in quello stato. Credo di non aggiungere niente nel descrivere una esperienza che certamente sarà capitato ad ognuno di voi nel varcare quella soglia.
Computer sempre accessi per archiviare in tempo reale parametri meteorologici sia esterni che interni, igrometri di varia tipologia, contenitori di vetro con parti di violino, strumenti per pesare e misurare le torsioni del legno al variare della temperatura e umidità, scaffali stracolmi di libri, manuali, riviste scientifiche.   Insomma Archimede si sarebbe spaventato! Tuttavia tutto questo è niente al confronto del tesoro che di li a poco avrei scoperto.
Una persona mite, gentile, affabile in possesso di una cultura profonda, vera. Capace di cambiare registro a seconda della persona con la quale interloquiva. Qualsiasi argomento poteva essere trattato e approfondito da parte sua con  quella naturalezza e semplicità tipica delle  persone che hanno dedicato la propria esistenza allo studio:  il sapere nel segno dell’essere e non dell’avere. Su questo aspetto non mi dilungo oltre. Altri assai più preparati di me lo hanno già fatto. Dico soltanto che da quel sabato, il sabato mattina,  spesso anche la domenica, è stato un appuntamento atteso e desiderato.  
Non so definirla amicizia, ma sicuramente è stata una frequentazione basata su una  profonda stima reciproca: per me senz’altro un onore. Il dialogo è sempre stato formale con il “lei” , per intenderci. Da parte mia un obbligo, ma da parte sua non lo ritenevo opportuno. Immancabilmente alla mia richiesta rispondeva che per le mie conoscenze informatiche ero talmente fuori dalla sua portata cognitiva e quindi irraggiungibile che  il “lei” rappresentava la cifra di tale distanza.
Confesso che provavo compiacimento nel crederci….
Il sabato, come dicevo, vuoi per il collegamento di un fonometro professionale al computer, vuoi per un test e la taratura  di uno strumento di pesatura di precisione anch’esso  collegato al computer, era divenuto  di fatto, un appuntamento indifferibile; confesso, non tanto per questo  quanto perché rappresentava  invece il pretesto per sentirlo discorrere ed approfondire qualsiasi tema proponessi. Una vera e propria lezione e  tutto questo con un sottofondo di musica classica, La musica non mancava mai, un sistema audio era lì con delle casse acustiche di notevole qualità ad indicare come la musica rappresentasse completamente la sua esistenza. Quasi sempre capitava Carlo Rossetti, altre volte anche la signora Laura Caiani. Mi sembrava allora di essere alla Versiliana, per giunta senza pagare il biglietto.
Con il tempo la confidenza aumentava….
I quesiti posti si moltiplicavano in numero e complessità, ma avevano sempre una conseguente, accurata e puntuale risposta. Se articolati si prendeva il tempo necessario per documentarsi e anche per via e-mail, mi inviava la risposta.
Ricordo di averlo coinvolto proficuamente anche su alcune parti  dello statuto del nostro Comune durante la sua revisione. Mi sono emozionato quando lo vidi estrarre una cartellina da uno scaffale di libri dove, all’interno della quale, conservava alcuni ritagli della cronaca locale riguardanti certe mie esternazioni su significativi temi della politica del territorio Comunale. Certamente mi sono sentito gratificato ma ho compreso successivamente il ben più alto significato di quella azione. Quella metodica abitudine comprendeva più spiegazioni. L’amore per la propria città innanzi tutto, il sentirsi vivo e parte attiva della propria comunità e la passione per la Politica sentita come necessaria attività di relazione sociale.
Mentre lui conosceva le mie tendenze politiche, io non ho mai chiesto delle sue. Le sue argomentazioni erano sempre così elevate che non potevano essere ridotte e collocate in una parte.
Letteratura, storia contemporanea, pittura, scultura, musica, politica, Che fortuna dicevo fra me: basta chiedere e sono servito! Pensate che a volte, per fare bella figura, mi preparavo su un argomento così il sabato avrei potuto proporlo e conseguentemente dissertare alla pari. Ebbene, immancabilmente, anche nel caso più positivo e favorevole, potevo arrivare al massimo ad un 6 meno meno di incoraggiamento. Persino  temi delicati quali quello sulla esistenza dell’uomo venivano sempre affrontati con grande e acuta ironica leggerezza. Sopportava a mala pena. così diceva, il pensionamento dalla attività lavorativa, ma era assolutamente terrorizzato per il pensionamento dei … neuroni.
Se qualcuno gli chiedeva l’età rispondeva che purtroppo non era in grado di fornire una risposta sufficientemente precisa perché essa stessa variava continuamente. Sulla età ricordo una interessante discussione che per concludere vi ripropongo nella sua sintesi.
Se noi qui in questo momento ci considerassimo una parte rappresentativa della nostra comunità e definissimo l’età del più giovane come limite inferiore e l’età del più anziano come limite superiore. Successivamente analizzando, affinando il calcolo per fascia di età e numero arriveremo a definire con precisione l’età media. Il risultato ottenuto rappresenterebbe l’età media solo matematicamente; un numero pertanto, senza alcun significato per eventuali considerazioni in ambito sociale.
 L’età media significativa invece, dovrebbe comprendere altri valori come la quota dell’esperienza individuale, il livello culturale di ciascuno di noi; insomma  l’insieme di tutto ciò che è insito in ciascuno di noi. Capirete bene che uno come il professore Vinicio Gai alzerebbe, se presente, l’EMS, l’età media significativa, di questa assemblea.
In considerazione di ciò, il dovere di ognuno in quanto parte di  una comunità, è quello di prodigarsi a ridurre tali differenze. In primo luogo è un dovere per coloro che si occupano di Politica, per i genitori,  e anche per gli insegnanti. Una comunità che riesce a livellare le differenze culturali è una comunità vera e libera. Spazio dunque e importanza al sapere, alla conoscenza, educare alla curiosità. Non solo. Siamo a ricordare il professor Vinicio Gai. E’ giusto, ma, a mio parere, non basta.
Quando fortunatamente capita fra di noi un talento, una personalità che si distingue come il professor Vinicio Gai, non possiamo limitarci alla sola commemorazione. Quando un albero  dà buoni frutti il contadino accorto conserva i semi dei suoi frutti per estenderne la coltivazione. Così dovremmo fare noi, ma soprattutto devono coloro che pro-tempore ricoprono il ruolo di rappresentanza della comunità. Persone come Vinicio sono un dono prezioso e pertanto devono essere delineate a modello. Penso per esempio alla istituzione di borse di studio per studenti.
Ciascuno di noi conserverà sicuramente per la propria esperienza e vicinanza un soggettivo e personale ricordo. La nostra individuale memoria, però, è ben poca cosa rispetto al valore della memoria collettiva. La prima si spegne piano piano  nei ricordi dei nostri familiari, la memoria collettiva al contrario, rappresenta la cifra della civiltà di un popolo.  
 
Massimo Niccolai

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