domenica 21 aprile 2013

Un parco giochi in ricordo di Martin Richard, morto nell'attentato di Boston. La proposta dell'associazione Culturidea ai Comuni: "E' un martire della violenza, cecità, crudeltà e violenza di chi non ha mai imparato o avuto la possibilità di imparare ad amare la vita".



PISTOIA_ L’associazione Culturidea di Pistoia ha lanciato la proposta di intitolare un “Parco giochi o spazio giochi” a Martin Richard, il bimbo di otto anni barbaramente trucidato nell’attentato della Maratona di Boston.
Intanto la lettera – spiega il presidente Riccardo Fagiolisarà procollata a Pistoia ma è nostra intenzione allargare la proposta anche agli altri comuni della provincia a partire da Serravalle Pistoiese e Massa e Cozzile. Personalmente sono convinto che in questo periodo di smarrimento generale sia necessario stringerci idealmente ai valori più forti , veri e condivisi del nostro convivere umano”.
Ecco di seguito la lettera:
Alla cortese attenzione del Sindaco, Giunta Comunale, Presidente Consiglio e Gruppi Consiliari.

Oggetto: proposta di intitolare “parco giochi o spazio giochi” a Martin Richard il bimbo di otto anni barbaramente trucidato nell’attentato di Boston
Carissimi,

dopo l’attentato alle Torri Gemelle tutta la civiltà occidentale, altresì definita euro-americana, si percepì nel proprio intimo come civiltà attaccata, ferita, unita dal dolore, solidarietà.
In questi giorni, dopo l’episodio della Maratona di Boston, ci sentiamo tutti genitori, fratelli, nonni, amici, zii di Martin Richard.
L’immagine di questo bimbo che è passata sui mass media, la fotografia di un ragazzino con un cartello in mano, sicuramente scritto di propria penna, che inneggia alla pace è oggi patrimonio di una umanità che vuol sentirsi civile e si riconosce nei valori della tolleranza e della mitezza.
L’essere miti, il non urlare, prevaricare, farsi largo nella società brandendo la spada dell’egoismo, sono valori da testimoniare, ribadire, trasmettere e consolidare con sempre maggiore costanza e determinazione.
Ecco che le nostre città lo possono e lo devono fare ricordando questo bambino americano che con la sua tragica scomparsa è diventato un membro della nostra famiglia.
Martin Richard è un nostro congiunto che non è più tra noi, ma che noi abbiamo il dovere di ricordare con una targa, con un’opera d’arte.
Io sono certo che ciascuno di noi, alla notizia trasmessa alla radio “morto bambino che attendeva l’arrivo del padre al traguardo” ha ricordato un episodio della propria vita in cui è capitato di attendere un proprio genitore con ansia e affetto misti assieme.
Ecco, ricordiamo Martin Richard, ricordiamo l’affetto che lega le persone, ricordiamo un bambino e la sua ansia ed affetto, abbracciamo idealmente tutta la comunità di Boston e la famiglia di questo ragazzo intitolando un parco giochi, un’area giochi cittadina alla memoria di questo martire della violenza, cecità, crudeltà e violenza di chi non ha mai imparato o avuto la possibilità di imparare ad amare la vita.
 
Certo di una celere e positiva risposta, invio cordiali saluti.

Il Presidente
(prof. Riccardo Fagioli)

   

9 commenti:

Anonimo ha detto...

No, non ci sto a questa iniziativa! Quanti bambini anche in altre parti del mondo sono morti, stuprati e violentati nell'anima???? Nessuno ha letto della notizia di quella bambina in India che a 5 anni è stata stuprata fino a farla morire??? O di quei bambini che ogni giorno vengono mutilati ed uccisi dopo che hanno visto morire i loro genitori con un colpo alla testa come in Siria, Iraq ed Afganistan???? Martin è stato più... "fortunato" solo perché è accaduto in USA e con i mass media che hanno martellato ogni giorno i TG.

pfortunati@gmail.com ha detto...

Solo in anonimo si può odiare così tanto.
Paola Fortunati

andrea balli ha detto...

....c'è un commento anonimo agghiacciante. Si tratta del commento di una persona che quando si cerca di reagire ad una tragedia con un atto di solidarietà umana universale non sa fare altro che evocare una tragedia più grande. Questa è la logica per cui non sarebbe sensato ricordare i martiri di piazza Tien a Men (spero di averlo scritto giusto) perchè c'è stato l'Olocausto o ci sono state le "purghe staliniane" o i 49milioni di morti di Mao Tze Tung, questa è la logica di chi è consapevole della propria pochezza e non ha il coraggio di firmarsi neppure

Riccardo Fagioli

anna ciervo ha detto...

Eventi che uniscono uomini e donne di ogni paese , senza distizioni alcune ,come la maratona di Boston , vengono macchiati da atti indegni di violenza separatrice.Martin Richard potra' essere ricordato come il bambino vittima di chi distrugge e costruisce odio, violenza ,separazione dei popoli. Martin è , potra' diventare, con questa iniziativa,il bambino che costruisce il ponte che unisce le persone che credono negli uomini come primo , grande valore e non alle appartenenze di qualsiasi natura esse siano. La persona sopra ogni cosa..

Anonimo ha detto...

E' bene insegnare a quell'anonimo che la commemorazione delle vittime non è per fare un "favore" a loro, ma per tenere presente e a memoria futura gli errori e gli orrori che vengono commessi dall'uomo, sperando che non si ripetano. Il fatto che sia degli USA non conta, magari conta che abbia avuto molto risalto e così ha raggiunto più persone (almeno quelle sensibili!!!) così da poter essere più impresso nella mente, trattandosi oltretutto semplicemente di un bambino e non di un "bambino-americano".
Le persone come quell'anonimo dovrebbero passare più tempo di fronte a monumenti come questo a cercare di impararne almeno il significato.

lorenzo baldi

Anonimo ha detto...

La pochezza è di chi si ferma alle apparenze e trae tutte le conclusioni da ideologie preconfezionate... Perché non pensare a TUTTE le Creature vittime di violenze?? Ed è lapalissiano che queste iniziative rimangano a futura memoria!!
Spiace la cecità di chi si ferma alle prime impressioni senza nemmeno provare a riflettere il perché di questi messaggi.

Anonimo ha detto...

Dal contenuto di quest'ultimo commento pare che l'Anonimo abbia colpito di nuovo arrampicandosi sugli specchi per correggere quanto affermato prima.
Chi ha detto "non ci sto a questa iniziativa!"???
O dobbiamo intenderla come "apparenza"!
Posso capire che le frasi dette a voce posso fraintendersi, ma quelle scritte, prima di pubblicarle, è bene rileggerle.
lorenzo

Anonimo ha detto...

Pubblicare in forma "anonima" un commento denota vigliaccheria.Che almeno la gente metta la faccia nel dire ciò che oenbsa. Purtroppo ciò accade.A mio avviso non dovrebbe essere postato niente se arriva in forma anonima, così come le denunce.Stessa zuppa.
L'anonimato renbde sicuri di non essere , poi, bersaglio altrui ma rende anche tristemente falliti nel grande compito che tutti asbbiamo, quelli di poter esprimere in libertà la nostra opinione, il nostro pensiero.
Sulla proposta in oggetto persdonalmente ho esdpressdo il mio parer sul mio profilo FB, mettendoci quindi la facca, come sempre ho fatto da quanto sono venuta al monsdo. senza paura.Di cosa?quando si esprime il proprio pensiero non si deve mai avere paura nè tanto meno quando si ha la coscienza a posto.
Il progetto è degno di nota ed è di alta sensibilità.Cio' che ho detto e ripeto è che purtroppo esistono migliaia di bambini vittime anche di cose più atroci. Avrebbero uguale diritto.Quindi perchè non creare uno spazio a nome di TUTTI questi bambini? si rischia di strumentalizzare una cosa così bella e non sarebbe corretto. Nel nome di chi viene massacrato, anche, ogni giorno.
Concordo, comunquer, che la sensibilità che traspare da questas proposta è notevoile e degna di rispetto.
Antonella Gramigna

Anonimo ha detto...

L'odio, la pochezza ed il rancore accecano e le vie cittadine che ricordano gli eroi del risorgimento, della storia, dell'umanità e della resistenza in questo orizzonte dovrebbero essere tutte anonime. che tristezza e quanti errori!! Le nostre vie, le piazze i monumenti portano un nome ed un cognome perchè in quel nome e cognome si custodisce un CONCETTO ALTO DI UMANITà CONDIVISA, so che è arduo da comprendere, ma chi non capisce potrebbe almeno avere la decenza di tacere, ma si vede che non riesce.

Riccardo Fagioli (da Facebook)